Iran e Medioriente

La trattativa Abedini/Sala. Il pasticcio italiano che potrebbe danneggiare i rapporti con gli Stati Uniti

Il 3 gennaio 2025 la famiglia di Cecilia Sala ha chiesto il silenzio stampa sul suo caso perché la fase attuale è delicata e il dibattito pubblico su cosa fare (o non fare) potrebbe allungare i tempi e rendere più complicata e lontana la soluzione.

La reporter italiana Cecilia Sala, 29 anni, è stata rapita dal regime iraniano il 19 dicembre 2024, come rappresaglia per l’arresto di Mohammad Abedini Najafabadi, eseguito tre giorni prima all’aeroporto di Milano dalla polizia italiana su richiesta del Dipartimento di Giustizia statunitense e dell’FBI, dopo l’atterraggio a bordo di un volo proveniente da Istanbul.

Un altro iraniano con cittadinanza statunitense e collegato ad Abedini, Mahdi Mohammad Sadeghi, è stato arrestato quasi contemporaneamente in Massachusetts.

Come indicato nel comunicato stampa del 16 dicembre del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, Sadeghi e Abedini sono stati accusati di avere cospirato per esportare componenti elettronici sofisticati dagli Stati Uniti all’Iran, violando le leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni. Abedini è anche accusato di aver fornito supporto materiale a un’organizzazione terroristica straniera (FTO), che ha causato la morte di personale militare statunitense; in particolare, l’attacco con drone del 28 gennaio 2024 all’avamposto della Torre 22 in Giordania, che ha ucciso tre soldati statunitensi e ne ha feriti più di 40. Secondo l’FBI, il drone utilizzato nell’attacco condotto dalle milizie sostenute da Teheran era dotato di un sistema di navigazione prodotto dalla società di Abedini.

Il 28 dicembre gli Stati Uniti hanno formalizzato la richiesta di estradizione per Abedini e ora, sulla base della documentazione ricevuta da Washington, la Corte d’appello di Milano dovrà valutare se accogliere la richiesta di Washington. Se verrà dato il via libera, la decisione finale spetterà ancora al Ministero della Giustizia, che avrà 10 giorni di tempo per rendere effettiva l’estradizione. Se condannati, sia Abedini che Sadeghi potrebbero affrontare pene fino a 20 anni di reclusione.

Le trattative poco raccomandabili dell’Italia con il regime khomeinista

La richiesta di silenzio stampa annunciata dalla famiglia Sala è giustificata e indica che sono in corso trattative segrete tra le autorità italiane (Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero degli esteri e AISE, l’intelligence estera italiana) e il regime iraniano.

Incredibilmente, in seguito all’appello dei genitori di Sala, il Partito Radicale ha annunciato di avere annullato la manifestazione prevista per il 6 gennaio davanti all’ambasciata iraniana.

Una mossa del tutto inaspettata da parte dei radicali, se si considera che solo pochi giorni prima avevano annunciato che non avrebbero aderito alla richiesta del governo di non manifestare contro il regime iraniano, come riportato in un articolo de Il Giornale:

“Il governo italiano ha chiesto al pubblico di non manifestare contro il regime iraniano, come hanno illustrato i membri del Partito Radicale: “Da dieci giorni una giornalista italiana è nelle mani del sanguinario e liberticida regime teocratico iraniano. Il governo italiano ha chiesto di non manifestare, ma noi disobbediamo perché quando un giornalista di un paese democratico che fornisce solo informazioni viene arrestato senza accusa in un paese dittatoriale come l’Iran, l’ultima cosa da fare è tacere”.

A ciò si aggiungono una serie di fatti curiosi. Innanzitutto, dopo il fermo di Sala del 19 dicembre, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo modello 45, cioè senza indagati e senza titolo penale, sulle modalità dell’arresto di Abedini. L’inchiesta riguarda il breve lasso di tempo intercorso tra l’emissione del mandato di cattura ai fini dell’estradizione, datato 13 dicembre, e l’arresto di Abedini avvenuto in meno di tre giorni.

Che senso ha ottemperare a un mandato di arresto internazionale il 16 dicembre e poi aprire un fascicolo modello 45, solo dopo il rapimento di Sala, per verificare se l’arresto è stato eseguito correttamente?

In secondo luogo, come ben spiegato dal Corriere della Sera, il sistema giudiziario italiano è indipendente dal potere politico e le decisioni saranno prese dai giudici sulla base di considerazioni legali, ma se dovessero dire di no alla liberazione di Abedini in attesa di una decisione sull’estradizione, il governo avrebbe comunque la possibilità di revocare il mandato di arresto e consentire all’iraniano di tornare in patria. Il codice prevede che la revoca della misura cautelare ai fini dell’estradizione “è sempre disposta se il Ministro della Giustizia ne fa richiesta”. Inoltre, l’IRGC non è elencato come entità terroristica in Italia, e anche questo potrebbe essere usato come pretesto per liberare Abedini.

Nel frattempo, alcuni media italiani hanno iniziato a scrivere della grande volontà di Abedini di imparare la lingua italiana durante la detenzione e di pregare per Cecilia Sala. Chi stanno cercando di impressionare?

Gli obiettivi dell’Iran e la debolezza dell’Italia

Una delle prime richieste dell’Iran, dopo aver lamentato il “rapimento” di Abedini, è stata quella di concedergli gli arresti domiciliari. Tuttavia, la Procura di Milano ha espresso parere negativo su tale misura perché l’appartamento indicato dal consolato iraniano dove Abedini sarebbe stato posto agli arresti si trova a soli tre chilometri dalla sede consolare iraniana di Milano. Come se non bastasse, fino a oggi non è stata inoltrata alcuna richiesta di utilizzo del braccialetto elettronico alla caviglia (è necessario il consenso specifico del detenuto).

Il 15 gennaio 2025 la Corte d’appello di Milano deciderà se applicare gli arresti domiciliari a Mohammad Abedini o tenerlo in carcere fino a quando la magistratura italiana e il Ministero della Giustizia non ne prenderanno in considerazione l’estradizione negli Stati Uniti.

Vale la pena ricordare che nel febbraio 2023 il cittadino russo Artem Uss, accusato di contrabbando di tecnologia militare e ricercato dagli Stati Uniti, è evaso dagli arresti domiciliari a Milano. Il provvedimento era stato concesso dalla Corte d’appello di Milano e la sua fuga ha scatenato una raffica di accuse tra il governo Meloni e i giudici della Corte.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha posto quest’ultimo sotto inchiesta disciplinare, ma non ha portato a nulla. È quindi difficile credere che i giudici appoggeranno il governo e alleggeriranno la posizione giudiziaria di Abedini (se questo è l’obiettivo del governo italiano).

Inoltre, un’eventuale seconda fuga comprometterebbe seriamente la credibilità politica e giudiziaria dell’Italia a livello internazionale.

Il problema degli arresti domiciliari è solo una parte di una questione molto più ampia che riguarda il vero affare, lo scambio di prigionieri tra Mohammad Abedini e Cecilia Sala. È ovvio che c’è una netta differenza tra un arresto effettuato in base al diritto internazionale, come nel caso di Abedini, e il rapimento di una giornalista da usare come merce di scambio. La detenzione di Cecilia Sala non è altro che un atto di terrorismo per ottenere il rilascio di Abedini ed evitare l’estradizione negli Stati Uniti.

Come spiegato dal Prof. Adrian Calamel, esperto di Iran e membro del Terrorism Fellow presso l’Arabian Peninsula Institute:

“Le tattiche di Teheran sono state categorizzate o definite come diplomazia degli ostaggi quando in realtà si tratta di puro terrorismo. La strategia è stata piuttosto semplice, mentre il mondo gioca all’interno del sandbox diplomatico il regime gioca all’esterno, catturando persone innocenti da usare come merce di scambio per miliardi di dollari o svincolare un agente del regime dall’arresto, dall’estradizione e dalla prigionia, il caso di Cecilia Sala non è diverso”.

Il fallimento dell’intelligence italiana?

Un aspetto da evidenziare riguarda l’inerzia dell’intelligence italiana nel proteggere preventivamente Cecilia Sala, come spiegato dall’ex capo dell’intelligence estera italiana, Marco Mancini, in un’intervista a Il Riformista del 31 dicembre 2024. Secondo Mancini, l’intelligence estera italiana aveva due giorni di tempo per contattare Sala e farla evacuare dall’Iran; l’operazione avrebbe potuto essere compiuta in poche ore, ma ciò non è avvenuto.

Un secondo punto messo in discussione da Mancini riguarda il fatto che le autorità statunitensi avrebbero contattato la polizia italiana, ma non l’intelligence italiana, il che potrebbe implicare una sfiducia nei confronti di quest’ultima. È una possibilità? Se sì, perché?

In terzo luogo, Mancini si chiede perché gli italiani abbiano arrestato subito Abedini invece di seguirlo e identificare l’intera rete di contatti, prima di procedere all’arresto, e questo è un altro punto chiave. Perché?

Cosa dovrebbe evitare l’Italia adesso?

Inutile dire che l’ultima cosa di cui l’Italia avrebbe bisogno è negoziare con il regime iraniano e infine respingere l’estradizione di Abedini negli Stati Uniti.

Si tratterebbe di una situazione tragicomica che, si spera, resterà un’ipotesi ben lontana dalla realtà: prima l’Italia procede all’arresto di un individuo sulla base di un mandato di cattura internazionale, poi cerca di trovare una scappatoia per liberarlo dopo che il regime iraniano rapisce un cittadino italiano e nonostante i 2 giorni, tra il 16 e il 19 dicembre, che l’intelligence italiana ha impiegato per fare uscire Cecilia Sala dall’Iran, prima del suo definitivo arresto.

È divertente sentire come il Ministero degli Esteri iraniano si sia lamentato del fatto che “gli Stati Uniti utilizzino la politica degli ostaggi”, quando il regime iraniano è famoso in tutto il mondo per la presa di ostaggi e per la “diplomazia degli ostaggi” precedentemente citata.

Inoltre, il ministro degli Esteri iraniano si è anche lamentato del fatto che gli Stati Uniti volessero danneggiare le relazioni Italia-Iran. Cosa significa? Beh, l’Italia non può sicuramente essere considerata un paese ostile all’Iran. A differenza della Germania, finora non ci sono state operazioni importanti contro asset terroristici iraniani, l’IRGC non è nella lista nera come entità terroristica e le rassicurazioni ricevute dal Ministero degli Esteri italiano dal regime iraniano in merito alla protezione dei soldati italiani UNIFIL in Libano, dopo l’attacco missilistico di Teheran contro Israele, risalgono solo allo scorso aprile.

Quindi, l’Italia sta considerando uno scambio di prigionieri con il regime iraniano? È molto probabile. Tuttavia, potrebbe essere una scelta gravida di conseguenze per l’Italia. Innanzitutto, perché la nuova amministrazione Trump che sta per entrare in carica a Washington D.C. ha una linea dura nei confronti dell’Iran e non accetterebbe una decisione italiana di liberare Abedini. Questo scenario comprometterebbe seriamente i rapporti tra Italia e Stati Uniti.

In secondo luogo, l’Italia dovrebbe tenere ben presente che il regime iraniano si trova attualmente in una situazione di grande debolezza, sia a livello internazionale che nazionale. Non è possibile escludere che Khamanei e i suoi complici possano presto seguire le orme di Assad, se non peggio. Il governo Meloni potrebbe quindi ritrovarsi con un’amministrazione statunitense molto turbata e, all’improvviso, senza più amici a Teheran che si preoccupino delle “relazioni Italia-Iran”. In effetti, i khomeinisti sono così amici che non hanno esitato a rapire una donna italiana di 29 anni e a rinchiuderla nella famigerata prigione di Evin.

In terzo luogo, cedere potenzialmente alle pressioni del regime iraniano incoraggerebbe ulteriori rapimenti di cittadini stranieri da parte del terrorismo sponsorizzato dall’Iran e della cosiddetta “diplomazia degli ostaggi” padroneggiata da Teheran.

L’unica risposta dovrebbe essere quella di attuare forti pressioni e misure più severe contro un regime agonizzante disposto a tutto per restare a galla. Questo è il momento giusto per annientarlo. Per quanto drastico possa sembrare, l’Italia ora deve schierarsi: o gli Stati Uniti o il regime iraniano. Lo stato di diritto o lo stato del terrorismo.

Traduzione di Niram Ferretti

https://www.thewashingtonoutsider.com/the-abedini-sala-negotiations-italys-hash-that-could-harm-relations-with-the-united-states/

Torna Su