Islam e Islamismo

L’Isis spiegato ad Obama. L’esempio israeliano

Ci eravamo lasciati con l’opinione pubblica mondiale a caccia del famoso movente della strage di Orlando. Ovviamente ha stravinto a mani basse quello omofobo, a riprova che, se lasciata libera di scegliere, la folla preferisce sempre Barabba. Non avevano fatto in tempo, i nostri cari amici tolleranti ed arcobaleno, a spiegarci come Alfano e la Binetti fossero i mandanti morali della strage che ne è successa subito un’altra. A Parigi una coppia con un bambino di tre anni è stata brutalmente uccisa davanti al figlio. L’attentatore aveva dichiarato la propria fedeltà al Califfato ed ha filmato la mattanza. A questo punto gli analisti rossi sono andati definitivamente in crisi e le notizie sono scivolate via dalla prima pagina. Si può, con un po’ di impegno, far passare Orlando come la reazione di un presunto omofobo al bacio di due gay (ma questa versione sta crollando ora dopo ora, pare frequentasse quel locale ed avesse una app per incontri gay. Di sicuro aveva visto ben altro nella sua vita), ma Parigi? Parigi come lo gestiamo? Il ragazzo era nato in Francia. Ed ha usato un coltello. Quindi niente manfrina sulle armi e nessun pietismo per i nuovi arrivati. In più ci sono delle odiose coincidenze. Questi atti non sono nuovi. Gerusalemme ci deve convivere da un paio d’anni, ormai. La chiamano l’intifada dei coltelli, ma è qualcosa di molto diverso. È l’ultima evoluzione del terrore, che si basa sulla rinuncia alla struttura, in nome della libertà e dell’imprevedibilità. Un tempo si cercavano i numeri e lo si faceva tramite un’organizzazione ferrea. Al Fatah, Settembre Nero. Erano associazioni con obiettivi propri, reti proprie, una diplomazia, dei fiancheggiatori. Erano gruppi di guerriglia, con un’impronta marcatamente militare. Anche gli obiettivi erano riconoscibili. I metodi erano brutali, ma l’ottica era quanto meno razionale. Salvo alcuni atti del tutto abnormi, si pensi a Monaco, gli altri erano mostruosi, ma con una logica. L’evoluzione del terrorismo ha previsto il passaggio ad Al Qaida nel Mondo ed Hamas in Palestina. Al Qaida è un franchising. Gli obiettivi sono ancora politici, ma la struttura è multicentrica. Il centro fornisce impronta, consulenza e know how. La periferia obiettivi ed uomini. Gli obiettivi rimangono politici (liberare la penisola Araba dagli Usa, per esempio), la struttura diventa agile e resistente. Se salta una cellula il corpo resta intatto. La debolezza è che le cellule sono standard. Capita una, si può risalire al centro. È così che hanno preso Bin Laden. Morto il capo carismatico c’è stato un declino. Hamas, invece, ha cambiato la logica della guerra ad Israele, radicalizzando lo scontro, creando, nel frattempo una generazione perduta. Un’intera fetta di popolazione che vive di morte. Gli obiettivi erano politici, ma la religione ritornava centrale. Ed ad emergere era la figura ossessiva del martire. Veniva a mancare la rigidità e la pesantezza dell’esercito, sostituita da una più snella. Poi è arrivato il califfato.

Hamas è stato un buon termometro. L’Intifada dei coltelli, largamente ignorata ad Ovest perché, dopotutto, erano “solo” ebrei a morire e loro se la sono cercata (ovviamente chi scrive condanna questa posizione, ma tant’è e va riportata), non ci siamo accorti di un cambiamento epocale. L’Islam si sta individualizzando. È l’individuo che agisce. Non è la pedina. Non è il kamikaze drogato che viene usato come pedina. No. Non ci sono oscuri manovratori. Non ci sono organizzazioni. Ci sono predicatori di odio ed individui che colgono occasioni. Questo ha portato a morti casuali ed assurde. I motivi ormai sono di pura matrice religiosa. Imperscrutabili fuori dalle madrasse. L’Isis ha copiato. Piccole cellule. O, meglio ancora, singoli uomini carichi di odio e furore. Obiettivi che possono essere significativi, all’inizio. Ma presto sarà la vecchietta alla fermata dell’autobus. E l’unico, grande, movente di portare il terrore nei cuori dei miscredenti, a cui viene come unica via di fuga la conversione. Obama non l’ha capito. La sinistra non l’ha capito. Il mondo LGBT non l’ha capito. Il problema non sono loro. Loro non sono nemmeno un obiettivo in senso stretto. L’obiettivo è il caos. Ed il caos è quello che stanno ottenendo. Con il vantaggio insperato della rimozione del problema. Nessuno dei grandi media vuol vedere, quindi loro sono invisibili. E tutto perché non abbiamo voluto vedere quello che succedeva a Gerusalemme e prendere lezione da Israele. Avessimo visto la fierezza, la determinazione e la forza con cui si sono difesi nelle strade, nei kibbutz e nei territori avremmo imparato molto. Ma abbiamo preferito odiarli. E la punizione non è tardata ad arrivare.

Articolo di Luca Rampazzo su Milanopost

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