Cielo e mare della città e sentimento sionista di Giorgio Ascarelli, il fondatore. Memoria dell’insigne ebreo sportivo.
Nei giorni della gloria vittoriosa del calcio Napoli, si deve sapere che in principio c’è stato un audace pioniere sportivo, l’ebreo Giorgio Ascarelli.
Napoli torna a manifestare il suo orgoglio per la storica vittoria della sua squadra. In modo molto napoletano, naturalmente. In un’eco mediatica mondiale. E’ il trionfo dell’imprenditorialità del presidente De Laurentiis, all’eccellenza dell’allenatore Spalletti e di un formidabile gioco di squadra, superiore a quello della squadra dominata dal genio di Maradona. Se questo evento, insieme al livello elevato delle performances del Teatro San Carlo, e ad alcune eccellenze imprenditoriali e artigianali, fosse il tessuto medio della vita cittadina, Napoli vivrebbe un luminoso rinascimento. Non è così, restano tutti i vizi, i mali, le gabbie strutturali. Ma la strepitosa vittoria è in tutta evidenza, e l’esultanza popolare naturale e legittima.
Una buona occasione per rivolgere una grata memoria a un lungimirante, generoso, spavaldo imprenditore ebreo, Giorgio Ascarelli (1894-1933), l’ardimentoso iniziatore del Calcio Napoli. Giorgio nasce a Napoli dal secondo matrimonio di Salomone Pacifico Ascarelli con Bice Foà, entrambi ebrei. Nei registri della comunità ebraica partenopeai viene iscritto alla nascita con primo nome Benedetto, cosa inusuale a quel tempo: prova della decisa identità ebraica della famiglia Ascarelli. Appassionato di calcio, diventa presto presidente dell’ Internaples, società sorta nel 1922 dalla fusione di due squadre cittadine, il Naples e l’US Internazionale. In questo piccolo club, il nostro è già capace di raggiungere il traguardo di disputare la finale della Lega Sud con i romani dell’Alba.
Molto attivo nella comunità ebraica di Napoli, per la quale acquistò gli attuali locali di via Cappella Vecchia. In precedenza c’era stato un affitto ventennale elargito dal barone Carl Rotschild, banchiere del Re delle Due Sicilie. Imprenditore tessile lungimirante, praticava esperienze sociali illuminate con i lavoratori della sua azienda, attraverso promozioni, assistenza, benefit. Comprese subito che il mondo del calcio stava cambiando, e fondò la sua squadrai nel momento stesso in cui si realizzava la Carta di Viareggio, che rappresentava la svolta storica del calcio italiano in direzione del professionismo. Ascarelli coglie velocemente l’opportunità e fa un annuncio solenne: “L’importanza del momento, e la maggiore dignità cui il nostro sodalizio è chiamato, mi suggeriscono un nome nuovo, nuovo e antico come la terra che ci tiene, un nome che racchiude in sé tutto il cuore della città, alla quale siamo riconoscenti per averci dato natali, lavoro e ricchezza. Io propongo che l’Internazionale da oggi in poi, e per sempre, si chiami Associazione Calcio Napoli.”
Adam Smulevich ha scritto un libro significativo su diversi ebrei che hanno fondato società calcistiche: Presidenti – Le storie scomode dei fondatori delle squadre di calcio di Casale, Napoli e Roma, edito da Giuntina nel 2017. “Il colore delle maglie sociali è frutto di una scelta inevitabile in una città così legata al suo mare e al suo cielo scrive – spesso sgombro da nubi. Ma c’è chi sostiene, anche tra i discendenti di Giorgio, che l’azzurro potesse idealmente richiamare, come seconda suggestione, il colore del sionismo.Non si erano mai conosciuti Ascarelli e Theodor Herzl, il padre del movimento che portò alla nascita del moderno Stato di Israele nel 1948. Ma il primo appare consapevole del lascito morale e intellettuale del grande giornalista austro-ungarico, l’uomo il cui pensiero ispirò il ritorno del popolo ebraico alla sua patria plurimillenaria.”
La morte prematura di Ascarelli sconvolgerà la città. I funerali di Ascarelli vedono una straordinaria e commossa partecipazione popolare. Gli Ascarelli erano una famiglia benestante, che si era conquistata la sua ricchezza con la libera iniziativa imprenditoriale e il coraggio del rischio. Nel suo testamento Salomone Pacifico aveva scritto: “Ciò che piace al signor Iddio è di fare del bene al suo prossimo”.
“Questo slancio (che Giorgio dimostrerà più volte di aver ereditato) aveva radici solide, nella storia e nella coscienza familiare – scrive Smulevich. “Gli Ascarelli sapevano cosa voleva dire vivere ai margini, avevano scarse possibilità, un orizzonte ristretto. Sulle spalle portavano infatti l’eredità di secoli di separazione forzata, che segnarono la storia degli ebrei di Roma, la loro città di origine. (…) I primi Ascarelli compaiono a Roma nel sedicesimo secolo, dopo un passaggio a Livorno. L’origine è senza ombra di dubbio spagnola. Quando Roma diventa capitale nazionale con la fine del potere temporale papale, gli Ascarelli decidono di trasferirsi a Napoli, riconoscendovi nuove opportunità imprenditoriali.
Con l’unità nazionale sono finiti gli editti e le espulsioni che videro cacciare tanti ebrei dal Mezzogiorno. Un grosso prestito erogato dalla ditta dei celebri banchieri ebrei Rothschild aveva favorito il ritorno di Ferdinando I sul trono di Napoli. Carl Rothschild si insediò a Napoli a Villa Pignatelli, splendida residenza sul lungomare, dove aprì una sede religiosa per tutti gli ebrei presenti a Napoli, per lo Shabbat e le festività ebraiche. Per questo motivo la comunità ebraica di Napoli celebrò qui il centocinquantesimo anniversario della sua fondazione, alla presenza del presidente Giorgio Napolitano.
Gli Ascarelli aiutano gli ebrei che vengono a Napoli per ragioni simili alle loro e vi intraprendono commerci e iniziative, come i Recanati che aprono la prima sala cinematografica della città nella Galleria Umberto. Ascarelli fu anche tra i fondatori del Circolo Canottieri Napoli, che tante medaglie avrebbe regalato allo sport azzurro nei decenni successivi. A formarsi in questa realtà il nuotatore Massimiliano Rosolino, campione olimpico nel 2000 e mondiale nel 2001. Giorgio compirà le sue scelte politiche, farà parte dell’organo dirigente del Partito Socialista napoletano e verrà controllato dalla polizia fascista. Inoltre è attivo nella Massoneria, appartiene alla Loggia Losanna insieme a un cugino che collaborava con Ernesto Nathan, il celebre e prestigioso sindaco ebreo di Roma.
E’ come leader calcistico che Giorgio ottiene i più grandi successi, con straordinari calciatori come Antonio Vojak e il mitico centravanti Attila Sallustro, idolo del popolo napoletano, originario del Paraguay, giunto a Napoli a dodici anni, che insisteva perché non voleva essere pagato. Altra scelta straordinaria fu quella dell’allenatore inglese William Garbitt, che rivoluzionò il metodo con una disciplina di ferro che condusse la squadra al terzo posto in classifica. Ma Ascarelli è protagonista in molti settori, nell’intera vita napoletana. Per dare all’infanzia abbandonata ospitalità e istruzione crea il Padiglione Ascarelli, con saloni destinati alla tessitoria, dormitori, aule scolastiche. Fu anche vicepresidente del Rotary Napoli, mentre il padre era stato premiato per l’assistenza offerta durante l’epidemia di colera del 1884 che raggiunse circa ottomila morti. Il padre conservava questa medaglia con orgoglio, insieme a quella ottenuta come combattente garibaldino che nel 1867 gli aveva procurato la condanna a venti anni di reclusione da parte dello Stato Pontificio, poi ridotta a due anni per la sua giovane età.
Ricordiamo che nell’infinito orrore della Shoah è stato travolto e ucciso anche Luigi Del Monte a 46 anni, ex dirigente della ditta Ascarelli. Lo stadio verrà poi raso al suolo dai bombardamenti alleati. La Comunità Ebraica di Napoli verrà molto duramente colpita dalle leggi razziste del fascismo e dello stato italiano, ma eviterà i terribili rastrellamenti nazisti grazie all’insurrezione delle Quattro Giornate che libererà la città dalla nefandezza criminale. Napoli dunque deve sapere la bella storia di Ascarelli, Israele deve sapere, nell’eco mediatica della vittoria sportiva che il Napoli fu fondato da un ebreo illuminato e coraggioso. L’Italia ufficiale si è limitata a riconoscimenti scarsissimi. Solo in un piccolo impianto sportivo del quartiere periferico di Ponticelli c’è una targa dove si legge:
“A Giorgio Ascarelli, lungimirante industriale e munifico presidente della nascente società sportiva Calcio Napoli, la cui memoria fu oltraggiata dalla politica razziale fascista, che sinmanifestò anche attraverso la cancellazione del nome di ‘Stadio Giorgio Ascarelli’ all’impianto da lui voluto e finanziato, alla vigilia degli incontri della Coppa del Mondo del 1934”. Bene, ma troppo poco.
Nei giorni della vittoria folgorante del Napoli, l’anima grande (per dirla con Eduardo De Filippo) di Giorgio Ascarelli si illumina d’immenso. Perché questo storico successo reca il segno forte dell’opera lungimirante e della volontà eccezionale del fondatore. Sulla sua tomba, con foscoliana memoria, spuntano fiori azzurri di fragrante splendore.