Interviste

Veti ideologici: Intervista a Emanuel Segre Amar

Da molti anni Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sionistico Piemontese, ed ex vicepresidente della Comunità Ebraica di Torino, si occupa attivamente di Israele sotto il profilo storico e politico. L’Informale ha voluto sentire la sua voce in merito al rifiuto del governo italiano di confermare la nomina dell’Ambasciatore designato da Israele.

Nel tuo ultimo viaggio in Israele, dove hai incontrato e intervistato per L’Informale, Amir Avivi e Mordechai Kedar, hai anche incontrato Benny Kashriel, sindaco di Ma’ale Adumim, poi però l’intervista con Kashriel non hai voluto pubblicarla. Ci vuoi spiegare perché poi decidesti di non pubblicarla?

La notizia, divenuta di pubblico dominio negli ultimi giorni, era già nota nel mese di dicembre, quando mi recai in Israele, ma c’era ancora la speranza che almeno il Presidente Herzog riuscisse a convincere il Presidente Mattarella a concedere le credenziali a Kashriel; purtroppo la conversazione telefonica tra i due presidenti, che all’epoca era già stata programmata, non ha sortito alcun effetto. È un peccato perché Kashriel aveva dimostrato di essere non soltanto un ottimo amministratore della cosa pubblica, chiunque si rechi a Ma’ale Adummim non può che restare meravigliato da come si presenta oggi questa città di oltre 40000 abitanti, ma anche un grande conoscitore del mondo palestinese; si deve infatti considerare che, prima del 7 ottobre, 8000 lavoratori arabo-palestinesi lavoravano regolarmente a Ma’ale Adummim. Non era la prima volta che incontravo Kashriel; ci eravamo infatti conosciuti in agosto quando aveva saputo di essere stato scelto come futuro Ambasciatore in Italia, e per tale ragione egli aveva rinunciato a ripresentarsi nelle elezioni amministrative che avrebbero dovuto svolgersi in ottobre, poi rinviate a febbraio a causa della guerra. Nei nostri incontri mi aveva posto numerose domande sul nostro Paese, sulla realtà ebraica italiana e sull’associazionismo filo-israeliano, tutti argomenti che aveva poi ulteriormente approfondito venendo privatamente in Italia prima della fine del 2023. Fin dal nostro primo incontro ho pubblicato dei post nel mio profilo FB nei quali parlavo di lui, ma, da dicembre, ho preferito non più interferire in quella che era già diventata una scabrosa questione tra due Stati amici.

Benny Kashriel era stato designato dal governo in carica come ambasciatore qui in Italia, ma il governo italiano ha respinto la nomina di un candidato che è sindaco di un insediamento e anche membro del Yesha Council, una organizzazione che si batte per i diritti dei cosiddetti coloni in Cisgiordania. Quali sono le tue considerazioni su questa vicenda?

Tu li definisci giustamente i “cosiddetti coloni”, e Kashriel è presentato in Italia, addirittura, come il “capo dei coloni”. In questi anni ne ho conosciuti tanti, e tra questi anche alcuni “capi”, e devo dire che, se almeno quelli da me incontrati a Hebron, in Giudea e in Samaria, sono ben differenti da come vengono spesso presentati in Occidente, i “coloni” di Ma’ale Adummim sono comunque differenti da tutti gli altri che ho conosciuto. La città è abitata, in grande maggioranza, da funzionari pubblici che l’hanno scelta come propria residenza anche perché è vicina a Gerusalemme ma ha un costo della vita inferiore (e la vita in Israele non è facile per molti). E che dire poi dei politici di sinistra che abitano proprio a Ma’ale Adummim? Sono anche loro classificabili come estremisti messianici e violenti?

Ai primi di febbraio, l’Amministrazione Biden ha sanzionato quattro coloni in Cisgiordania ritenuti responsabili di, cito testualmente, “violenza intollerabile” nei confronti di arabi palestinesi residenti nella zona. Il dispositivo sanzionatorio recita inoltre: «La situazione in Cisgiordania, con livelli particolarmente elevati di violenza da parte dei coloni estremisti, sfollamenti forzati di persone e distruzione di proprietà, ha raggiunto livelli intollerabili e costituisce una seria minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità della Cisgiordania e di Gaza, di Israele e di tutto il Medio Oriente”. Quale è la tua opinione in merito?

Sempre più Israele sembra essere, per l’Amministrazione Biden, il 52esimo stato, come è evidente con le continue interferenze che si osservano anche nelle questioni interne dello stato. E queste sanzioni, che ne sono una ulteriore dimostrazione, hanno comportato ulteriori disagi a quattro cittadini israeliani che si sono visti bloccare i conti bancari, privati e professionali, dalle banche israeliane costrette a prendere tale misura per non essere a loro volta sanzionate dalla banca centrale USA. Ma va anche detto che, esattamente come lo Stato di Israele ha combattuto tante guerre, tutte difensive, così vale per i coloni: semplicemente devono proteggersi con le armi dalle frequenti incursioni dei vicini arabi. Ma tutti dimenticano che Israele è uno Stato di Diritto, e, se nessun tribunale israeliano ha mai messo sotto accusa questi quattro suoi cittadini, a differenza di quelli che commettono reati nei confronti dei palestinesi, viene da domandarsi come gli USA possano accusarli per crimini commessi in Israele e non negli USA o a danno di cittadini americani.

Non voglio fare della dietrologia, ma ritieni che il non gradimento di Kashriel da parte del governo italiano sia stato in qualche modo condizionato dalla prevenzione nei suoi confronti da una parte del mondo ebraico italiano? Ricordiamo tutti le polemiche e la vera e propria contestazione che suscitò anni fa l’ipotesi che Fiamma Nirenstein avrebbe potuto diventare ambasciatrice.

Non credo che si tratti di fare dietrologia; ricorderai che già all’inizio dell’anno discutevo proprio con te delle voci che circolavano circa un intervento della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che sarebbe stata contraria alla venuta in Italia, come Ambasciatore, di Benny Kashriel, “colpevole” di essere da 30 anni il sindaco di una città considerata colonia solo perché Ma’ale Adummim si trova subito oltre la linea verde, che, ritengo opportuno qui ricordare, è la linea di cessate il fuoco della guerra di indipendenza del 1948/49, e non un inesistente confine del 1967, come si dice sovente. All’epoca volli anche interrogare amici israeliani che conoscono la famiglia Di Segni residente in Israele, e appresi così che almeno due dei suoi figli abiterebbero tuttora oltre la linea verde, e sarebbero quindi essi stessi dei “coloni”. Quando poi, venerdì 8 marzo, sul Corriere lessi che “la Comunità ebraica italiana aveva espresso delle perplessità” sulla nomina di questo Ambasciatore, che, per il giornalista Galluzzo è “una figura giudicata controversa dall’Italia ben prima del 7 ottobre”, giudicai che solo a Noemi Di Segni potesse riferirsi Galluzzo parlando di “Comunità ebraica italiana” al singolare e non al plurale, come spiegai, ma mi fu risposto che “non ne sapeva niente e che non smentisce chiacchiere altrui”. Può un articolo del Corriere essere declassato al livello di “chiacchiere altrui”? A questo punto va però detto che i coloni non sono malvisti soltanto in UCEI, attualmente gestita dalla sinistra ebraica, ma anche da molti funzionari del Ministero degli Esteri israeliano; e, come mi è stato riferito da chi conosce bene quell’Ente, è plausibile che, anche per qualche funzionario, sia stato molto facile intervenire presso un amico di stanza a Palazzo Chigi. Resta il fatto che un simile affronto Israele lo subì solo dal Brasile, circa 8 anni fa. Al contrario, nel 2001 il governo guidato da Sharon, con Ministro degli Esteri Peres, nominò come ambasciatore in Danimarca Karmi Gillon che ricevette un rifiuto; Sharon e Peres non mollarono e Gillon giunse comunque a Copenaghen dove, dopo alcuni mesi, ricevette infine le credenziali. Per quanto concerne la polemica che vi fu attorno al nome di Fiamma Nirenstein, la situazione nel 2019 era ben diversa perché allora Fiamma era una possibile candidata alla nomina di Ambasciatrice, mentre Kashriel era già stato nominato dal Ministero e poi confermato dalla Knesset.

Da lungo tempo, qui su L’Informale, spieghiamo ai nostri lettori che la presunta illegalità degli insediamenti in Cisgiordania si basa interamente su una interpretazione politica e che, dal punto di vista del diritto internazionale, non ha alcun fondamento. Cosa hai da dire in proposito?

Come dici tu, i lettori de L’Informale sono già bene informati dai sempre ottimi articoli di David Elber sulla realtà legale riguardante gli insediamenti. Il discorso purtroppo si allarga se si ragiona su come questo odio si sia generalizzato, tramite i media, in un’ampia parte di popolazione che non ha modo di approfondire l’argomento, ma che sempre finisce per parlarne. Buona parte di colpa va fatta ricadere anche su quegli ebrei che affermano che, una volta tolti di mezzo i “coloni”, sarà possibile arrivare alla pace. E non sono solo Moni Ovadia e Gad Lerner a sostenerlo. Mi viene, quindi, da riflettere sulle similitudini tra questo appiattimento sul pensiero dominante, con l’adesione, pressoché maggioritaria, degli ebrei italiani dell’800 all’assimilazionismo, che poi avrebbe condotto all’antisemitismo; come non fu così dissimile l’adesione, quasi totale, degli ebrei, al fascismo. E sappiamo bene, oggi, quali disastri questi sentimenti hanno causato agli ebrei come ai non ebrei. Se il Diritto viene messo da parte per un conformistico “ma così dicono tutti”, come sostengono persino alcuni rinomati “storici”, se si rifiuta l’approfondimento, ma si ragiona col politically correct, temo che noi ebrei, con tutto l’Occidente, ne pagheremo presto, nuovamente, le conseguenze.

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