“Le Chajim”, “Alla vita”, è il tipico brindisi ebraico, equivalente al nostro “Cin Cin”. Non poteva esserci titolo più eloquente per un libro che entra nei meandri del ghetto ebraico romano del tardo ‘700. “Le Chajim” è l’essenza della cultura ebraica, di chi brinda alla vita e non al martirio. L’essenza di chi, come il timido e impacciato livornese Avraham, sconfiggerà i suoi stessi limiti e farà di tutto per liberare la giovanissima Diamante rinchiusa nella Casa dei Catecumeni a Santa Maria dei Monti. E di chi, come Diamante, non accetterà mai di abiurare la sua religione, non si farà convincere a convertirsi al cristianesimo nonostante le forti e scorrette pressioni cui sarà sottoposta nel periodo di detenzione.
Diamante e Avraham sono i due protagonisti principali di “Le Chajim”, il primo romanzo di Roberto Fiorentini, autore da anni impegnato nello studio della Shoah, degli ebrei e di Israele.
Un romanzo storico perché riporta alla luce il tema dei battesimi e delle conversioni forzate degli ebrei tra il XVI e il XIX secolo: un argomento mai troppo approfondito, anzi spesso nascosto. Ed oggi troppo attinente al passato per poter essere ricordato, secondo la logica del “è tutto perdonato”: un passato che non deve essere rinfacciato per non alimentare vecchi rancori.
Eppure i battesimi forzati ci sono stati, così come le conversioni. Anche a Roma. Soltanto un caso, quello di Edgardo Mortara, è riuscito a guadagnarsi gli onori della cronaca e della storia, peraltro in qualche modo arginato da giustificazioni, scuse e presunte ragioni politiche e di interesse che sarebbero state alla base dello scoppio dello scandalo.
Ci sono stati casi simili o peggiori, talvolta non documentati. Ebrei “denunciati” da cristiani o ebrei convertiti, che davanti a un notaio e in presenza di due testimoni dichiaravano di aver saputo della volontà di convertirsi di un loro amico o di un perfetto sconosciuto, che puntualmente veniva rapito e rinchiuso nella casa dei Catecumeni per essere definitivamente convinto. Le denunce, quasi sempre, erano false o arbitrarie.
Talvolta erano alcuni ebrei convertiti ad “offrire” alla Chiesa i loro familiari, spesso non consenzienti.
“Le Chajim” prende spunto da una di queste vicende: quella di Anna Del Monte, ebrea diciottenne rapita e fatta rinchiudere nella Casa dei Catecumeni nel maggio del 1749. Grazie alla forza di carattere, alla caratura morale e alla sua cultura, Anna Del Monte ha resistito a tutti gli espedienti, facendo fallire il tentativo di farla convertire.
La figura di Diamante, ragazza tosta, di ottima cultura e di carattere determinato, è quindi liberamente ispirata ad Anna Del Monte, realmente esistita.
I personaggi femminili del romanzo, principalmente la stessa Diamante e l’emancipata e generosa locandiera Serena, sono le vere colonne portanti della storia. Ottimamente caratterizzate dall’autore e decisamente affascinanti, rappresentano un motivo in più per leggere un libro che senz’altro attira tutti gli appassionati di storia, vicende oscure, cultura ebraica o semplicemente dei romanzi ricchi di suspense e colpi di scena.
“Le Chajim” è quindi un libro da leggere per tanti motivi. Da non perdere gli approfondimenti storici nell’appendice.
“Le Chajim”
Di: Roberto Fiorentini
edizioni Graphofeel