Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Come è dilagato l’antisemitismo dall’eccidio del 7 ottobre

Il 7 ottobre 2023 Hamas perpetrava il più grande eccidio nei confronti degli ebrei dai tempi della Shoah; un massacro pianificato e attuato contro uomini, donne, bambini, anziani e persino neonati. Stupri, decapitazioni, mutilazioni, omicidi a sangue freddo, sequestri. Scene di un’atrocità tale da impressionare persino militari di lunga esperienza giunti in soccorso della popolazione nel sud di Israele. 

Nonostante ciò, molti si sono rallegrati e hanno festeggiato l’eccidio, definendolo “resistenza”, oppure lo hanno giustificato come azione difensiva; un esempio, il leader dell’Associazione Palestinesi in Italia, Mohammad Hannoun, soltanto tre giorni dopo il massacro, durante una manifestazione palestinese in centro a Milano, definiva l’eccidio “legittima difesa”; dichiarazione fatta ai microfoni dell’emittente televisiva italiana Rai 3. 

L’esternazione di Hannoun non è altro che una delle tante espressioni di odio nei confronti di Israele che si sono moltiplicate in tutto l’Occidente immediatamente dopo l’eccidio e ben prima che l’IDF iniziasse le operazioni di terra a Gaza. Per costoro, Israele non doveva nemmeno reagire; Israele non dovrebbe nemmeno esistere, come del resto evidenzia uno degli slogan più in voga alle manifestazioni “pro-pal”, ovvero “From the river to the sea, Palestine will be free” (Dal fiume al mare la Palestina sarà libera), incitamento alla distruzione dello Stato ebraico. 

Ci si nasconde dietro l’antisionismo, ma questa maschera non regge più. Come illustrato dal World Jewish Congress, l’antisionismo non è altro che una forma di antisemitismo in quanto negazione del diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione nella sua patria ancestrale; è la negazione degli storici legami del popolo ebraico con la terra di Israele, ignorandone le prove storiche e archeologicheChiunque sostenga l’autodeterminazione ebraica e l’esistenza dello Stato di Israele è automaticamente un “sionista”, quindi “un nemico”, preparando di conseguenza il terreno per azioni violente contro gli ebrei in Israele e nella diaspora. 

Quel miscuglio di antisemitismo e antisionismo è emerso un po’ ovunque nelle manifestazioni pro-pal in Occidente, dal Canada all’Australia, dagli Stati Uniti all’Europa. I campus universitari sono diventati roccaforti dell’odio contro Israele mentre nelle piazze non si sono soltanto sentiti slogan, ma in alcuni casi si è anche passati alla violenza nei confronti degli ebrei. Alla University of Pittsburgh, due studenti ebrei venivano riconosciuti per via delle kippot che avevano in testa e aggrediti da teppisti filopalestinesi.  

In Gran Bretagna, appena dopo un mese dall’eccidio del 7 ottobre, il presidente dell’Unione degli Studenti ebrei, Edward Isaacs, denunciava un picco senza precedenti di aggressioni nei confronti di studenti ebrei. Il Community Security Trust (CST) ha infatti registrato 67 incidenti antisemiti dal 7 ottobre al 3 novembre 2023 in ben 29 campus, rispetto ai 12 registrati nello stesso periodo del 2022, come riportato dalla BBC, emittente certamente non filoisraeliana.  

La stessa CST ha registrato 5.583 casi di antisemitismo dal 7 ottobre 2023 al 30 settembre 2024, con un incremento del 204% rispetto ai 1.830 segnalati l’anno precedente. Si tratta tra l’altro dei dati più alti da quando il centro ha iniziato la propria attività nel 1984. 

In Francia, i dati del Ministero dell’Interno e dell’organismo di controllo del Servizio di protezione della comunità ebraica hanno mostrato che nel 2023 sono stati segnalati 1.676 atti antisemiti, rispetto ai 436 dell’anno precedente. 

Nel vicino Belgio, un ente pubblico indipendente che combatte la discriminazione ha dichiarato di avere ricevuto 91 segnalazioni tra il 7 ottobre e il 7 dicembre dello scorso anno, rispetto alle 57 segnalazioni dell’intero 2022. 

In Italia, i dati raccolti da OSCAD (Osservatorio sicurezza Contro gli Atti Discriminatori) registrati dal 7 ottobre 2023 al 30 giugno 2024 indicano 406 casi di antisemitismo”. Dato successivamente aumentato a 456 in seguito a nuovi episodi. 

Queste sono solo le cifre ufficiali, ma possiamo tranquillamente supporre che non tutti gli episodi di denigrazione, sputi, intimidazione e insulti vengano registrati o segnalati. 

Nel Vecchio Continente si sono visti imam glorificare Hamas e diffondere propaganda antisemita, manifestanti con le bandiere nere, con quelle di Hezbollah, invocazioni alla distruzione di Israele, ma si è anche incorso in situazioni assurde, come a Londra, dove i manifestanti pro-Israele venivano confinati in un’area recintata mentre poco più avanti sfilava un corteo di islamisti, estremisti di sinistra e odiatori dello Stato ebraico. Per quale motivo ai primi veniva vietato il corteo? 

Che dire poi dell’episodio capitato a Gideon Falter, attivista del “Campaign Against Antisemitism”, minacciato di arresto da un agente della Met Police nei pressi di una manifestazione filopalestinese perché accusato di apparenza apertamente ebraica” in quanto con la kippah in testa. All’aeroporto di Heathrow, alcuni passeggeri provenienti da Israele su un volo El Al venivano invece importunati dalle guardie doganali. 

In Italia, a Milano, nella giornata del 27 gennaio, Giorno della Memoria, lo studente italiano Mihael Melnic esponeva dalla finestra del proprio appartamento un cartello con scritto “Free Gaza from Hamas” mentre in strada era in corso l’ennesima manifestazione propalestinese, stavolta non autorizzata. Oltre agli insulti e alle minacce ricevute dai manifestanti, il ragazzo riceveva poco dopo la visita di due agenti di polizia che dopo essersi introdotti all’interno dell’appartamento, lo identificavano con modalità intimidatorie e cercavano, senza successo, di sequestrargli il cartello. Melnic successivamente rilasciava un’intervista al Times of Israel per raccontare l’accaduto.  

A Padova, la studentessa israeliana Jasmine Kolodro veniva invece convocata in questura per un avvertimento dopo aver esposto in strada la bandiera israeliana nei pressi di una manifestazione filopalestinese.  

Episodi inquietanti se si considera anche la dichiarazione del 1° ottobre 2024 del senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, secondo cui l’antisemitismo è presente sia nel giornalismo che negli apparati di sicurezza. 

Una situazione che è degenerata anche in Spagna, dove la comunità ebraica si è detta molto preoccupata e gli studenti universitari ebrei hanno paura di andare a lezione. 

In realtà, il dilagare dell’antisemitismo dal 7 ottobre 2023 in poi non è altro che l’evoluzione di un “seme” malato, già ampiamente presente e diffuso in tutto l’Occidente e che aspettava soltanto un input per manifestarsi in tutta la sua “potenza”. 

Gli attentati ai musei e alle scuole ebraiche in Belgio e Francia durante la cosiddetta fase dell’ISIS ne erano un chiaro segnale. Oppure l’assalto a una sinagoga parigina nel 2014, con tanto di commento “è finita la pacchia” espresso dal coordinatore del CAIM e convertito all’Islam, Davide Piccardo, attualmente direttore editoriale del sito islamista in lingua italiana “La Luce News”.  

In Francia, imam come Mohamed Tataiat, Hassan Iquioussen, Mahjoub Mahjoubi sono finiti più volte nell’occhio del ciclone per la diffusione di narrativa antisemita e sono poi stati espulsi.  

In Italia la situazione risulta drammatica; la linea del “lasciare sfogare” messa in atto dal governo Meloni ha portato a liste di proscrizione, all’incitamento a segnare le case di “ebrei e sionisti”, alle parate con cartelli raffiguranti “agenti sionisti”, all’imbrattamento di una scuola elementare ebraica, alle prediche filo-Hamas e antisemite nelle moschee, alla pubblicazione di vignette antisemite, come illustrato dall’Osservatorio Antisemitismo. Come se non bastasse, il centro islamico sciita “Imam Mahdi” di Roma ha annunciato per il 3 ottobre la commemorazione di Hassan Nasrallah. La situazione è purtroppo in costante sviluppo ed un aggravamento della faccenda è più che plausibile, senza un intervento, seppure tardivo, delle autorità. 

Finché si continuerà a differenziare tra “antisemitismo” e “antisionismo” invece di riconoscere quest’ultimo come espressione del primo. Finchè si continuerà a volere vedere la situazione in corso come una guerra tra parti equivalenti invece che per ciò che realmente è, ovvero una lotta tra uno Stato sovrano, Israele, e un regime terrorista con base a Teheran che utilizza i propri proxy per colpire indiscriminatamente lo Stato ebraico e i suoi cittadini, non si potrà affrontare la questione con la necessaria onestà intellettuale. 

E’ bene inoltre ricordare che il regime iraniano opprime e perseguita la propria popolazione ma anche quella libanese, utilizzando quel corpo estraneo noto come Hezbollah che, fino a poco tempo fa, disponeva di un esercito più potente di quello libanese. Tutto ciò nel silenzio internazionale, perché le voci si levano soltanto quando Israele si difende. Ebbene sì, anche tutto questo può essere inteso come antisemitismo. 

Si ringrazia l’IDSF Research Division per i dati presenti in questo articolo.

https://idsf.org.il/en/research-division/

Torna Su