Islam e radicalismo islamico

Chi c’è dietro la “fondazione”che vuole fare arrestare i soldati israeliani

Negli ultimi quattro mesi del 2024 è improvvisamente comparsa sulla scena pro-Pal globale una nuova “fondazione” con sede in Belgio e denominata Hind Rajab Foundation (HRF), il cui obiettivo è quello di fare arrestare i soldati israeliani in viaggio all’estero attraverso cause legali fondate sulle abituali accuse di “genocidio” e “crimini di guerra”  che sarebbero stati commessi dall’IDF a Gaza.

Quando si intraprendono iniziative del genere, inevitabilmente ci si espone, ed è così che l’ultimo tentativo in ordine di tempo da parte della Hind Rajab Foundation, stavolta nei confronti di un cittadino israeliano in vacanza in Brasile, costretto a fuggire in Argentina per evitare un possibile arresto, ha spinto diversi organi di informazione ad approfondire meglio cosa si cela dietro a questa “fondazione”. 

Premesso, la riuscita della strategia messa in atto dalla cosiddetta “fondazione” necessita di connivenza da parte di eventuali tribunali o governi compiacenti. Ad esempio, l’ultimo caso verificatosi in Brasile non sorprende affatto, visto che il Paese latinoamericano attualmente guidato da Lula, noto esponente del Foro di San Paolo, sta assumendo tratti sempre più simili al Venezuela di Maduro, da tempo una succursale del regime iraniano in America Latina. 

Non va dimenticato che nel febbraio del 2023 due navi da guerra iraniane erano state fatte attraccare al porto di Rio de Janeiro, nonostante le pressioni statunitensi. In Brasile, sono inoltre attivi da decenni reti di Hezbollah e del regime di Teheran, in particolare nella zona della “Triple Frontera” ma non soltanto.  

La Hind Rajab Foundation 

La Hind Rajab Foundation, risulta fondata nel settembre del 2024 a Bruxelles e ha sede in via Louis Mettewielaan 46, nel quartiere di Molenbeek, roccaforte dell’Islam radicale dove nel 2016 vennero anche arrestati due degli autori della carneficina di Parigi del novembre 2015, tra cui Salah Abdeslam, cresciuto proprio in quel quartiere. 

La strategia della HRF è sulle stesse linee di quella perpetrata dalla Corte Penale Internazionale nei confronti dei leader israeliani e forse non è un caso che la richiesta di arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu sia arrivata soltanto due mesi dopo la nascita di questa “fondazione”, aspetto su cui non mancheranno approfondimenti. 

I due volti pubblici della HRF sono Dyab Abou Jahjah e Karim Hassoun, rispettivamente presidente e segretario. Entrambi vengono indicati in un dossier di NGO Monitor come attivisti anti-israeliani di lunga data nonché firmatari di un appello del 2009 che chiedeva ai candidati alle elezioni del Parlamento europeo di perseguire attivamente la rimozione immediata e incondizionata di Hamas e di tutte le altre organizzazioni di liberazione palestinese dall’elenco europeo delle organizzazioni terroristiche proscritte. 

Abou Jahjah, libanese con cittadinanza belga, aveva candidamente ammesso a suo tempo di avere mentito sull’essersi allontanato da Hezbollah in modo da ottenere asilo in Belgio, come riportato dal Jerusalem Post in base a una dichiarazione del personaggio citato: 

La maggior parte dei richiedenti asilo inventa una storia, e io ho detto di aver avuto un conflitto con i leader di Hezbollah”, ha detto. “È stato solo un trucco politico di basso livello per ottenere i miei documenti”. 

Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano, Abou Jahja ha negato su X le accuse mosse dal Ministero della Diaspora israeliano, secondo cui sarebbe stato un agente di Hezbollah aggiungendo però di essere onorato di tale associazione: 

Sono onorato dalla tua accusa di essere Hezbollah. Li rispetto per aver combattuto contro le vostre orde di invasione in Libano, ma semplicemente non faccio parte di quell’ideologia. Accusarmi di fare parte della loro resistenza è un onore che non rivendico. Facevo parte di un gruppo di sinistra molto più piccolo in Libano quando avevo 16 anni e sì, ne sono orgoglioso. Come tutti coloro che difendono la propria patria dovrebbero essere“. 

Tuttavia, un vecchio articolo del New York Times di Abou Jahjah del 2003 conferma i suoi legami con il gruppo terroristico: “Ho ricevuto un po’ di addestramento militare, ne sono ancora molto orgoglioso”. Sempre secondo il NYT, Filip Dewinter, membro del Partito nazionalista fiammingo, aveva già indicato Abou Jahja come “un agente straniero, diretto e pagato dall’estero”. 

C’è poi il Jewish Insider (JI), che fa riferimento alla richiesta di asilo politico del soggetto in questione, dove avrebbe indicato di essersi unito a Hezbollah nell’estate del 1988 per combattere gli israeliani sul fronte libanese meridionale. Questo, prima di affermare di essersene allontanato. 

Abu Jahja e Hassoun sono inoltre co-fondatori della European Arab League (2001), sciolta nel 2007 su ordine di un tribunale olandese e con tanto di multa da 2.500 €, per aver diffuso materiale negazionista nei confronti della Shoah tra cui una vignetta in cui dei personaggi contavano i cadaveri non ebrei di Auschwitz in modo da arrivare a una cifra di sei milioni di vittime ebree. 

Nel 2015, Abou Jahja aveva dichiarato che le vignette erano una risposta a quelle contro Maometto. Jahjah ha inoltre descritto gli attacchi dell’11 settembre 2001 come “dolce vendetta” e affermando che l’Europa aveva fatto “del culto dell’Olocausto e dell’adorazione degli ebrei una religione alternativa, come riportato da NGO Monitor.

Il 17 ottobre 2024, dopo l’eliminazione del leader di Hamas, Yahya Sinwar, il soggetto in questione ha twittato: “Potete uccidere i leader della resistenza; la loro morte è una testimonianza contro di voi. Perché la storia scriverà: si sono alzati, hanno detto di no, hanno mostrato la via. Milioni seguiranno il loro cammino, centinaia di milioni. Il vostro potere svanirà, il vostro dominio finirà, e così anche voi. È destino“.  

Il giorno seguente si è invece scagliato contro la lingua ebraica: 

Non sopporto di sentire quella che chiamano la lingua ebraica. Il suo suono mi irrita le orecchie, come un rumore discordante. Innanzitutto, perché non è una vera lingua. Non è ebraico. L’ebraico è morto molto tempo fa ed è stato ridotto a una lingua liturgica. Ciò che abbiamo qui è un’imitazione grottesca, messa insieme da frammenti di ebraico biblico, mescolati con yiddish tedesco e parole arabe distorte. È una mostruosità artificiale, un Frankenstein di una lingua, orribile nella sua stessa essenza, proprio come quello stato illegittimo di cui afferma di essere la lingua ufficiale“. 

Queste sono soltanto alcune delle esternazioni di Abou Jahja e ci si ferma qui soltanto per motivi di spazio. 

Per quanto riguarda il suo collega, Karim Hassoun, per ora è sufficiente ricordare un suo post dell’ 8 ottobre 2023, il giorno successivo all’eccidio perpetrato da Hamas nel sud d’Israele, dove afferma che i palestinesi non hanno invaso Israele, ma si sono solo riappropriati di ciò che gli apparteneva.  

E’ tra l’altro emerso che proprio Hassoun, nei primi giorni del 2025, è stato estromesso dalla Nieuw-Vlaamse Alliantie (Nuova Alleanza Fiamminga, N-VA), un partito nazionalista euroscettico, ad appena un mese dal suo ingresso a inizio dicembre 2024.  

Secondo quanto riportato dal quotidiano olandese Nieuwsblad, sarebbe stato proprio il suo passato di attivista politico nella Lega Araba Europea a bloccare le trattative con il N-VA e in particolare col team di Eddy Bevers  

Quanto esposto fino adesso è soltanto la punta della punta dell’iceberg, di una “fondazione” nata da pochissimo ma sulla quale trapelano già aspetti ben poco rassicuranti. Nell’attesa di ulteriori rivelazioni, i governi e le corti più propense alla collaborazione con la HRF farebbero bene a verificare adeguatamente con chi interloquiscono, ammesso che non lo sappiano già. 

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