«Oggi possiamo pubblicare che fra il 5 e il 6 settembre 2007 la nostra aviazione colpì e distrusse un reattore nucleare in fase avanzata di costruzione a Deir ez-Zor, 450 chilometri a nord di Damasco».
Con questo comunicato le forze armate israeliane hanno rivelato per la prima volta la paternità della gloriosa “Operazione Orchard”, che finora Gerusalemme aveva sempre descritto basandosi su mai precisate «fonti straniere».
Non era certo un segreto, ma tale doveva essere per l’Idf e per lo stato di Israele. Perlomeno fino ad oggi.
L’operazione era stata fortemente voluta dall’allora premier israeliano Ehud Olmert ed era tornata di dominio pubblico recentemente, in occasione del decimo anniversario che Israele ha celebrato con un nuovo attacco andato a buon fine, questa volta contro una base militare siriana. Uno scacco matto al regime di Damasco che ha ricordato quello, ben più glorioso, dell’epica “Operazione Orchard”, ossia “Operazione Frutteto”.
Quanto accaduto nella notte tra il 6 e 7 settembre 2007 rappresenta uno dei più encomiabili successi militari di Israele, pari anche nel gradimento dell’opinione pubblica all’operazione Entebbe e all’operazione Babilonia che si è concretizzata nella distruzione di un reattore nucleare in Iraq.
Ma perché tenere nascosto un così paradigmatico successo militare e soprattutto perché ammetterlo ufficialmente a distanza di dieci anni?
Questione di geopolitica, esattamente come ai tempi dell’operazione Babilonia e della cosiddetta “dottrina Begin”. In questo caso, il messaggio da recapitare ha un destinatario preciso: l’Iran. E, soprattutto, l’accordo sul nucleare fortemente voluto dall’ex presidente Usa, Barack Obama.
Cambiata l’amministrazione a stelle e strisce, con un Trump che vorrebbe cancellare in toto tale accordo e sta pure esercitando pressioni in tal senso nei confronti dei poco recettivi paesi europei, Israele ha pensato di far capire a Teheran che c’è qualcuno, indovinate chi, che è stato in grado di distruggere un reattore nucleare a Saddam Hussein nel 1981 ed un altro ad Assad nel 2007.
I più lungimiranti sono perfettamente in grado di comprendere dove potrebbe situarsi il prossimo reattore nucleare destinato ad essere abbattuto da Israele.
Non sono tempi favorevoli per l’Iran, anche in seguito alla notizia della nomina del nemico giurato Mike Pompeo a segretario di Stato degli Stati Uniti d’America.
Per gli storici e gli appassionati di Medio Oriente, invece, è stata una giornata importante: una verità risaputa è diventata da oggi anche ufficiale. Geopolitica a parte.