Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha pubblicato un appello che diffondiamo volentieri.
Vi scrivo a nome di tutte le Comunità ebraiche italiane e di tutti i cittadini italiani di religione ebraica, ma certa di rappresentare anche il sentimento di chi professa altre religioni ed è ugualmente indignato. Nelle scorse ore l’Unesco ha votato a larga maggioranza una risoluzione che nega l’identità ebraica di alcuni siti di Gerusalemme tra cui il Muro Occidentale, il luogo più sacro agli ebrei del mondo intero. Una decisione scioccante, grave e aberrante, che non ha precedenti nella storia di questa organizzazione.
Un voto che, di fatto, finisce non solo per negare millenni di storia ebraica nella capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele, ma anche per riscrivere l’intera vicenda del Cristianesimo, strettamente legata a quei luoghi, a quelle pietre, a quella eredità. Al momento del voto l’Italia ha scelto incomprensibilmente di astenersi, gettando un’ombra, con questa decisione, sulla sua solida amicizia con lo Stato di Israele e con l’intero popolo ebraico. A nostro modo di intendere questa scelta rappresenta un’offesa ai valori fondamentali dell’Italia stessa, ai principi della Costituzione e dell’Europa stessa, chiamata a difendere con forza ogni tentativo di distorsione, di negazionismo e revisionismo della storia.
Il Muro occidentale di Gerusalemme è stato inaccessibile agli ebrei fino alla liberazione della città dall’occupazione Giordana nel 1967. Solo da quella data, da quando l’Amministrazione israeliana ha riunito la città, Gerusalemme è davvero città aperta a tutte le religioni e il Kotel luogo di raccolta e di preghiera universale. Nei prossimi giorni questa risoluzione sarà sottoposta a un voto definitivo. Chiediamo pertanto alle più alte istituzioni dello Stato italiano di adoperarsi anche con gli altri Paesi affinché sia data voce alla verità, alla libertà, esprimendosi nel senso più risoluto a difesa dei valori che oggi uniscono i popoli, e recuperare quel tanto che resta della credibilità delle Nazioni Unite, anche in vista del nuovo corso che va aprendosi. Auspichiamo di leggere martedì una risoluzione esattamente opposta che inviti tutti coloro che vivono a Gerusalemme e che raggiungono la Città e i suoi luoghi sacri a riconoscerne la sua specialità e storicità di rilievo per tutte le religioni, che inviti a recitare la medesima preghiera per la vita, seppur ciascuno nella sua lingua.