Il recente rapporto di Amnesty International in merito al presunto regime di «apartheid israeliano contro i palestinesi» ha trovato in Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, già nel Comitato scientifico di Gariwo e ora retrocesso a contributore, un suo strenuo sostenitore. Un fatto che non sorprende, dato che Noury è una delle voci più faziose e persistenti dell’antisionismo italiano.
Infatti, il portavoce di Amnesty International Italia, si è ripetutamente schierato a favore del movimento Boycott, divestment and sanctions (BDS), ossia della banda internazionale di anti-israeliani che chiede lo strangolamento economico dello Stato ebraico. Noury ha ripetutamente denunciato quella che lui definisce «criminalizzazione» del BDS, sorvolando sul palese antisemitismo del movimento che, in passato, ha incassato anche il sostegno di Hamas, e sulla incessante demonizzazione dello Stato d’Israele operata dall’organizzazione in questione.
In seguito a un articolo di Giulio Meotti apparso su Il Foglio il 13 giugno 2017, dal titolo Umanitaristi Impazziti, in cui il giornalista prende di mira la celebre ONG, Riccardo Noury ha redatto una lettera al giornale nella quale sottolinea che:
«Se, per il diritto internazionale umanitario, gli insediamenti israeliani sono illegali, allora il vantaggio economico realizzato dalle imprese e dalle aziende che lì producono e commerciano va fermato. Amnesty International non sta invitando i consumatori ad aderire a campagne di boicottaggio. Chiede agli stati di rispettare i loro obblighi di diritto internazionale e vietare l’importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti illegali».
Noury, evidentemente privo delle conoscenze giuridiche fondamentali per affrontare l’argomento relativo ai cosiddetti «insediamenti illegali», (perchè “illegali”?, in base a quale inequivocabile criterio?) cade in contraddizione: da un lato, infatti, afferma che Amnesty International non inviterebbe i consumatori al boicottaggio ma, al tempo stesso, chiede agli stati di vietare l’importazione dei prodotti provenienti da quelli che lui considera degli insediamenti coloniali. Associandosi al BDS, Amnesty e il suo portavoce italiano, di fatto, legittimano il boicottaggio para-nazista d’Israele e rafforzano i suoi nemici teocratici e terroristici.
L’acredine anti-israeliana di Noury si è manifestata in numerose altre occasioni. In un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano l’11/01/21, il portavoce ha sostenuto che su Israele ricadrebbe la responsabilità della vaccinazione contro il COVID-19 dei palestinesi nella Giudea e nella Samaria. Le sue affermazioni contraddicono quanto scritto negli Accordi di Oslo del 1993, che stabiliscono che la tutela sanitaria dei palestinesi è affidata all’Autorità Nazionale Palestinese. In tutto l’articolo, Noury parla di «territori occupati» e di «coloni», violando così i diritti della verità storica e manifestando la sua adesione a una visione ideologica del conflitto arabo-israeliano. In un post su Facebook datato 21 maggio 2021, nel pieno degli scontri tra Israele e Hamas , l’indefesso difensore dei diritti umani ha scritto:
«Israele accende la miccia (Sheikh Jarrah, al-Aqsa), Hamas attacca obiettivi civili israeliani (i sistemi d’allarme limitano i danni, ma ci sono vittime), Israele attua la rappresaglia contro i civili di Gaza (niente sistemi d’allarme, decine di vittime). Ognuno per i suoi calcoli politici. Tra una settimana, quando tutto (“gli scontri”, come parte della stampa italiana definisce la situazione) sarà risultato eccessivamente troppo, arriverà un cessate il fuoco. Si conteranno i morti in attesa della prossima miccia, dei prossimi attacchi e della prossima rappresaglia. Tutto tragicamente già visto da tempo».
Il post è ricolmo di sciocchezze. Noury faceva riferimento allo sfratto imposto alle famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah dal tribunale distrettuale di Gerusalemme, ossia all’esito di un contenzioso legale durato quarant’anni, nel corso del quale gli occupanti abusivi arabi, che hanno loro stessi riconosciuto che le abitazioni non erano loro, sono stati sfrattati perché non pagavano l’affitto. Dunque, Israele non ha accesso alcuna «miccia», come avrebbe voluto far credere il «nostro» portavoce.
Noury è un mentitore seriale. In una intervista rilasciata a Fanpage.it il 13 maggio 2021, ha affermato: «La nostra sensazione è che si stia ripetendo esattamente quello che è già accaduto nel 2008, nel 2012 e nel 2014. Con quel meccanismo solito che conosciamo: la miccia accesa da Israele, Hamas che colpisce obiettivi civili nel sud e nel centro di Israele, e ancora la rappresaglia israeliana che per potenza di fuoco e per una diversa modalità di allarmi fa sì che ci sia una sproporzione di morti da un lato rispetto che dall’altro». Come da canovaccio, tenta di far ricadere su Israele la responsabilità dei conflitti scatenati da Hamas, che ricordiamo essere una formazione islamista e terrorista.
Inoltre, Noury ripropone la principale accusa che Amnesty muove, da decenni, a Israele e che ruota attorno alla nozione di «risposta sproporzionata». Trattasi dell’assurda accusa secondo cui i contrattacchi israeliani causerebbero tassi più elevati di vittime e danni alle proprietà maggiori degli attacchi palestinesi. A questo argomento, manca il fatto che Hamas e altri gruppi terroristici palestinesi usano abitualmente i propri civili come scudi umani. Postazioni quali moschee, ospedali e scuole vengono abitualmente utilizzate come depositi di armi e rampe di lancio per i missili. Di questa realtà, gli «eyewitness» di Amnesty non sembrano accorgersi, proprio come il portavoce.
Insomma, Riccardo Noury è megafono di tutti i pregiudizi antisionisti dell’associazione che rappresenta.