Editoriali

I due patrioti e il campo di battaglia (quello vero)

Sulla completà inutilità dell’UNIFIL ai confini del Libano e Israele, ha già scritto David Elber https://www.linformale.eu/linutilita-dellunifil/, sottolineando come i caschi blu dell’ONU, forza di interposizione impiegata per garantire la pace, nulla di rilevante abbia fatto in questi ultimi diciotto anni dalla fine della seconda guerra del Libano, per impedire a Hezbollah di guadagnare terreno e radicare il proprio posizionamento.

La sceneggiata tutta italiana del ministro Crosetto, seguito a ruota dal collega Tajani, un misto di cartonesco patriottismo e di accoramento familista, e che ha dato la stura a un penoso coro contro Israele, a destra come a sinistra, culminato nel disgustoso titolo di Repubblica, “Israele spara sugli italiani” rivela solo ipocrisia e dilettantismo.

Crosetto non può non sapere quale è la realtà sul terreno, avendo contatti frequenti con la controparte israeliana, non può non sapere quello che oggi, Benjamin Netanyahu, ha detto in un video rivolto al Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, che l’UNIFIL serve come “scudo umano” ai jihadisti, rendendo di fatto i soldati impiegati in missione, “ostaggi” della milizia sciita. E anche Tajani, nel suo ruolo di ministro degli Esteri, non può non saperlo, o forse non lo sanno e abbiamo a che fare con due dilettanti allo sbaraglio?

Netanyahu ha fatto espressa richiesta a Guterres, rivolgendosi a nuora perché suocera intenda, che per il loro bene, ovvero per la loro incolumità, le forze UNIFIL vanno rimosse dal terreno di guerra, una guerra che Israele, è sempre bene ricordarlo, non ha voluto, e che, ai confini con il Libano, ha l’obiettivo di ripristinare la sicurezza e garantire ai sessantamila sfollati che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a seguito del 7 ottobre, di potervi ritornare.

Quello che Netanyahu chiede è molto semplice, e qui in Italia, sia Crosetto che Tajani dovrebbero recepirlo con gratitudine, ovvero, che dalla zona di pericolo siano rimossi i soldati che rendono a loro rischio e pericolo più difficili le operazioni militari israeliane atte a smantellatre le strutture operative di Hezbollah.

A volte il migliore patriottismo è quello di chi, invece di indossare un’armatura di cartapesta, si attiva per mettere al sicuro le proprie truppe.

 

 

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