The Jews of Palestine … were dancing because they were about to realize what was one of the most remarkable and inspiring achievements in human history: A people which had been exiled from its homeland two thousand years before, which had endured countless pogroms, expulsions, and persecutions, but which had refused to relinquish its identity—which had, on the contrary, substantially strengthened that identity; a people which only a few years before had been the victim of mankind’s largest single act of mass murder, killing a third of the world’s Jews, that people was returning home as sovereign citizens in their own independent state.”
Oren, Michael B. “Ben-Gurion and the Return to Jewish Power.” New Essays on Zionism. Ed. Hazony, et al. Jerusalem: Shalem Press, 2006
Sessantanove anni e vedersi ringiovanire di giorno in giorno, dopo che più di tremila anni di storia non hanno scalfito la sua natura sacra, prodigiosa e unica al mondo. Israele non nasce nel 1948 ma molto prima, nel cuore della popolazione ebraica che per centinaia di anni ha provato a difenderne le mura e le fondamenta dalla guerra e dalla sottomissione. Forse il più grande rammarico della nostra gente è non aver potuto proteggere il sacro tempio, nel cui muro occidentale possiamo ammirare tutta la bellezza e l’antichità della nostra presenza.
Un altro grande rammarico è pensare alla nascita di uno Stato Ebraico come ad una conseguenza causata dall’infamia dell’Olocausto, un’immagine che in parte sembra privarci (agli occhi del mondo) di quella forza di volontà che ci avrebbe dovuto far desiderare una terra nostra, a prescindere dall’evoluzione delle condizioni di vita a cui l’Europa ci ha sottoposti.
Quello che stiamo festeggiando oggi, però, non ha a che fare con rimorsi e rimpianti. Dal momento in cui Ben Gurion ha proclamato la nascita dello stato di Israele, nessuna di queste parole ha mai occupato uno spazio nel cuore degli ebrei, né degli israeliani. L’unica nazione al mondo ad aver vinto ogni singola guerra combattuta sul proprio suolo, contro eserciti decine di volte più imponenti ed alleanze composte da ogni paese vicino. L’unica, ad aver chiuso il ventesimo secolo con più alberi coltivati che abbattuti e l’unica a fronteggiare, a suon di invenzioni e progressi nell’Hi-Tech e nella medicina, un movimento di boicottaggio legato solo ed esclusivamente a contestare l’esistenza del Paese.
Israele ha collezionato una serie di vittorie non solo militari, ma anche economiche, etiche, religiose, morali, politiche, sociali e storiche. La forza di combattere ancora oggi contro chi inneggia alla sua distruzione è la prova lampante che la sua sopravvivenza è strettamente legata alla forza interiore della sua gente e dei suoi soldati che ne difendono ogni giorno l’onore, la libertà e l’indipendenza.
Tanti auguri alla giovane guerriera più valorosa e tenace del mondo, la nostra meravigliosa terra: Israele.