Paolo Di Canio, icona della Lazio che ha vestito anche la maglia di Milan, Juventus, Napoli e ha disputato diverse stagioni nei campionati inglese e scozzese, ha scritto una lettera alla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni.
L’ex calciatore, che si è più volte dichiarato fascista e si era reso protagonista in passato di controverse esultanze culminate nell’esibizione del saluto romano, era stato recentemente sospeso da Sky per aver mostrato un tatuaggio con la scritta “DUX” davanti alle telecamere. Per questo motivo è stato accusato di irresponsabilità e di diffondere idee pericolose, razziste e antisemite.
Con questa lettera, Di Canio vuole invece esprimere con forza la sua estraneità al razzismo e all’antisemitismo, ponendosi in netto contrasto con le leggi razziali, definite dallo stesso Di Canio “Una terribile infamia per la storia del nostro Paese”.
Ecco il testo della lettera
“Gentilissima dott.ssa Di Segni,
Le scrivo perché vorrei, attraverso di Lei, rivolgere un messaggio alle Comunità ebraiche che rappresenta. So che è a conoscenza della mia vicenda personale, non ho bisogno di riassumerla in questa circostanza; certamente, in questo periodo di tempo lontano dalla mia dimensione pubblica, ho avvertito profonda l’amarezza per essere ancora considerato negativamente per le espressioni e i miei gesti passati, sino ad essere rappresentato come non sono.
Vorrei trovare un modo per definire una volta per tutte questa situazione. Lo devo prima di tutto alla mia famiglia, in particolare alle mie figlie che non possono ritrovare il padre e tutto quello che ho loro insegnato, nella figura di chi viene ancora dipinto come violento, razzista e antisemita. Non lo sono mai stato e non lo sono affatto.
Sento allora di dover tornare su un argomento che pensavo di avere già chiarito in passato: non ho e non voglio avere niente a che spartire con idee antisemite, razziste, discriminatorie, violente. Ritengo, senza se e senza ma, che le leggi razziali volute da Mussolini siano state una terribile infamia per la storia del nostro Paese. Un’infamia che causò un’immane tragedia per migliaia di ebrei in Italia.
Questa è la mia posizione convinta e determinata.
Qualche anno fa ho chinato la testa di fronte al dolore di alcuni superstiti di Auschwitz che ho conosciuto nel corso di un incontro a Roma. Essendo io un personaggio pubblico credo di dover dar conto di questo mio sentire così da contribuire, per quanto mi è dato, ad una sensibilizzazione dei nostri giovani verso sentimenti di solidarietà e rispetto, per unire e non per dividere, contro ogni forma di odio, di antisemitismo e di razzismo. Tanto che La autorizzo, se ne avesse intenzione, a rendere pubblica questa mia lettera e nel contempo Le comunico la mia disponibilità ad incontrarLa personalmente, per esprimerLe anche a voce questi miei pensieri; e, magari, in quel contesto, potremmo anche individuare un luogo simbolico, nel quale trovarci assieme per rendere omaggio alla memoria di chi soffrì.
Dopo quello che, mio malgrado e contrariamente alla mia volontà, è recentemente accaduto, voglio dunque ribadire questi miei convincimenti, scrivendo alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane perché ne sia portavoce verso tutte le Comunità così da chiudere una pagina recente di dolore e di amarezza, anche per me.
Cordialmente.
Paolo Di Canio”