Ad Abu Dhabi nel Grand Slam di Judo, Israele si porta a casa la medaglia d’oro con Tal Flicker e quella di bronzo con Gili Cohen. Gli atleti salgono sul podio per la premiazione e parte l’inno della Federazione Internazionale di Judo. Mentre l’inno parte, Tal Flicker canta l’inno israeliano, la Hatikvah, coperto dalla musica di quello che gli organizzatori impongono al posto dell’inno di Israele. Tra le nazioni partecipanti all’evento solo gli atleti israeliani sono stati costretti a negare la loro appartenenza, solo gli atleti israeliani non hanno potuto esibire simboli e bandiere che potevano collegarli allo Stato ebraico.
La bandiera con la stella di Davide non si deve vedere così come deve sparire dalla percezione l’esistenza di Israele esattamente nello stesso modo in cui esso scompare dalle mappe dell’Autorità Palestinese, esattamente come dovrebbe sparire fisicamente secondo l’Iran e i suoi scherani di Hezbollah insieme a quelli di Hamas tornati recentemente a essere favoriti dagli ayatollah sciiti con finanziamenti generosi grazie al sollevamento delle sanzioni voluto da Barack Obama, “l’amico americano”.
Come dovrebbe sparire per fare nascere un nuovo stato islamico per i tanti utili idioti occidentali anti-occidentali i quali tifano per regimi sanguinari, teocrazie, satrapie e dittature islamiche a nome delle “vittime” palestinesi.
La lettera inviata dal presidente della Federazione Internazionale di Judo alla Federazione di Judo degli Emirati Arabi Uniti in cui veniva chiesto che “tutte le delegazioni, inclusa quella israeliana, dovranno essere trattate assolutamente nello stesso modo sotto tutti gli aspetti, senza eccezione alcuna” e in cui veniva sottolineato il principio aureo di ogni disciplina sportiva secondo il quale, “ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport senza soffrire alcun tipo di discriminazione”, ha avuto la risposta che si è vista.
E mentre in Italia allo stadio un gruppo di trogloditi laziali ha fatto uso dell’immagine di Anna Frank per dileggiarne la memoria (prassi in voga da molto tempo a questa parte e per cui ci si indigna solo a intermittenza, quando accade), ad Abu Dhabi, due giovani atleti israeliani vengono discriminati in quanto israeliani.
Che sia arabo, musulmano o occidentale, il dileggio contro gli ebrei o la discriminazione e la negazione di Israele, della sua legittimità, della sua esistenza, si tratta di un unico fenomeno dai vari aspetti radicato nell’ignoranza, nell’odio e nel rifiuto, il cui obbiettivo è sempre lo stesso, la delegittimazione e la criminalizzazione.
“Sono il più orgoglioso del mondo nell’essere israeliano” ha detto il giovane Tal, “Tutto il mondo sa che veniamo da Israele, sa chi rappresentiamo. Il fatto che abbiano nascosto la nostra bandiera è solo una chiazza su di essa”.
L’orgoglio di Tal è quello di chi sa di appartenere all’unica democrazia del Medioriente, è quello di chi sa che in Israele e solo in Israele sono garantiti pienamente quei diritti e quella legittimità per ogni tipo di diversità, confessione religiosa e appartenenza etnica, che tutt’intorno ad esso sono violati sistematicamente.
La chiazza sulla bandiera israeliana di cui parla è infatti quella della barbarie e dell’oscurantismo contro cui Israele si oppone fin dalla sua nascita.