Israele e Medio Oriente

Le “scelte difficili” chieste ad Israele

Il 6 settembre Bild pubblica un documento rinvenuto a Gaza dall’IDF in cui è esplicitata la strategia di Hamas relativa agli ostaggi ancora detenuti a Gaza e alla conduzione della guerra.

Massima deve essere la pressione psicologica esercitata sulle famiglie degli ostaggi, in modo che “i parenti delle vittime siano portati ad un livello tale di disperazione da richiedere che venga fatto di tutto per liberare i loro cari”.

La tecnica, implcabile e spietata è tipica di chi detiene un ostaggio avendo come scopo principale quello di ottenere dalla sua detenzione il massimo vantaggio.

Dopo l’uccisione a sangue freddo da parte di Hamas di sei ostaggi che teoricamente avrebbero dovuto essere tra quelli rilasciati nella prima fase di un eventuale accordo tra Israele e l’organizzazione terrorista, la reazione è stata esattamente quella prevedibile: l’ntensificarsi delle manifestazoni di piazza in Israele per chiedere che il governo di Netanyahu raggiunga l’accordo, (ieri, a Tel Aviv si è avuta la più grande manifestazione in questo senso dall’inizio della guerra, con circa 400,000 mila manifestanti) e le accuse rivolte soprattutto a quest’ultimo di essere l’ostacolo principale al suo raggiungimento.

Sempre ieri, a Londra, durante un incontro organizzato dal Financial Times, Richard Moore direttore dell’intelligence britannica e Robert Burnes, direttore della CIA e uno dei mediatori principali per conto degli Stati Uniti negli incontri che si sono svolti e sono ancora in corso tra Doha e il Cairo, hanno entrambi convenuto che per giungere a un accordo sarà necessario sia per Israele che per Hamas fare delle scelte difficili che comportino dei compromessi politici importanti.

Ora, appare del tutto evidente a chiunque sia smaliziato il giusto, che le scelte difficili, le più difficili, dovrebbero spettare allo Stato ebraico, essendo esso e non Hamas, la parte lesa, essendo esso e non Hamas uno Stato democratico costetto dalle circostanze a intavolare dei negoziati con una efferata organizzazione criminale, essendo esso e non Hamas a dovere mettersi nella posizione di fare cessioni particolarmente impegnative per riavere gli ostaggi vivi. L’ipocrisia dei due alti funzionari dell’intelligence è palese, così come è del tutto paese che la pressione della piazza sul governo e le accuse rivolte a Netanyahu facciano solo ed unicamente il gioco di Hamas.

Hamas non libererebbe mai tutti gli ostaggi, ne andrebbe della sua sopravvivenza. Anche in un eventuale accordo farebbe il possibile per trattenerne una riserva e con questa continuare a ricattare Israele.

Non esiste alcuna possibilità che Hamas possa vincere militarmente una guerra contro Israele, soprattutto adesso, dopo quasi dieci mesi e mezzo di guerra, con il grosso della sua struttura operativa politica e militare fortemente compromessa, ma sarebbe da ingenui pensare che Hamas abbia mai pensato solo un attimo, di sconfiggere Israele militarmente. La strategia di Hamas, così come esplicita il documento pubblicato da Bild, è sempre stata, fin dall’inizio, di vincere la guerra politicamente, in virtù dell’enorme apparato di fiancheggiamento, intenzionale e non intenzionale, di cui ha potuto usufruire in tutti questi mesi, e la cui finalità è la criminalizzare di Israele per una guerra che esso è stato costretto a combattere a seguito dell’eccidio del 7 di ottobre scorso.

Nonostante ciò, e l’indubbio successo conseguito nell’opera di criminalizzazione senza precedenti, (al cui confronto la condana occidentale nei confronti della Russia per l’aggressione dell’Ucraina, appare carezzevole), Israele ha proseguito nelle operazioni militari, ottenendo lentamente ma inesorabilmente il raggiungimento di numerosi obiettivi, tra cui quello del controllo del corridio Filadelfia, la striscia di terra a Gaza al confine con l’Egitto la quale rappresenta per Hamas la principale arteria di alimentazione per il flusso in entrata di armi.

Le scelte “difficili”, quelle che chiedono i funzionari americani e inglesi soprattutto a Israele, e va ricordato che il Regno Unito con il nuovo governo laburista in carica ha recentemente bloccato una fornitura di armi a Israele per ragioni squisitamente demagogiche, si possono facilmente riassumere in una formula: Israele deve ribaltare la sua posizione di forza a vantaggio della debolezza di Hamas, deve cedere in modo da ottenere che Hamas guadagni tempo e possa continuare a giocare come il gatto con il topo, lucrando il più non posso sulla vita degli ostaggi.

Solo restando fermo sulle posizioni acquisite, Israele può realisticamente vincere la guerra, ogni compromesso avvantaggerebbe esclusivamente i jihadisti.

 

 

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