Come ha scritto qui Antonio Cardellicchio, https://www.linformale.eu/per-una-giornata-della-memoria-rinnovata-alla-luce-del-presente/ “La Giornata della Memoria ufficiale, istituzionalizzata, quella delle buone intenzioni, che sta diventando più oblio che memoria, quella delle autorità pubbliche e degli studenti precettati, con generosi testimoni ebrei invitati, è fallita”.
È fallita pedagogicamente, è fallita culturalmente, e si tratta di un fallimento che non riguarda solo l’Europa ma anche gli Stati Uniti, che interpella dunque l’Occidente, ciò che siamo oggi.
Le manifestazioni eclatanti di antisemitismo che sono seguite all’operazione militare di Israele a Gaza dopo il maggiore eccidio di ebrei dalla fine della Seconda guerra mondiale ai giorni nostri, dimostrano che gli unici ebrei su cui è legittimo il compianto prolungato sono quelli lontani nel tempo e causati dal nazismo, considerato, con totale parzialità, come il male assoluto del Novecento. Gli altri ebrei, nella fattispecie gli ebrei israeliani, possono essere massacrati nei modi più barbari e atroci senza che questo susciti esecrazione mondiale se non per un periodo limitato, ovvero quello previo alla reazione di Israele, perché, subito dopo di essa, la loro morte viene immediatamente ridimensionata da quella delle vittime civili palestinesi, o addirittura, con i cadaveri stuprati e decapitati da Hamas ancora caldi, ci si appresta a contestualizzarla come conseguenza delle politiche “segregazioniste” e “omicide” di Israele, come effetto dell'”occupazione”.
La nazificazione degli ebrei israeliani, perverso prodotto della propaganda sovietica iniziata negli anni Sessanta, la demonizzazione dello Stato ebraico, rappresentato come l’ultimo e più feroce avamposto del colonialismo europeo, anche questa una creazione della propaganda russa, e la parallela totemizzazione degli arabi, nella fattispecie dei palestinesi nel ruolo fisso delle vittime, ha fatto sì, da almeno quattro decenni, che tra gli ebrei uccisi dai nazisti ottanta anni fa e quelli uccisi da Hamas oggi, e prima di Hamas dall’OLP e dalle varie sigle terroristiche orbitanti nella sua galassia, si creasse una cesura radicale.
La cesura, appunto, non è di oggi, si è sedimentata progressivamente e non è cessata certo quando l’Unione Sovietica è crollata negli anni ’90.
Il legame strutturale tra propaganda nazista e antigiudaismo islamico che è stato messo accuratamente in mostra da diversi studiosi, tra cui, Matthias Küntzel https://www.linformale.eu/antisemitismo-la-radice-del-problema-intervista-a-matthias-kuntzel/quindi il legame di continuità tra la volontà eliminazionista nazista e quella islamica rappresentata da Hamas, non si è mai imposto, anzi si è fatto in modo di occultarlo o minimizzarlo, eppure bastava leggere a fondo lo Statuto di Hamas del 1988 per rendersi conto di quanto questo documento violentemente antisemita contenesse una esplicita volontà omicida nei confronti di ogni ebreo israeliano.
Sarebbe ora, dopo il 7 ottobre, nel momento stesso in cui si commemorano gli ebrei genocidiati nella Shoah, di allargare il perimetro del discorso e indicare come quell’apice industrializzato dell’assassinio degli ebrei su larga scala, sia stato un momento dentro una lunga storia di cui il 7 ottobre rappresenta ancora il proseguimento.
L’ultimo libro di Ugo Volli, La Shoà e le sue radici. Un percorso didattico https://www.linformale.eu/la-longevita-dellodio/è, in questo senso, un limpido strumento per sottrarre il Giorno della Memoria alla sua imbalsamazione, da una retorica che lo congela nel tempo isolando la terribile tragedia che ha rappresentato da ogni legame con l’attualità, intento politicamente e culturalmente strumentale, atto ad occultare la matrice nazi-islamica del conflitto israelo-palestinese per ridurne la portata a una disputa meramente territoriale.
Gli ebrei uccisi dai carnefici di Hitler e quelli uccisi dai carnefici di Hamas sono stati uccisi in quanto ebrei, sono stati uccisi perché costretti dentro una ben precisa demonologia che prevedeva e prevede la loro estinzione, a livello planetario nel primo caso, a livello regionale nel secondo.
Ricordare il passato, dunque, non può essere disgiunto dalla necessità di legarlo alla crudezza del presente nella consapevolezza lucida che la lotta all’antisemitismo e alla sua declinazione omicida non solo non è mai finita ma è, drammaticamente, ancora in corso.