In quella delicatissima polveriera che è la Libia del dopo Gheddafi basta una piccola scintilla per scatenare un indomabile incendio. L’ultima faida tra due tribù nemiche e armate fino ai denti potrebbe infatti essere stata generata da un banale incidente: il dispetto di un primate.
Secondo le testimonianze sarebbe stata infatti una scimmia, probabilmente ignara delle delicate dinamiche tribali, a dare il via ad una vera e propria guerriglia civile a causa di un semplice gesto incauto poi usato come pretesto: il primate dispettoso avrebbe infatti strappato il velo ad una donna appartenente alla tribù Awlad Suleiman, che è stata immediatamente difesa e vendicata.
La scimmia sarebbe della tribù rivale Gaddadfa. Difficile pensare che sia stata addestrata per sfidare i nemici, considerando la predisposizione ai dispetti delle scimmie. Ma la tribù Awlad Suleiman non ha voluto sentire ragioni e ha ucciso tre persone della tribù nemica, per vendetta.
Ne è nata una vera e propria guerra civile che sta durando da tre giorni e sembra ancora lontana dal placarsi. Il bilancio è già tragico: 21 vittime e circa 60 feriti, tra cui donne e bambini.
Teatro della guerriglia è la città di Sabha, nella Libia meridionale, una delle più colpite dalle faide tra tribù rivali.
Uno dei testimoni ha confermato alla Reuters l’intensificarsi dell’utilizzo di “Carri armati, mortai e artiglieria pesante nel secondo e terzo giorno di scontri”. Attualmente, i conflitti stanno ancora continuando e “La vita si è completamente spenta nelle zone degli scontri”.
L’episodio della scimmia è stato raccontato da alcuni testimoni agli organi di informazione locali, ma non è ancora stato possibile avere una conferma dalle autorità.
Quel che è certo è che nell’area di Sabha, che si trova a oltre 600 chilometri a sud di Tripoli, la situazione è davvero difficile. Le due tribù che si stanno scontrando in questi giorni, Gaddadfa e Awlad Suleiman, sono proprio le più potenti e meglio armate dell’intera regione.
A nulla sono serviti i tentativi di instaurare una tregua, almeno per recuperare feriti e cadaveri. Nel Sabha Medical Centre sono stati per ora sistemati i cadaveri di 16 persone. Lo stesso ospedale sta curando circa 50 feriti. «Tra i feriti ci sono donne e bambini oltre ad alcuni stranieri provenienti dai paesi sub-sahariani arrivati a causa dei bombardamenti indiscriminati nei loro territori» ha riferito al giornale The Guardian un portavoce dell’ospedale.