Ebraismo

La Giornata della memoria morta

Il 27 gennaio: ancora Giornata della Memoria nel mezzo di un aumento vertiginoso infernale dell’antisemitismo-antisionismo, all’estrema dismisura del 400 %, di un’ondata di demonizzazione de-umanizzazione del Popolo e dello Stato ebraico, devastati dal 7 ottobre e dalla pianificazione di nuovi 7 ottobre. 

Dunque, la Giornata della Memoria è fallita nei suoi scopi dichiarati. Non è riuscita a limitare e arginare la furia antisemita. Tutte le promesse e i solenni “mai più!” si sono rivelati traditi, negati, ipocriti. I suoi usi rituali e abusi istituzionali hanno mostrato una celebrazione retorica, un omaggio tanto dovuto quanto astratto, in una banalizzazione che ha raggiunto il livello di un ribaltamento del suo senso originario. Evidente quando, subito dopo l’illimitato orrore del 7 ottobre, piazze fanatiche in Europa e Stati Uniti hanno urlato “Gas agli Ebrei!” in un nuovo antisemitismo più selvaggio, più esteso di prima. Quando l’autodifesa dello Stato ebraico ha colpito le strutture terroriste genocide di Hamas e Hezbollah nei loro inferni sotterranei, coperti da scudi umani e schiavi palestinesi, il mondo ha voltato le spalle agli ebrei e prestato fede al megafono degli assassini seriali. I media di tutto il mondo, senza vergogna, sono diventati una Al Jazeera universale. 

Le forme usuali e rituali della Giornata della Memoria ne sono rimaste travolte, riducendola a Memoria Morta, al limite della morte della Memoria. Dalla ritualizzazione vittimistica della memoria della Shoah si è passati all’invocazione e programmazione di una nuova Shoah in altre forme. Dall’industria della morte del nazionalsocialismo hitleriano a un antiebraismo più selvaggio, esibito e trionfante di tagliagole, stupratori seriali, seviziatori, sequestratori. Fino all’esposizione di uno scoperto hitlerismo di “morte agli ebrei” da parte di movimenti nazi-islamici addirittura alla vigilia o durante lo stesso 27 gennaio, con guerriglie urbane di proclamata inciviltà. Come ad esempio l’orrore di Amsterdam, la città di Anna Frank che ha visto la caccia di squadre islamiche agli sportivi israeliani. Resta l’immagine tremenda dell’ebreo picchiato a sangue che grida, nel disperato tentativo di difendersi, “Io non sono ebreo!”  

Superato ogni limite, molti Ebrei, filo-semiti, amici di Israele e giusti si dissociano apertamente dai riti della Giornata della Memoria, consapevoli che la lotta civile e morale contro il nuovo terribile antisemitismo/antisionismo è entrato in una nuova fase che richiede nuove forme di impegno. 

La comunità ebraica di Bologna ha deciso di boicottare il 27 gennaio, con lo sdegno per la “banalizzazione-trivializzazione del dolore ebraico”, davanti alla violenza antisemita nell’università e a gesti ostili dell’amministrazione comunale. “Non lo tollereremo, non ci presteremo a celebrare una memoria che ricorda gli ebrei morti per escludere quelli vivi”. Carmen Del Monte, presidente della comunità ebraica di Bologna, afferma: “Bologna vuole ricordare ipocritamente i nostri nonni uccisi, mentre sventola la bandiera di chi vuole uccidere noi e i nostri figli oggi. No, grazie”. Gli ebrei bolognesi respingono “la giornata degli smemorati” a favore di una “memoria viva”.

La comunità ebraica di Milano diserta gli eventi che vedono la presenza dell’ANPI (una volta l’associazione dei partigiani, ora un gruppo politico collaterale estremista), che accusa Israele di “genocidio”. Davide Romano, assessore alla cultura della comunità ebraica di Milano e direttore del Museo della Brigata Ebraica, dichiara di disertare gli eventi del 27 gennaio perché ogni 25 aprile la Brigata Ebraica viene contestata dai centri sociali e dagli islamisti. Romano afferma che “il 95% delle aggressioni antisemite sono di matrice islamica”. 

Pierluigi Battista, noto scrittore e giornalista, amico degli Ebrei, autore del recente “La nuova caccia all’ebreo”, ha scritto l’articolo “Disertiamo il Giorno della Memoria perché è una scommessa culturale perduta” (Il Foglio, 23 gennaio):  

“Oggi il ‘mai più’ sta diventando ‘ancora una volta’, una nuova caccia all’ebreo con persecuzioni, agguati, assalti alle sinagoghe in tutto il mondo occidentale, dimentico di sé e demolito dal fanatismo antisionista (cioè antiebraico). […] La Shoah è stata sconsacrata. Ha scritto Lia Levi, sbalordita, costernata: perché ci invitate nelle scuole, se poi quando riprende fiato l’odio per gli ebrei, vi dimenticate di noi? Nel cuore della cultura antifascista il nuovo antisemitismo, camuffato da antisionismo, dilaga senza argini. […] Nel Giorno della Memoria gli ebrei sono lasciati soli, omaggiati con una cerimonia sempre più anemica e svogliata. Ma nel profondo lasciati soli, circondati dalla diffidenza. […] E allora bisogna protestare, non accettare l’abbandono come fosse cosa normale. Disertiamo il Giorno della Memoria”.

Problemi non di oggi. Già nel 2014 la scrittrice ebrea Elena Loewenthal scrisse un libro che fece discutere: “Contro il Giorno della Memoria. Una riflessione sul rito del ricordo, la retorica della commemorazione, la condivisione del passato”.

Lo scrittore e filosofo della comunicazione, Ugo Volli, nel 2022 ha pubblicato “Mai più! Usi e abusi del Giorno della Memoria” contro l’inflazione retorica e per una memoria liberatoria e costruttiva. Dove scrive:     

“È nata una forma di ‘religione delle vittime’, che sono accettate e rimpiante proprio in quanto non ci sono più, per essere state distrutte ed eliminate, proprio come oggi si vorrebbe distruggere l’autodeterminazione politica e statale di quella parte del popolo ebraico che è sopravvissuto. Israele e la sua capacità di autodifesa è oggi la sola garanzia che la Shoah non si possa ripetere – giacchè si è visto che anche l’ordine legale dei ‘più civili’ Stati europei, liberali o socialisti o dittatoriali che fossero nel secolo scorso, non è bastato a impedire il genocidio”.

La memoria ebraica ha una particolare forza-intensità, è un dovere fondamentale, coincide con un’azione. “Tutta la Torah è memoria: memoria di regole, costumi, credenze, persone, cose, eventi. Non storia, ma vivo insegnamento, che stabilisce delle ‘barriere’ rispetto all’esterno e al passato che racconta, ammonendo spesso a non fare come gli egizi o i cananei.”Burocrazie globali sradicate, come quelle della UE e dell’ONU, vogliono distruggere le diversità identitarie in un universalismo astratto uniforme, che conduce all’autodistruzione culturale delle differenze. In questa tendenza s’inserisce la banalizzazione-ritualizzazione della Shoah, la negazione della sua unicità con l’indebira assimilazione alle tante stragi della storia. Così si diffondono negazionismo, un imperialismo della globalizzazione egualitarista, internazionalismo marxista e ‘woke’. Tutti i mali del mondo vengono attribuiti all’esistenza di realtà identitarie, nazionali, religiose, di popoli autocoscienti.

L’intera vita ebraica, nazionale e religiosa, è scandita da un calendario memoriale, in una memoria viva che rende contemporanei e vissuti eventi molto distanti nel tempo. Questa segna la radicale diversità ebraica dalla memoria museale delle celebrazioni dei gentili. Si sa che la Giornata della Memoria non è ebraica, ma è stata istituita da diverse autorità internazionali e nazionali per il loro senso di colpa relativo all’orrore genocida della Shoah. Vi partecipano Ebrei perché invitati come testimoni. Ebraico, invece, è Yom Ha-Shoah nella Terra di Israele, che si realizza nel silenzio e nell’immobilità al suono delle sirene, simbolo del grido di dolore dei martiri.    

Molti osservano, ma senza stupore, che diverse volte gli stessi celebranti le cerimonie del “mai più” partecipano poi alla demonizzazione di Israele, costretta a difendersi per evitare quella nuova Shoah che è nei piani dei nazisti islamici, genocidi più feroci degli stessi carnefici storici della Shoah.  

Da qui, il ripensamento in atto, il bisogno pressante di voltare pagina, di smascherare gli ipocriti, i sepolcri imbiancati. 

Anche Fiamma Nirenstein ha scritto nel Giorno della Memoria: 

“Questo è il giorno della non-memoria. ‘Never Again’ è stato cancellato. L’antisemitismo e l’intenzione di spazzare via il popolo ebraico circondano come un anello di fuoco Israele, e ovunque nel mondo monta la marea ideologica antisemita. È chiaro e sensato, dunque, il rifiuto di ogni celebrazione fasulla o formale. […] Dopo il 7 di ottobre, sono marcite le formule retoriche che hanno simulato una moralistica, minimale riparazione che invece ha coperto intenti politici. Chi oserà adesso, senza vergogna, raccontare la favola bella della memoria della Shoah, mentre in televisione criminalizza Israele e lo descrive con le cifre ricevute da Hamas”.

Il noto psicanalista Alberto Sonnino – ebraista autore di “Trauma della Shoah, ebraismo e psicanalisi” (F. Angeli) e “Hagadà di Pesach. Dario Coen e il Rav Roberto Della Rocca dialogano con lo psicanalista Alberto Sonnino. Prefazione di Rav Riccardo Di Segni” (Belforte Editore) – in un intervento sull’attuale Giornata della Memoria ha parlato di ANTROPOLOGIA DELLA SOSTITUZIONE, cioè l’aberrazione di definire gli ebrei nuovi nazisti e i palestinesi nuovi ebrei, che conduce a un ribaltamento, diniego, rimozione della realtà della Shoah e del 7 ottobre. Un fenomeno che definisce, nella psicologia della memoria, come un CANNIBALISMO STORICO. I sopravvissuti tra le vittime restano talmente traumatizzati da manifestare un tremendo, insanabile senso di colpa: gli scampati della Shoah hanno taciuto paralizzati per decenni, decine di giovani scampati al terrificante massacro del Nova Festival si sono suicidati.   

I dimostranti fanatici delle piazze antisemite hanno menti prigioniere e intossicazione psico-ideologica, per cui cancellano e rimuovono completamente la realtà. Fanatizzati come antifascisti, praticano un nuovo fascismo. Corazzati nelle loro gabbie mentali, restano chiusi e ciechi davanti a ogni percezione della realtà. 

Anche i vertici e alcune gerarchie della Chiesa cattolica partecipano all’antisionismo diffuso, con una regressione all’antigiudaismo preconciliare e un colpo mortale al dialogo ebraico-cristiano che, pur tra difficoltà e incomprensioni, stava compiendo significativi progressi di comprensione reciproca. 

Anche coloro che partecipano alle Giornate della Memoria come sono, restano pieni di dubbi e tormenti, consapevoli dei molti aspetti di sterilità, vanità, equivoci di questa istituzione come si è venuta a fossilizzare. La Giornata della Memoria dei gentili può ritrovare un senso di memoria viva solo se sarà capace di affermare la priorità esplicita della condanna morale del nuovo antisemitismo in atto, della sua realtà genocida antiebraica, dei suoi piani di condanna a morte crudeli per gli ebrei viventi. 

Per rompere le gabbie della realtà ufficiale e della sua retorica ipocrita controproducente, e far fiorire il primato ebraico della cultura della vita e della libertà contro la cultura della morte e della schiavitù. 

 

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