La strumentalizzazione ideologica è una brutta bestia, specialmente quando fuoriesce dagli ambiti dove naturalmente sguazza e si infiltra in quello religioso con lo scopo di diffondere posizioni e narrative militanti, distorte, da pulpiti che dovrebbero dedicarsi a ben altro.
E’ questo il caso di Papa Bergoglio, che dopo la scena davanti al Gesù bambino con la kefya, è tornato ad attaccare nuovamente Israele con accuse ben lontane dalla situazione reale sul campo.
Del resto, siamo nell’epoca in cui la storia e i fatti diventano relativi e vengono rimaneggiati a proprio piacimento; è così che emergono posizioni surreali che indicano Gesù come “palestinese”, ovviamente in senso quasi militante, e secondo alcuni imam addirittura musulmano, in sprezzo alla verità storica. La realtà dei fatti, che Gesù era ebreo, da alcuni non riesce a essere digerita.
Il papa ha recentemente dichiarato: “Ieri il Patriarca (Pierbattista Pizzaballa) non lo hanno lasciato entrare a Gaza come gli avevano promesso. E ieri sono stati bombardati dei bambini”. “Questa è crudeltà, questa non è guerra”, “voglio dirlo perché tocca il cuore”.
Immediata è stata la risposta dell’ambasciata israeliana presso il Vaticano che ha categoricamente smentito quanto dichiarato dal pontefice: “Contrariamente alle false accuse pubblicate oggi sui media, la richiesta di entrare a Gaza del Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, è stata accolta, come già avvenuto in passato e secondo le sue preferenze”.
La narrativa di “Israele ammazza bambini” è tra l’altro la medesima ampiamente propinata da Hamas, tramite i suoi megafoni.
E’ poi intervenuto anche il governo di Gerusalemme che ha accusato il pontefice di non riconoscere la crudeltà di Hamas e di dimenticare che è quest’ultima a prendere di mira i bambini facendosene scudo: “Purtroppo il Papa ha scelto di ignorare tutto questo, così come il fatto che le azioni di Israele hanno preso di mira i terroristi che hanno usato i bambini come scudi umani”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar.
Come esposto dal direttore dell’Informale, Niram Ferretti: “Bergoglio si porta appresso il peso della cultura da cui proviene, ovvero quella sudamericana, fortemente antipatizzante nei confronti degli Stati Uniti, e Israele è percepito come un prolungamento americano in Medio Oriente. A questo si aggiunge anche un personale sprezzo nei confronti dell’ebraismo, che Bergoglio non ama affatto. Da qui tutte le espressioni infelici usate ultimamente, fino a reputare che esistano dei presupposti per valutare se a Gaza, Israele stia commettendo un genocidio. Va aggiunto che per motivi fondamentalmente politici, il Vaticano è attentissimo e misuratissimo nel non urtare la sensibilità islamica, e questo perché numericamente i musulmani sopravanzano smisuratamente gli ebrei. Bergoglio non ha mai mancato di elogiare l’Islam, e più di una volta ha relativizzato il radicalismo islamico. Questa è la cornice dentro la quale vanno inquadrate le sue parole”.
Bergoglio sembra tra l’altro dimenticare che, come esposto dalla piattaforma dati Free for Future, nella Betlemme governata dai palestinesi, i cristiani stanno sparendo e questo è un elemento significativo, considerato che si tratta di una città tradizionalmente cristiana. Nella Betlemme sotto mandato britannico (1917-45) i cristiani erano infatti stabilmente all’85%.
Dal 1948 al 1967, sotto mandato giordano, i cristiani si dimezzano e arrivano al 48%. Dal 1967 al 2004, in seguito alla presa israeliana della città, i cristiani crescono fino all’80%. In seguito agli accordi di Oslo e con l’arrivo dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), i cristiani crollano al 12% della popolazione; il declino più rapido e drammatico nella storia di Betlemme. Ma su questo Bergoglio non ha nulla da dire, preferendo additare al pubblico ludibrio la “crudeltà” israeliana.