Magdi Allam, o meglio, Magdi Cristiano Allam, da quando, nel 2008, si convertì al cristianesimo, uscendo definitivamente dal perimetro dell’Islam, e dunque diventando apostata, scelta per la quale è prevista la condanna a morte, è da molti anni schierato a fianco di Israele e delle sue ragioni, al punto che Hamas lo ha designato come legittimo bersaglio. Ciò nonostante, con coraggio e determinazione, ha sempre continuato a dire ciò che ritiene necessario dire.
Nel 2003 ti è stata concessa la scorta a seguito di quello che è stato valutato come un pericolo concreto riguardo alla tua persona. Vorresti brevemente ricordare quali sono le ragioni di questa decisione?
«Nel marzo del 2003 ero editorialista ed inviato speciale del quotidiano “La Repubblica”. Mi trovavo a Kuwait City per seguire gli sviluppi della seconda guerra del Golfo, culminata con l’uccisione di Saddam Hussein e il sovvertimento dell’Iraq. L’allora Direttore del Sisde, i Servizi segreti interni, il generale dei Carabinieri Mario Mori, comunicò all’allora Direttore di “La Repubblica”, Ezio Mauro, che dovevo rientrare immediatamente in Italia. Il Sisde era stato informato dai Servizi segreti egiziani, ben presenti a Gaza che fu occupata e amministrata dall’Egitto dal 1948 al 1967, che Hamas mi aveva di fatto condannato a morte per le mie pubbliche denunce sulla stampa e in televisione degli attentati terroristici suicidi perpetrati da Hamas contro i civili israeliani. È da allora che lo Stato mi ha affidato una scorta. La mia esplicita e totale denuncia del terrorismo islamico e della predicazione d’odio dai pulpiti delle moschee contro ebrei e cristiani, Israele e l’Occidente, mi ha portato successivamente a subire condanne e minacce di morte anche da parte di supposti rappresentanti di un “islam moderato” in Italia, legati ideologicamente a Hamas e ai Fratelli Musulmani. Nel 2007, dopo la pubblicazione del mio saggio “Viva Israele”, e nel 2008, dopo la mia conversione dall’islam al cristianesimo ricevendo il battesimo dalle mani del Papa Benedetto XVI, sono stato il civile più scortato d’Italia, a causa dell’impennata delle condanne e delle minacce da parte dei terroristi e degli estremisti islamici».
Veniamo all’attualità. Recentemente sei stato oggetto di attacchi diretti da parte di Zulfiqar Khan, un predicatore pakistano che si trova a Bologna già noto per le sue invettive contro Israele e per considerare Hamas in modo favorevole. A seguito di ciò hai scritto una lettera aperta al ministro degli Interni Piantedosi. Cosa hai da dire su questa vicenda?
Il 30 giugno 2024 ho partecipato a un convegno dal titolo “Il 7 ottobre nella geopolitica di Israele”, a San Miniato, in provincia di Pisa, organizzato dal “Centro Ghesher”. Il 6 e il 7 luglio, sul profilo Facebook del Centro islamico Iqraa, sono stati pubblicati due video di altrettanti sermoni del sedicente imam pachistano Zulfiqar Khan, tenuti di fronte ai fedeli della sua moschea, dal titolo “Scarsa conoscenza di Magdi Allam”, in cui mi condanna e mi rivolge degli avvertimenti. Mi preoccupa il fatto che, nonostante questo sedicente imam, sia già stato diffusamente denunciato dalla stampa per le sue affermazioni violente soprattutto contro gli ebrei, Israele e Stati Uniti, ma anche nei confronti degli omosessuali e della nostra civiltà laica; nonostante il Ministero dell’Interno abbia specificato che è un soggetto “attenzionato” dalle Forze dell’ordine; nonostante sia stata chiesta la sua «espulsione immediata» da parte del vice-Presidente del Consiglio, Segretario federale della Lega ed ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini; nonostante sia stato oggetto di un’interpellanza parlamentare da parte del Senatore Marco Lisei e delDeputato Sara Kelany del Partito di maggioranza al Governo, Fratelli d’Italia, in cui si chiede al Ministro dell’Interno di intraprendere delle azioni nei suoi confronti; ebbene, ciononostante, questo sedicente imam mi ha voluto riservare due sermoni e altrettanti video in 48 ore per condannarmi sostanzialmente come “nemico dell’islam” e “collaborazionista di Israele”. Ho pertanto deciso il 15 luglio di pubblicare una “Lettera aperta” al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, evidenziando che negli ultimi anni, senza una carica pubblica e scarsa visibilità televisiva, la scorta assegnatami si è ridotta notevolmente, a un livello che reputo inadeguato alla mia condanna a morte che resta immutata. Ho fatto presente che lo scrittore Salman Rushdie, condannato a morte nel 1989 per il suo romanzo “I versi satanici” dal Fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran, l’imam Khomeini, si è salvato miracolosamente da un attentato terroristico islamico ben 33 anni dopo, il 12 agosto 2022. Perché la condanna del “nemico dell’islam” non decade mai, così come l’obbligo di ucciderlo resta valido fino alla sua morte.
Il tuo impegno a favore di Israele è un impegno di vecchia data e ben noto. Quali sono, se puoi riassumerle, le ragioni essenziali della tua vicinanza?
«Sono nato e cresciuto nei primi vent’anni in un Egitto impregnato di odio assoluto nei confronti di Israele e di un pregiudizio viscerale nei confronti degli ebrei. Sulla carta geografica nei testi di Storia in lingua araba il territorio che va dal Giordano al Mediterraneo e dal Libano al Sinai, veniva indicato come “Palestina”. Israele veniva additato come “entità sionista”, creata dall’imperialismo americano. Il regime autoritario e guerrafondaio di Nasser concepiva Israele come un cancro da estirpare, mobilitando il popolo e investendo tutte le risorse per annientarlo e far trionfare un’unica “Nazione araba”, dal Marocco ad ovest all’Iraq ad est. Ero al Cairo il 5 giugno 1967. Scoppiò la “Guerra dei sei giorni” voluta da Nasser. La Radio annunciava l’approssimarsi della “eliminazione del nemico sionista”. Sentii il fragore delle bombe con cui l’aviazione israeliana distrusse gli aerei militari egiziani a terra, determinando in poche ore la sconfitta dell’Egitto. Avevo 15 anni ed una fidanzatina che, soltanto allora, scoprii che era ebrea. In una società laica non ci si declinava per identità religiosa. Ma allora esplose la caccia all’ebreo. Fui prelevato da casa, trasferito in un centro dei Servizi segreti, mi accusarono di essere una spia di Israele.Presi atto che dall’odio nei confronti di Israele si era rapidamente passati all’odio nei confronti degli ebrei, a prescindere che fossero cittadini egiziani o di altri Stati. Successivamente si è passati all’odio di tutti i “diversi”. Prima i cristiani, anche se sono gli autentici egizi non islamizzati. Poi i musulmani eterodossi, non praticanti, sostanzialmente laici. Infine l’odio contro tutti i musulmani che non si sottomettono all’arbitrio e alla tirannia dei gruppi estremisti e terroristici islamici. Ho così compreso che solo riconoscendo il diritto di Israele ad esistere come Stato del popolo ebraico, si garantisce il diritto alla vita di tutti, ebrei, cristiani, musulmani eterodossi e musulmani praticanti ma non sottomessi ai terroristi islamici. Ecco perché “Viva Israele” è un inno alla vita di tutti.
Dopo l’eccidio di Hamas perpetrato in Israele il 7 ottobre scorso, abbiamo assistito a un rigurgito di antisemitismo senza precedenti. È qualcosa che ti ha meravigliato o te lo aspettavi?
«L’antisemitismo, o più chiaramente anti-ebraismo, ha sempre covato sotto la cenere in Italia e nell’Europa dove si è consumata la Shoah, l’Olocausto di sei milioni di ebrei. Di fatto c’è stata una continuità tra la partecipazione del regime fascista di Mussolini alla Shoah, e la politica filo-araba e filo-islamica dell’Italia repubblicana, dettata dalla strategia dell’Eni, l’Ente nazionale idrocarburi. La necessità di acquisire il petrolio e il gas degli Stati arabi ed islamici, ha forgiato sin dal dopoguerra la politica estera dell’Italia e dell’Europa, a scapito di Israele. L’anti-ebraismo è radicato nel cristianesimo, fondato sul pregiudizio che sarebbero stati gli ebrei a uccidere Gesù. Così come è radicato nelle ideologie della destra nazista e fascista e della sinistra comunista, rappresentando gli ebrei come una casta oligarchica che controllerebbe la ricchezza del mondo e determinerebbe le sorti dell’umanità. Il pregiudizio nei confronti degli ebrei si è riverberato su Israele, gettando ombre sulla sua nascita e mettendo in discussione il suo diritto ad esistere. Si tratta di un pregiudizio radicato e diffuso, presente sia ai vertici delle istituzioni, anche se non palesato, sia tra le masse dove invece viene manifestato esplicitamente e persino violentemente. La conferma la si è avuta quando Israele ha legittimamente reagito alla strage perpetrata dai terroristi islamici di Hamas il 7 ottobre 2023, con 1200 israeliani massacrati in poche ore. Ebbene, si sono capovolte le responsabilità, incolpando non Hamas ma Israele di crimini contro l’umanità e persino di “genocidio del popolo palestinese”.
Nell’islam ci sono due filoni di antisemitismo, quello originario che troviamo nel Corano e negli hadit e quello di importazione occidentale che soprattutto in Medio Oriente è stato diffuso capillarmente dalla propaganda del Terzo Reich, a partire dalla metà degli anni ’30. Entrambi li troviamo esemplificati nello Statuto di Hamas del 1989. Cosa hai da dire in proposito?
Maometto è stato uno stragista degli ebrei, così come il Corano è il testo più anti-ebraico della Storia. Nel 627 a Medina Maometto partecipò personalmente allo sgozzamento e alla decapitazione di circa 900 ebrei maschi adulti della tribù ebraica dei Banu Quraiza, mentre i bambini e le donne furono catturati, seviziati e venduti come schiavi. I terroristi islamici non sono delle “schegge impazzite” che violano e oltraggiano il “vero islam”, ma all’opposto sono i musulmani che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Tutto ciò che fanno i terroristi islamici corrisponde all’attuazione di “fatwe”, responsi giuridici islamici emessi da autorità religiose, vincolanti per i fedeli. Le fatwe si fondano sulla “sharia”, la legge islamica, basata sul Corano, il loro testo sacro chesostanzia e invera Allah; sulla Sunna, la raccolta dei detti e dei fatti attribuiti a Maometto; e sulla Sira, la biografia di Maometto. Anche la decapitazione di neonati e bambini trova una sua legittimazione in delle fatwe emesse dal “Grande imam” dell’Università islamica di Al Azhar, concepita come l’equivalente del “Vaticano dell’islam sunnita”, in quanto principale riferimento sul piano della sharia per la stragrande maggioranza dei musulmani nel mondo che appartengono alla comunità sunnita. Queste fatwe si basano sui seguenti principi: 1) Tutti gli israeliani sono forze di occupazione. 2) Gli attentati terroristici, compresi gli attentati terroristici suicidi, sono operazione di “martirio” e sono legittime sul piano della sharia. 3) L’islam legittima gli attentati terroristici anche per uccidere i bambini e le donne. Il 4 aprile 2002 Ahmed Al Tayeb, attuale Grande imam dell’Università islamica di Al Azhar, equiparabile al “Papa dell’islam sunnita”, quando all’epoca era il Mufti d’Egitto, massimo giureconsulto islamico, legittimò il terrorismo suicida affermando: “Le operazioni di martirio in cui i palestinesi si fanno esplodere sono permesse al cento per cento secondo la legge islamica. La soluzione al terrore israeliano risiede nella proliferazione degli attacchi suicidi che diffondono terrore nel cuore dei nemici di Allah. I paesi, governanti e sovrani islamici devono sostenere questi attacchi”. Sempre il 4 aprile 2002, lo scheikh Mohammad Sayed Tantawi, nella sua veste di Grande imam dell’Università islamica di Al Azhar, ricevendo al Cairo il deputato arabo-israeliano Abdel Wahhab Darawsheh, emise una fatwa in cui sentenziò: “I cittadini israeliani sono forze di occupazione. Quindi le operazioni di martirio sono la più elevata forma di Jihad. Gli attacchi suicidi sono un precetto islamico finché il popolo della Palestina riconquisterà la sua terra e farà arretrare la crudele aggressione israeliana. I giovani che le attuano hanno venduto a Allah la cosa più preziosa. Le operazioni di martirio contro qualsiasi israeliano, inclusi i bambini, le donne e i giovani, sono legittime dal punto di vista della legge islamica. Il popolo palestinese intensifichi le operazioni di martirio contro il nemico sionista, in quanto la manifestazione più alta del Jihad”.Lo Statuto di Hamas ricalca il Corano, Maometto e la storia di 1400 anni di odio islamico nei confronti degli ebrei. Vi si afferma che la Palestina non potrà essere ceduta, anche per un solo pezzo, poiché essa appartiene all’islam fino al Giorno del giudizio. “Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un bene inalienabile (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al Giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa”.L’articolo 7 dello Statuto presenta il Jihād contro il sionismo come rispondente alle parole, proferite secondo Bukhari e Muslim dallo stesso Maometto, per le quali i musulmani combatteranno ed uccideranno gli ebrei. “Benché […] molti ostacoli siano stati posti di fronte ai combattenti da coloro che si muovono agli ordini del sionismo così da rendere talora impossibile il perseguimento del jihād, il Movimento di Resistenza Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta – le benedizioni e la salvezza di Allah siano su di Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra ol’albero diranno: ‘O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo.”
Sono anni che la tua voce si fa sentire relativamente all’Islam, di cui denunci senza tentennamenti la sua incompatibilità con l’ordine democratico liberale, esattamente quello che diceva tra gli altri, Giovanni Sartori. Quindi, per te, il problema non è il cosiddetto “islamismo” la presunta degenerazione jihadista dell’Islam, ma l’islam stesso?
«Sono stato musulmano per 56 anni. Ho sempre detto che bisogna distinguere tra i musulmani come persone e l’islam come religione. Sono consapevole che ci sono i “musulmani moderati”, persone che antepongono la ragione e il cuore ad Allah e a Maometto. Il problema è l’islam, che è un sistema di potere che salda in modo indissolubile la dimensione religiosa e quella secolare, dove pertanto il peccato diventa reato. L’islam nasce nel 622 quando Maometto, cacciato dai suoi concittadini della Mecca perché si ostina a affermare che bisogna adorare solo il dio pagano arabo Allah, uno dei 360 idoli che componevano il Pantheon politeista arabo, costituisce a Medina la “tribù dei musulmani”, di cui lui assume sia la guida politica, sia la guida religiosa essendosi auto-insignito a “Messaggero di Allah”. Il Corano è concepito come un testo increato al pari di Allah. Pertanto, da 1400 anni i musulmani ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah vi prescrive. Mentre fede e ragione convivono armoniosamente nell’ebraismo e nel cristianesimo, l’islam si fonda sulla sola fede.In questo contesto, sono proprio gli integralisti, gli estremisti e i terroristi islamici coloro che più di altri ottemperano letteralmente e integralmente al Corano e a Maometto. Il Corano legittima e ordina di odiare, discriminare e uccidere i miscredenti, a partire dagli ebrei e dai cristiani. Maometto ha perpetrato crimini contro l’umanità, uccidendo, sgozzando e decapitando personalmente i suoi nemici. È stato il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il vero leader politico dei “Fratelli Musulmani” a livello mondiale, il grande burattinaio del radicalismo e del terrorismo islamico, a dire correttamente: “Non c’è un islam moderato e un islam non moderato. L’islam è l’islam”.
L’Europa di oggi è un continente che sembra del tutto incapace di affrontare la sfida strutturale che pone l’islam, non è già, demograficamente e culturalmente, una battaglia persa?
«L’Europa si trova nella condizione in cui versava nel 476, anno della caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Siamo una civiltà decaduta, dei popoli condannati all’estinzione, degli Stati nazionali collassati. Oggi, come allora, la causa scatenante del declino è il tracollo demografico. L’Imperatore Caracalla, figlio dell’Imperatore Lucio Settimio Severo, berbero africano di Leptis Magna, nel 212 con la “Constitutio Antoniana” concesse la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell’Impero. Era lo “ius soli” dell’epoca. Da Sud arrivarono i berberi per colmare la carenza di contadini nelle campagne. Da Nord affluirono i barbari per consolidare le fila dell’Esercito. E fu proprio un barbaro inquadrato nell’Esercito romano, il generale Odoacre, a destituire con un colpo di stato militare nel 476 l’ultimo Imperatore Romano d’Occidente Romolo Augusto o Augustolo, perché aveva appena 15 anni. L’Impero Romano d’Occidente finì non per la forza dei barbari, ma per la propria intrinseca debolezza. Non fu un omicidio, ma un suicidio. È la stessa realtà che si sta verificando in questa Europa. A fronte di un tracollo demografico senza pari nella Storia, sono gli stessi europei che spalancano le proprie frontiere agli islamici, i nuovi barbari, favorendo la sostituzione etnica e accelerando l’islamizzazione demografica. Di fatto l’Europa è già a un livello avanzato di islamizzazione, innanzitutto a causa della proliferazione delle moschee e delle scuole coraniche, che non sono luoghi di culto pari alle sinagoghe e alle chiese, ma dei presidi territoriali al cui interno si forma la “comunità islamica”, si pratica il lavaggio di cervello per forgiare i combattenti alla “Guerra santa islamica”, si inculca l’odio e si predica la sottomissione all’islam dell’insieme dell’umanità. La differenza è che mentre i barbari europei recepirono la civiltà romana e parteciparono alla fondazione del Sacro Romano Impero, costituito grazie al miracolo di San Benedetto e della rete dei monasteri benedettini, i nuovi barbari islamici rigettano pregiudizialmente la nostra civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane e finiranno per sottometterci alla tirannia dell’islam».