La decisione della Corte Penale Internazionale di spiccare due ordini di arresto nei confronti di Benjamin Netanyahu e dell’ex minisitro della Difesa, Yoav Gallant, era prevista e non stupisce affatto.
Da subito dopo il 7 ottobre 2023, quando in risposta all’eccidio di Hamas, Israele ha risposto iniziando la sua offensiva a Gaza, contro lo Stato ebraico si è mobilitata velocemente una ondata di delegittimazione senza precedenti che si è dipartita e ancora si diparte da media, organi giuridici, governi, istituzioni sovranazionali e altri attori vari e disseminati.
La guerra a Gaza, solo una delle molte guerre che insanguinano il mondo e lo hanno insanguinato negli ultimi vent’anni, giusto per restringere arbitrariamente l’arco temporale, è stata fatta apparire e viene fatta apparie come una mostruosità senza precedenti.
Prima di questa guerra, non sono mai morti in un’altra guerra, bambini, donne, civili, non si è mai data la distruzione di aree urbane, non si sono mai generate crisi alimentari, malattie dovute alla carenza di igiene adeguato, non ci sono mai state famiglie distrutte, feriti gravi, mutilati. Tutto questo è avvenuto e avviene, per la prima volta, e in modo assolutamente atroce, solo a Gaza.
È in corso a Gaza se non la prima guerra dell’umanità, certamente la più cruenta, nulla a che fare con le due guerre del Golfo, specialmente la seconda, con la guerra in Siria, con quella in Yemen, con l’assedio di Mosul.
Il fatto che sui 42,000 morti dichiarati da Hamas e che recentemente l’ONU, certamente non un ente amico di Israele, ha ridotto di un terzo relativamente alla loro verificabilità, 18,000 siano, secondo l’IDF, combattenti di Hamas, (il che certifica un rapporto tra combattenti e civili morti di uno a uno, il più basso mai registrato in una guerra urbana, e che a Gaza, la stragrande maggioranza della popolazione reputata intorno ai due milioni e trecentomila abitanti sia viva e vegeta), non ha impedito, non impedisce, che si affermi che a Gaza, Israele starebbe perpetrando un genocidio.
Ora, basterebbe semplicemente essere oggettivi, scevri da una lettura partigiana e ideologica per rendersi conto che su questa guerra, specialmente su questa guerra, più di ogni altra guerra recente o passata, l’accanimento propagandistico, si è manifestato con una potenza senza uguali, che una parola come “genocidio” perfettamente chiara nel suo significato originario, coniata da un giurista ebreo per significare l’intenzionalità omicida, preordinata, programmatica, di sterminare un popolo, come cercarono di fare i nazisti durante la Seconda guerra mondiale con gli ebrei, se applicata a Gaza, non ha alcun senso. Eppure la si usa, così come si afferma, anche in questo caso contro ogni realtà fattuale, che in Israele vigerebbe l’apharteid, che esisterebbero dei territori “palestinesi” conculcati ai loro legittimi possessori, che Gaza, dove Hamas ha fatto il buono e il cattivo tempo dal 2007 fino all’altro giorno, sarebbe sotto occupazione israeliana, e così via.
Schiacciata dalle menzogne della propaganda, la realtà affonda come dentro sabbie mobili.
I mandati di arresto spiccati contro Netanyahu e Gallant, fanno parte di questo dispositivo fantastico, costruito sull’irrealtà pura, dentro il quale i fatti e la verità vengono annientati.
Niente di nuovo sotto il sole, ogni guerra combattuta da Israele dal 1967 in poi, e, retrospettivamente, anche quella del 1948-49, è stata presentata come una guerra di sterminio contro gli arabi, povere vittime innocenti.
Daltronde, tutto discende per li rami, per dirla col poeta, quando si dichiara o non si ha la franchezza di dichiararlo, che Israele è ontologicamente uno Stato criminale, e criminali, tutti o quasi i suoi abitanti ebrei.