Elementi di propaganda

Trito canovaccio

Il decino di credibilità di una organizzazione come Amnesty International, dura inarrestabile da anni https://www.linformale.eu/il-libello-del-sangue-di-amnesty-international/ e non mostra neanche lontanamente di volersi fermare, come attesta il  suo recente report, per altro contestato dalla sua stessa filiale israeliana, secondo cui Israele starebbe perpetrando a Gaza un genocidio.

Ormai, l’accusa di genocidio è diventata una boutade, e riesce difficile capire come, dopo più di un anno, le genocide forze israeliane, con i mezzi di cui pur dispongono, non siano state in grado di eliminare nemmeno l’un per cento della popolazione della Striscia, (approssimativamente tra i due milioni e duecento mila abitanti), nulla a che vedere con la efficacissima macchina nazista, e ai nazisti, si sa, gli israeliani vengono paragonati dai loro demonizzatori dalla fine degli anni Sessanta.

Quando questa guerra sarà finita e la spessa coltre della propaganda contro Israele si sarà dissolta, i fatti appariranno nella loro evidenza, come accadde nel 2008 dopo l’Operazione Piombo Fuso a Gaza, quando, come da copione, Israele venne accusato di crimini contro l’umanità, venne istituita all’ONU (e dove, se no?), una apposita commissione che alla fine dei suoi lavori condannò lo Stato ebraico per crimini di guerra, per poi essere ricusata clamorosamente qualche anno dopo, dallo stesso giudice che l’aveva presieduta, o come era accaduto precedentemente con “l’assedio di Jenin” nel 2002, quando i soldati israeliani vennero accusati di avere ucciso migliaia di civili e i numeri veri rivelarono che si era trattato di non più di cinquanta morti.

Attendiamo fiduciosi.

Da anni Amnesty International confeziona requisitorie contro Israele fondate su dati forniti in loco da ONG di estrema sinistra finanziate da governi stranieri o da testimoni collusi con l’Autorità Palestinese, https://www.linformale.eu/la-esibita-parzialita-di-amnesty-international/.

Terzomondismo e antioccidentalismo sono i suoi traini ideologici principali. Tenendo alti i loro stendardi,  un paese come Israele, visto come avamposto americano e imperialista in Medio Oriente, secondo la vulgata confezionata a Mosca e sempre attuale, ha un posto fisso nel banco degli imputati.

Non c’è da preoccuparsi troppo, fa tutto parte dell’offensiva propagandistica contro lo Stato ebraico iniziata subito dopo il 7 ottobre, e che ha mobilitato come mai prima d’ora, piazze, media, istituzioni sovranazionali, chiese, tribunali, il mondo glamour degli attori e dei registi “impegnati” e quello degli artisti e degli intellettuali più accorati per la difesa dei dirittti umani selettivamente scelti.

Non c’è da preoccuparsi nel senso che alla fine, Israele, come sta facendo, e come si impegnerà a fare con ancora più lena dopo la vittoria di Donald Trump, sta vincendo questa guerra. Ha rotto l’anello di fuoco iraniano, colpendo Hezbollah gravemente e riducendo Hamas al fantasma di se stesso, mettendo l’Iran sul chi vive e contribuendo a fare crollare il suo argine siriano.

Non siamo ancora all’epilogo, ma i risultati iniziano a palesarsi chiari. Un antico proverbio arabo recita, “I cani abbaiano, la carovana prosegue il suo tragitto”.

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