I palestinesi che incitano alla violenza contro Israele sono definiti leader, quelli che osano contraddire l’Autorità Palestinese, il presidente Mahmoud Abbas o uno dei suoi amici sono chiamati criminali e possono rischiare di essere interrogati e/o imprigionati.
La leadership dell’Autorità Palestinese è sempre disposta al giro di vite sui suoi critici, tra cui giornalisti, editori, accademici, attivisti per i diritti umani e membri del parlamento. A questo proposito, l’AP e il suo presidente mostrano una somiglianza con gli altri dittatori del mondo arabo.
Come le leggendarie scimmiette giapponesi che non vedono il male, non sentono il male e non parlano del male, i media internazionali chiudono regolarmente un occhio di fronte ai palesi abusi dell’Autorità Palestinese. Ma ecco una notizia per loro: se dite che non vi piace Abbas, venite tratti in arresto o interrogati con l’accusa di “aver insultato sua eccellenza”.
Prendiamo, per esempio, il caso del professor Abdul Sattar Qassem, che insegna scienze politiche presso l’Università An-Najah di Nablus.
Qassem, un critico di lunga data del presidente Abbas e degli accordi di Oslo, è stato arrestato all’inizio di questa settimana dalle forze di sicurezza palestinesi con l’accusa di “incitamento”, sulla scia di un’intervista televisiva in cui incitava alla “Legge rivoluzionaria” dell’OLP. La leadership palestinese ha considerato questa dichiarazione “incitamento” contro il presidente Abbas e il personale di sicurezza palestinese.
Qassem è stato rilasciato su cauzione dopo tre giorni di detenzione, anche se un tribunale palestinese aveva disposto che fosse detenuto in custodia cautelare per 15 giorni. Non è ancora chiaro se sarà ufficialmente messo sotto processo.
Abituato alla prigione palestinese, Qassem è stato arrestato almeno tre volte negli ultimi anni per aver criticato pubblicamente il presidente Abbas e altri alti funzionari palestinesi. La sua schiettezza lo ha anche esposto alla violenza: la sua auto è stata incendiata mentre era parcheggiata davanti alla sua abitazione a Nablus, ed egli è sfuggito ad un attentato quando uomini armati non identificati hanno sparato diversi colpi contro di lui davanti alla sua abitazione.
I colpevoli non sono mai stati catturati. Fonti palestinesi dicono che è improbabile che gli assalitori siano arrestati.
Un recente rapporto pubblicato da Euro-Mediterranean Human Rights Monitor ha documentato 1.391 casi in cui cittadini palestinesi sono stati arrestati arbitrariamente dai due partiti palestinesi, Fatah e Hamas, nel 2015.
Il rapporto osserva che la maggior parte degli arresti (1.274) ha avuto luogo nelle zone controllate dall’Autorità palestinese in Cisgiordania. Tra gli arrestati ci sono stati 35 giornalisti palestinesi e attivisti per i diritti civili e 476 studenti e accademici.
Il rapporto sostiene che ai giornalisti siano stati confiscati computer e macchine fotografiche, prima di essere interrogati a proposito del loro lavoro e delle attività sui social media.
Ora andiamo a Gaza. Come si comporta Hamas? Le autorità di Hamas hanno arrestato l’anno scorso “solo” 23 giornalisti e attivisti per i diritti civili, 24 studenti universitari e cinque insegnanti e accademici.
Così, i dati mostrano, potremmo dire, che Hamas sia più “tollerante” rispetto all’Autorità palestinese finanziata dall’occidente, perlomeno quando si tratta di attacchi alle libertà pubbliche e violazioni dei diritti umani. Il rapporto ha anche rivelato che l’Autorità Palestinese disobbedisce regolarmente alle ordinanze dei tribunali, rifiutando di rilasciare i detenuti. In altre parole, l’Autorità palestinese, che si vanta più volte di essere riuscita a costruire un “sistema giudiziario indipendente e credibile” con l’aiuto di finanziatori occidentali, mostra disprezzo per i suoi tribunali e giudici.
Nella relazione sono state anche documentate sistematiche torture – decine di casi – nelle carceri palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Nel 2015, ci sono stati almeno 179 casi di tortura nelle prigioni dell’Autorità palestinese, a fronte di 39 casi nelle carceri di Hamas nel corso dello stesso anno.
Le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese sono addestrate e finanziate da diversi paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti. Questo stabilisce un filo diretto tra questi donatori occidentali e gli arresti arbitrari, le torture e le violazioni dei diritti umani che sono diventate la norma in prigioni e centri di detenzione controllati dall’Autorità Palestinese.
Davanti ai nostri occhi, si stanno creando due stati di polizia, uno in Cisgiordania e un secondo nella Striscia di Gaza. Questo sta avvenendo mentre gli stessi finanziatori e altri organismi internazionali discutono sull’istituzione di uno Stato palestinese indipendente. Ma l’ultima cosa di cui i palestinesi hanno bisogno è un altro stato di polizia.
Il presidente Abbas, che è appena entrato nell’undicesimo anno del suo mandato che durerebbe quattro anni, non ha motivo di essere preoccupato per le violazioni dei diritti umani commesse dalle sue forze di sicurezza. In realtà, egli ha tutte le ragioni per continuare a reprimere il suoi critici. Perché dovrebbe preoccuparsi? La comunità internazionale lo assolve dagli abusi perpetrati sotto il suo dominio.
Ecco perché questa settimana Abbas ha incaricato le sue forze di sicurezza di avviare un’indagine sul comportamento di un legislatore, il Dr. Najat Abu Baker, il quale, a quanto pare, ha avuto il coraggio di chiedere un resoconto sui movimenti finanziari di un ministro palestinese.
Poco dopo aver accusato di illeciti finanziari il ministro, il Dr. Abu Baker, membro eletto del Consiglio legislativo palestinese, è stato convocato dal procuratore generale palestinese per essere interrogato, con l’accusa di “calunnia” e “incitamento”. Questo è un modo curioso di rispettare l’immunità parlamentare del Dr. Abu Baker.
Il caso del Dr. Abu Baker è un ulteriore esempio del disprezzo che l’Autorità palestinese dimostra non solo per il sistema giudiziario, ma anche per il corpo legislativo che dovrebbe essere indipendente dal ramo esecutivo. Ma anche i cani da guardia conoscono i loro proprietari. Convocando il Dr. Abu Baker per l’interrogatorio e minacciandolo di arresto, Abbas ha inviato un messaggio di intimidazione ai suoi detrattori, ossia che anche un membro del Parlamento non possa sfuggire al lungo braccio delle forze di sicurezza palestinesi.
Ad oggi, la comunità internazionale ha alcune scelte. Potrebbe continuare a chiudere gli occhi di fronte agli stati di polizia eretti con i suoi stessi soldi. In alternativa, potrebbe scegliere un nuovo percorso: fare in modo che l’Autorità palestinese sia considerata responsabile delle azioni, tra cui la tortura, che si svolgono sotto il suo controllo. Ma è meglio che l’Occidente si affretti. La repressione ad opera dell’AP non sfugge ai palestinesi, che vengono in questo modo spinti fra le braccia di Hamas e altri gruppi del genere.
Istituzioni statali adeguate per i palestinesi sono un obiettivo lodevole; quello che i palestinesi hanno oggi sono due repubbliche delle banane.
Articolo di Khaled Abu Toameh per il Gatestone Institute, tradotto in italiano