Il genocidio da Gaza diventa genocidio a Gaza, nella parola scritta di Papa Bergoglio.
Gravissima, infame accusa al popolo ebraico e alla sua patria. Una sfumatura linguistica su un’indagine da fare per definire il “genocidio” sul piano tecnico non riesce a coprire la sostanza. L’aggressione verbale antigiudaica, antisemita, è stata fatta e a nulla servirebbe un improbabile ridimensionamento o ritrattazione.
Siamo a un punto di svolta della condotta vaticana su questa esplosiva questione. Siamo a un atto di restaurazione dell’antigiudaismo pre-conciliare. Già precedenti posizioni papali ed ecclesiastiche erano state ambigue, equidistanti, ponendo sullo stesso piano i carnefici sadici del terrore islamico del 7 ottobre e le vittime straziate.
Già Rav Riccardo Di Segni aveva denunciato il passaggio dall’accusa di deicidio all’accusa di genocidio. Dal deicidio al genocidio, proprio questa trasformazione supera di fatto il Concilio Vaticano II.
Si scatenano i mai dismessi paradigmi stereotipati dell’ebreo vendicativo dalla testa dura, dell’ebraismo religione della vendetta rispetto a un Cristianesimo nuova religione dell’amore. Rapido negazionismo del tegenocidio reale del 7 ottobre e, con la vittoria della guerra psicologica del terrore antisemita, ecco un genocidio inventato.
Edith Bruck, una interlocutrice privilegiata di Papa Francesco, ha criticato in modo aperto le sue vergognose parole e lo ha rimproverato per il suo silenzio sull’ondata di odio antisemita in atto. L’Associazione Evangelica d’Italia per Israele ha rivolto la stessa critica, e auspicato la cancellazione di quelle parole del pontefice. Molti cristiani si dissociano con dolore dall’antisemitismo papale, e continuano ad agire per un serio dialogo ebraico-cristiano.
L’ebreo annientato dalla Shoah era accusato di essere una pecora al macello; l’ebreo di Israele, che ha imparato l’autodifesa dai piani eliminazionisti, viene accusato di essere diventato genocida.
Un popolo nella sua Terra che vuole la pace, vive di pace, che ha la cultura della pace nel suo cuore e nella sua condotta, è costretto in modo tragico a fare una guerra di difesa per il diritto di esistere contro il crimine di esistere. Il popolo più naturalmente e radicalmente antifascista del mondo viene infamato con il marchio di essere fascista. Il popolo che primo al mondo ha creato la fraternità dell’amore nella prossimità e lo ha insegnato al mondo, viene accusato di essere un agente dell’odio.
Un nazi-islamismo terrorista, genocida, sadico, apocalittico, che vive di guerra e per la guerra, che pianifica una nuova Shoah, che supera nella sua azione sanguinaria antiebraica, anticristiana, antioccidentale l’immaginario più crudele e disumano, viene ignorato, assolto, giustificato, glorificato come una “ resistenza degli oppressi”. Dove, insieme a un rovesciamento feroce della verità dei fatti, si compie un’atroce, mortale offesa alla storica Resistenza antifascista e alla guerra degli Alleati per la capitolazione della Germania genocida.
Questo triste e antimorale mondo della post-verità e del post-umano riceve ora la benedizione di Papa Bergoglio, con la maledizione del coraggio e dell’energia ebraica per la propria esistenza libera e la difesa delle democrazie e delle libertà di tutte le persone e popoli, cristiani inclusi.
Il pessimo gesto di restaurazione antigiudaica di Papa Bergoglio s-radica il cristianesimo stesso, disgrega il messaggio biblico, contribuisce alla diffusione di un antisemitismo violento ossessivo, pratica il silenzio sulle stragi dei cristiani realizzate dagli stessi barbari che agiscono per l’eliminazione degli ebrei dal Medio Oriente e dalla faccia della terra.
Il cristianesimo è stato nel suo insieme antitotalitario, per la cultura della persona e dell’autonomia, per la separazione del potere politico, per la sua radice ebraica. Ma ha avuto gravi cadute nel totalitarismo, come mostrano il clerico-fascismo e il catto-comunismo, ed ora con una tendenza filo-islamica. Tutti aspetti che hanno stimolato l’antigiudaismo prima e l’antisemitismo poi.
Questa ripresa dell’antigiudaismo cristiano demolisce un elemento chiave delle tesi conciliari, formulate dal cardinale Ratzinger per incarico di Giovanni Paolo II: il superamento della teologia della sostituzione, che pretendeva una Chiesa cattolica come Israele celeste, contro un’Israele terrestre degli ebrei deicidi. Ora la Chiesa sembra accogliere la pericolosa, dominante ideologia della sostituzione, che ritiene i palestinesi come nuovi ebrei e gli ebrei come nuovi nazisti, e rischia addirittura di raggiungere il limite di una riedizione della teologia della sostituzione. Tendenza della quale ho scritto più volte, perché mi sembra un pilastro essenziale della guerra culturale in atto da parte del totalitarismo islamico.
I morti di Gaza, amplificati e moltiplicati dalla menzogne alla Goebbels dei megafoni terroristi, sono tutti segnati nel libro della colpa politica, militare, morale di Hamas, Jihad e Iran. Morti scaricati su Israele che, unico esercito al mondo, avvisa prima delle bombe per salvare le vite, riduce al meno possibile gli effetti della guerra. I bombardamenti israeliani sulle strutture offensive del terrore sono le più selettive e controllate mai avvenute, una cosa volutamente limitata rispetto ai bombardamenti massicci e indiscriminati per distruggere l’Isis, o a quelli della Seconda guerra mondiale fatti per ottenere la capitolazione della Germania e del Giappone.
La menzogna del genocidio diventa insostenibile davanti all’evidenza dell’incremento demografico degli arabi palestinesi, degli aiuti alimentari sanitari forniti da Israele e rapinati da Hamas, dei nemici feriti curati e guariti negli ospedali di Israele. Papa Bergoglio ha superato la linea rossa, ha perduto l’apparente equidistanza (già di per se grave, in uno spartiacque tra civiltà umana e barbarie disumana) e si allinea agli ayatollah dell’Iran, agli Erdogan, agli Assad e ai capi terroristi vari, per lanciare, solo con una sottile differenza linguistica, la stessa pesante accusa.
Israele, in solitudine, difende se stesso e la pluralità del mondo, abbandonato e pugnalato alla schiena dalle democrazie, assediato da sette lati da nemici spietati che ne vogliono la cancellazione. Invece, la parola “genocidio” viene usata a vanvera. Alain Finkielkraut previde che questa parola, con un diffuso uso improprio, avrebbe condotto a un’inflazione banalizzante e fuorviante. Con il risultato di produrre genocidi inventati a copertura, giustificazione ed esaltazione dei reali, compiuti genocidi degli ebrei.
Riguardo a Papa Bergoglio, pesa la sua cultura terzomondista, populista, con tendenze qualunquiste e antioccidentali. Ricordiamo il vergognoso auspicio della bandiera bianca per la resa ucraina al terrorismo invasore russo, i cedimenti all’orrido regime cinese che perseguita tutte le libertà e tutte le religioni, i compromessi filo-islamici, la denuncia blanda o il silenzio sulle persecuzioni dei cristiani.
Mentre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano un elevato livello culturale, teologico-filosofico (come riconobbe Rav Riccardo Di Segni), Bergoglio sembra navigare a vista, oppure si muove nelle coordinate prima descritte. Ricordo che una volta Benedetto XVI, nel ricevere una importante delegazione rabbinica, disse: “La Chiesa vi ama, perché comuni sono i padri.”
Poi, nella storia, diversi papi hanno costruito l’antigiudaismo oppure favorito l’antisemitismo. Come documentato in ampiezza e profondità da: Daniel Jonah Goldhagen “La questione morale. La Chiesa cattolica e l’olocausto”, (2003 ed.it.); David Kertzer, “Papi contro gli Ebrei. Il ruolo del Vaticano nell’ascesa dell’antisemitismo moderno” (Rizzoli 2002); Ottavio Di Grazia e Nico Pirozzi, “La croce e la svastica. Il pontificato di Pio XII tra silenzi e complicità” (2002); G. Miccoli, “Antisemitismo e cattolicesimo” (Morcelliana 2013); George L. Mosse, “Hitler e il Terzo Reich” (Laterza 1997).
Molti amici cristiani criticano e condannano le ingiuste parole del Papa, o almeno esprimono forti perplessità.
Penso che, dopo aver espresso indignazione civile sull’atto antiebraico del Pontefice regnante, si possa e si debba auspicare ed agire per una ripresa di un serio e profondo dialogo ebraico-cristiano per superare l’antisemitismo, evitare che questo antisemitismo snaturi lo stesso cristianesimo, e valorizzare un’etica religiosa in una società secolarizzata.
Il pensiero va al grande maestro, il Rabbino Jonathan Sacks, campione di un dialogo esemplare tra l’Ebraismo, la Chiesa Anglicana, la Chiesa Cattolica e tutte le minoranze religiose. La sua parola sapiente, nel libro “Morality”, capitolo ‘Religione’, scrive che le comunità religiose, in quanto comunità morali, hanno un ruolo decisivo nel tessuto democratico di una società (come sosteneva Tocqueville nella sua analisi della società nordamericana), rappresentano una realtà di comportamenti virtuosi, mentre la secolarizzazione non riesce a stabilire un’etica e comportamenti giusti, anzi favorisce l’espansione di comportamenti ingiusti e criminali.
Scrive Sacks:
“Se Dio, libero e creativo, ha fatto gli uomini a sua immagine, allora anche noi siamo capaci di libertà e di creatività. Diversamente dai greci presocratici, la Bibbia si concentra più sulla volontà e la scelta che sul carattere e sul fato. I suoi primi grandi drammi – Adamo ed Eva nel giardino di Eden, Caino e Abele, i patriarchi e le matriarche e le società in cui vissero – riguardano la perenne scelta tra il bene e il male, la giustizia e la colpa. La persona umana viene vista sia dal punto di vista fisico che spirituale, in parte corpo, in parte anima, polvere della terra e, tuttavia, anche respiro di Dio. […] Questa visione è in contrasto con l’idea greca di fato, e l’idea scientifica moderna del determinismo biologico o neurologico […] Nella moralità biblica è l’individuo, non lo Stato, che è sacrosanto.”
La falsa parola del Papa può essere smentita, contro l’antisemitismo e la scristianizzazione, da una cooperazione tra comunità morali per un bene comune. In una realtà spirituale e di azione che favorisce la vitalità democratica e la valorizzazione della libertà e dignità della persona.