In questi giorni sentiamo spesso ripetere che Hamas “non rappresenta il popolo palestinese”, e che andrebbe fatta una distinzione fondamentale tra il gruppo jihadista salafita che dal 2007 governa la Striscia di Gaza e gli arabi palestinesi. Questa distinzione è, tuttavia, assai problematica.
Sicuramente, nel 2006, quando, a seguito della smobilitazione di Israele dalla Striscia, furono indette le elezioni per darle un governo autonomo, Hamas ottenne un consenso più ampio rispetto a Fatah, di cui si liberò definitivamente un anno dopo grazie a una cruenta resa dei conti.
Diciassette anni fa, quindi, Hamas aveva coagulato intorno a sé la maggioranza del consenso arabo palestinese interno alla Striscia. Si può affermare senza alcun timore di essere smentiti, che all’epoca, là dove era stato votato, Hamas rappresentasse la maggioranza del “popolo palestinese”. Se oggi si potesse votare di nuovo nella Striscia, lo rappresenterebbe ancora a maggioranza? Impossibile dirlo.
Sempre in rapporto alla distinzione in oggetto, la domanda che sorge spontanea è la seguente; se Hamas “non rappresenta il popolo palestinese” chi lo rappresenta?
Le alternative non sono molte, in primis c’è l’Autorità Palestinese, cioè Fatah. Ma è così? Anche in questo caso non è dato saperlo, in quanto è dal 2006 che, con vari pretesti, Abu Mazen, non ha più permesso che si votasse nei Territori, salvo per votazioni comunali. Diciassette anni fa anche in questo caso, con una differenza, che nei territori amministrati dall’Autorità Palestinese i sondaggi più recenti hanno evidenziato un drammatico crollo nella popolarità di Abu Mazen, e non è detto che se si votasse, questa disaffezione per il leader non investirebbe anche il suo partito. A vantaggio di chi? di Hamas?. E oltre a Hamas e a Fatah, chi potrebbe sventolare la bandiera di rappresentante a maggioranza dei palestinesi, forse Ra’am?, il piccolo partito guidato da Mansour Abbas, nato dal Movimento Islamico ed entrato a fare parte della coalizione di governo israeliana nel 2021, che né nella Striscia né nei Territori gode di alcuna popolarità?
Si vede chiaramente che escludere aprioristicamente Hamas come non rappresentante del “popolo palestinese” nulla è se non una petitio principii e un palese tentativo di separare il furore omicida della formazione jihadista dalla presunta moderazione della maggioranza degli arabi palestinesi residenti nei Territori e nella Striscia.
La realtà, al di là delle finzioni, ci fornisce un quadro in cui il “rappresentante” del popolo palestinese si diversifica solo per gradi di estremismo antisemita e antisionista, come è sicuramente il caso di Fatah, il cui leader, Abu Mazen ancora nel 2015 invitava i musulmani a essere disposti ad offrire il proprio sangue per lavare l’onta della dissacrazione ebraica della Spianata delle Moschee da parte degli ebrei che osavano lordarne il sacro suolo con i loro “piedi sporchi”, ricollegandosi genealogicamente alla chiamata alle armi, cioè al jihad contro gli ebrei esortato alla fine degli anni Trenta da Amin Al Husseini, il Mufti filonazista di Gerusalemme. Lo stesso Abu Mazen che in più di un’occasione ha rinfrescato la memoria degli ascoltatori con le sue tirate antisemite e il cui consigliere per le questioni religiose e giudice supremo per la sharia, Mahmoud al Habbash, sempre nel 2015, affermava: “Il conflitto qui in Palestina tra noi e l’occupazione criminale e i suoi leader criminali, è una ulteriore manifestazione delle nostre prove, è una ulteriore manifestazione dello storico conflitto tra bene e male. Il bene è rappresentato dal Profeta e dai suoi sostenitori, il male è rappresentato dai diavoli e dai loro sostenitori, dai satana e i loro sostenitori”. Degno di nota è un altro elemento. La parola “Fatah” è un acronimo invertito dell’arabo Harekat at–Tahrir al–Wataniyyeh al–Falastiniyyeh, che significa “conquista per mezzo del jihad”. La bandiera di Fatah presenta una granata con fucili incrociati sovrapposta alla mappa di Israele. Ciò sottolinea la dedizione di Fatah, insieme agli altri gruppi di “liberazione”, alla “lotta armata” contro Israele, ovvero del jihad
Nel 2017, dopo il periodo di massacri all’insegna del jihad, perpetrati dall’ISIS a cavallo del 2014-2015, Hamas decide di emendare il suo statuto del 1988, sostituendo il termine “jihad” con il termine resistenza, più orecchiabile per gli occidentali.
La verità è che Hamas rappresenta gli arabi palestinesi, così come li rappresenta Fatah. Si tratta solo di gradazioni di estremismo, di una scala gerarchica diversificata avente un obbiettivo comune, il rifiuto di Israele, l’antisemitismo, e la messa in atto del rifiuto con modalità diverse.