L’algoritmo di facebook, che tante suggestioni scatena, è spesso accusato di essere poco “intelligente”. Ed in effetti, chi ha subito sanzioni dal social network può concordare.
Sotto accusa, perlopiù, i “due pesi e due misure” adottati per “punire” certi contenuti. Ad esempio, il social network è stato più volte accusato di essere troppo tollerante nei confronti delle offese agli ebrei e allo stato di Israele.
Sarà forse per questo motivo che lo stato di Israele e Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, hanno deciso di avviare una cooperazione. E i primi risultati non si sarebbero fatti attendere. Sette account di giornalisti palestinesi sarebbero stati disabilitati, perlomeno è quello che denunciano i diretti interessati. Prima di trarre conclusioni, però, è necessario fare la tara considerando possibili strategie vittimiste, come propaganda filopalestinese comanda, e anche il fatto che Facebook avrebbe già chiarito che si sia trattata di un’operazione accidentale, cioè non voluta.
A non poter più accedere ai propri profili personali sul social network sono quattro redattori dalla Shehab News Agency e tre dirigenti della Quds News Network.
Nisreen al-Khatib, uno dei dirigenti della Quds News Network, ha per l’appunto ipotizzato che la sanzione subita sia frutto dell’accordo siglato all’inizio di questa estate dalla società Facebook Inc. con il governo israeliano.
Tale accordo è stato ufficializzato e reso pubblico lo scorso 11 settembre. In un comunicato congiunto, il ministro dell’Interno israeliano Gilad Erdan e quello della Giustizia Ayelet Shaked hanno spiegato che nasce dalla necessità di “mitigare l’incitamento all’odio ed al terrorismo sui social network”. Secondo la testata britannica The Guardian, il compito di monitorare e censurare i post di incitamento all’odio antisionista sarebbe affidato ad un team specifico.
Facebook, dal canto suo, ha confermato che sulla sua piattaforma “non c’è spazio per il terrorismo” e che per sconfiggerlo serve “una forte collaborazione tra i responsabili politici, la società civile, il mondo accademico e le imprese”.
Non sono certamente d’accordo i giornalisti delle due testate, entrambe con sede in Cisgiordania, che si sono ritrovati con il profilo disabilitato e inutilizzabile. O perlomeno è ciò che denunciano.
Come riportato da Al Jazeera, i sette “bannati” si sono rivolti a Facebook per avere spiegazioni, ma dalla risposta sembra proprio che si sia trattato di un “incidente”.
Insomma, che sia un errore di facebook o una strategia propagandistica filopalestinese volta a denunciare la censura prima ancora che si abbatta, non sembra proprio il risultato della cooperazione tra Zuckerberg e Israele.