L’Amministrazione Biden si è offerta di fornire a Israele importanti informazioni di intelligence per evitare una vasta operazione dell’IDF a Rafah, ha riferito sabato il Washington Post, citando quattro funzionari.
Secondo il Post, le informazioni fornite dagli Stati Uniti contengono dettagli riguardanti il luogo in cui si trovano i leader di Hamas e i tunnel del gruppo terroristico.
Nella giornata di giovedì, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha cercato di mettere una pezza alla vicenda, affermando che tali informazioni erano già state fornite a Israele:
“Potremmo anche, in effetti, aiutarli a prendere di mira i leader, incluso [il leader di Hamas Yahya] Sinwar, cosa che, francamente, stiamo facendo con gli israeliani su base continuativa”.
Insomma, dopo il “leak” su Washington che minacciava Israele di trattenere gli armamenti se l’IDF fosse entrato a Rafah, presa di posizione che ha creato parecchi guai all’amministrazione Biden, con proteste anche da ambienti democratici pro-Israele, ora emerge un altro fatto potenzialmente altrettanto grave.
In primis, è bene tener presente che informazioni su tunnel e sulla localizzazione dei leader di Hamas a Gaza in possesso degli Stati Uniti dovrebbero essere condivise con Israele a prescindere dalla situazione sul campo. Non soltanto per la questione dell’alleanza (almeno in teoria) tra Washington e Gerusalemme, ma anche perché Hamas è classificata come organizzazione terrorista anche dagli Stati Uniti (anche qui bisogna purtroppo dire “almeno in teoria”).
E’ forse per questo che John Kirby ha subito tenuto a precisare che la condivisione di intelligence con Israele era già in corso su base continuativa.
E’ altresì vero che Israele certamente possiede informazioni ampie e capillari sulla presenza di Hamas a Gaza e conosce molto bene la situazione della leadership e la struttura dei tunnel, sia grazie all’avanzato apparato tecnologico in uso all’intelligence israeliana e sia in base alla humint (human intelligence) di cui dispone in loco.
Resta il fatto che quanto emerso dalla pubblicazione del Washington Post fa emergere ulteriori dubbi sull’operato dell’amministrazione Biden. E’ possibile che Washington sia in possesso di informazioni sui leader di Hamas a Gaza che non ha condiviso con Israele? Se così fosse, per quale motivo gli Stati Uniti sarebbero in possesso di tali informazioni? Per quale motivo non sarebbero state ancora condivise? Tutto ciò va ad aggiungersi alll’insistenza con la quale Biden sta cercando di fermare l’offensiva israeliana su Rafah volta ad eradicare Hamas e al “trappolone” riguardante l’ultima offerta presentata a Hamas dall’Egitto la settimana scorsa, diversa da quella accettata da Israele giorni prima (e inaccettabile). Washington non aveva infatti informato Israele dei cambiamenti apportati, provocando una forte delusione israeliana nei confronti dell’amministrazione americana e sospetti riguardo al suo ruolo di mediatrice.
La situazione a Washington si complica insomma sempre di più e sono in molti ormai a credere che l’amministrazione Biden sia ben più preoccupata per Hamas che per la sicurezza dell’”alleato” israeliano.