“Pulizie primaverili” o “pulizie di Pasqua”. Tante volte si usa questo modo di dire, ad indicare quella che ormai è una consuetudine. Ma non tutti conoscono il reale significato e l’origine di questa abitudine.
Perché, in concomitanza con l’arrivo della primavera, usiamo pulire ogni angolo della nostra casa, rivoltandola come un calzino? Un motivo igienico, certo, ma in realtà dobbiamo questa tradizione alla cultura ebraica.
Le cosiddette pulizia pasquali o primaverili altro non sono, infatti, che le pulizie di Pesach, una delle feste più solenni dell’ebraismo. Si tratta della commemorazione della ritrovata libertà del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana.
Tra le regole di Pesach, il divieto di possedere e mangiare prodotti lievitati. Nei sette giorni di festività si usa, ad esempio, consumare il matzà, un pane azzimo e scondito. Non è obbligatorio mangiare le azzime, ma è proibito cibarsi volontariamente di cibi lievitati (chamez). Oltre ai farinacei, non si possono consumare prodotti come la birra ed altri che, essendo lievitati, non sono “idonei” per Pesach.
Da questo divieto nasce l’esigenza di pulire la casa, eliminando ogni sostanza lievitata prima che comincino le celebrazioni di Pesach. Ogni abitazione viene quindi mondata nei minimi dettagli, al fine di far sparire qualsiasi traccia persino di briciole di pane.
Una pulizia scrupolosa di tutta la casa, a partire dalle stanze in cui è meno probabile trovare tracce di prodotti lievitati, come le camere da letto. Si comincia da lì, per finire a lucidare cucina e sala da pranzo, eliminando qualsiasi traccia di lievito.
La pulizia della casa così accurata può durare giorni, anche settimane, per poi lasciare spazio ad un’altra suggestiva tradizione, una specie di “caccia al tesoro” riservata ai bambini: toccherà a loro, infatti, cercare e trovare le ultime briciole di pane lasciate apposta in giro per la casa. Queste briciole, una volta ritrovate, sono destinate ad essere bruciate.
Si tratta di un vero e proprio rito, non privo di significato. L’eliminazione di ogni minima traccia di lievito, ma anche di polvere, simboleggia la purificazione della casa e del corpo, di conseguenza anche dell’anima attraverso il corpo.
Un’usanza che ha fatto breccia pure in altre culture, tanto da diventare un vezzo.