Il 27 novembre scorso, alle 4 del mattino (ora di Israele), è entrato in vigore il cessate il fuoco tra Israele e Libano dopo un anno e due mesi di guerra. I capi delle municipalità nel nord di Israele hanno prontamente dichiarato che questo cessate il fuoco era prematuro e non forniva la sicurezza necessaria ai residenti per tornare nelle loro case. È così?
Le Forze di Sicurezza Israeliane hanno danneggiato in modo significativo Hezbollah prima di firmare l’accordo per il cessate il fuoco.
I due più alti leader dell’organizzazione sono stati eliminati (Hassan Nasrallah e Hashem Safi al-Din), la maggior parte della sua alta dirigenza militare è stata sterminata e più di 170 comandanti di campo di unità e alti ranghi militari del Consiglio della Jihad islamica sono stati uccisi. L’eliminazione dei comandanti di Hezbollah, individui di grande esperienza, noti da tempo per le loro attività terroristiche e che fungevano da centri di controllo nei rispettivi campi, ha causato ingenti danni all’organizzazione.
Oltre a causare danni alla leadership di Hezbollah e ai vertici militari, l’IDF ha anche preso di mira numerosi operativi di Hezbollah. Secondo le stime l’esercito israeliano ha ucciso tra 2.500 e 3.000 miliziani, ferendone migliaia. Numerosi combattenti hanno perso la capacità di operare in modo efficace.
L’IDF è riuscito a danneggiare gravemente l’infrastruttura e il comando dell’unità Radwan. Infatti, Radwan, con il supporto delle unità geografiche, non rappresentava più il pericolo chiaro e immediato di un’invasione e di una conquista della Galilea. Attualmente Hezbollah non può attuare i suoi piani per un’invasione della Galilea, né lungo l’intero settore né in una forma più limitata. Tuttavia, bisogna ricordare che non c’è mai una sicurezza assoluta. Pertanto, è impossibile escludere completamente la possibilità di tentativi di infiltrazione locale da parte di singole squadre con singoli agenti, che potrebbero essere palestinesi e non necessariamente miliziani di Hezbollah.
Oltre all’unità Radwan hanno subito gravi danni anche le unità Nasser e Aziz, schierate a sud del fiume Litani. Hanno riportato danni i capi delle unità, numerosi operativi e la potenza di fuoco.
L’IDF ha inoltre danneggiato gravemente i missili e i razzi di Hezbollah. Secondo la nostra analisi, prima della guerra, Hezbollah aveva circa 75 mila missili e razzi di tutti i tipi e gittata. Sulla base delle dichiarazioni di alti funzionari della sicurezza israeliani, l’esercito israeliano ha distrutto almeno il 70-80 per cento dell’arsenale missilistico di Hezbollah. Ciò significa che Hezbollah ha ancora migliaia di missili in suo possesso e potrebbe continuare imperterrito con decine di lanci al giorno in territorio israeliano per un anno. Inoltre, l’entità del danno alla capacità di Hezbollah di produrre e assemblare armi in modo autonomo, che è fondamentale per una efficacia operativa prolungata, rimane incalcolabile.
D’altro canto, la politica di fuoco di Hezbollah degli ultimi due mesi, che è stata molto inferiore a quanto stimato, dimostra che sono stati arrecati danni anche ai sistemi strategici di missili di precisione e ai missili a media (da 80 a 200 chilometri) e lunga gittata (oltre 200 chilometri). L’IDF ha anche concentrato i suoi sforzi offensivi su altre componenti dei sistemi strategici di Hezbollah, tra cui missili da crociera, missili antinave e missili terra-aria. Una parte significativa di questi sistemi è stata schierata e immagazzinata nel quartiere di Dahieh, dove l’esercito israeliano ha attaccato massicciamente 330 obiettivi diversi, soprattutto nel novembre 2024 (rispetto ai 140 obiettivi attaccati a Dahieh durante la seconda guerra del Libano nel 2006).
Hezbollah possiede diverse tipologie di droni ampiamente dispersi. I droni vengono gestiti dall’unità Radwan, dalle unità geografiche e dall’unità aerea di Hezbollah, l’Unità 127. Riteniamo che prima della guerra Hezbollah avesse circa 2.500 velivoli senza pilota di tutti i tipi. Sebbene l’IDF abbia lavorato duramente per danneggiare questo arsenale di UAV e i suoi comandanti (con un’enfasi sull’Unità 127), sembra che tenendo conto della propria decentralizzazione e del dispiegamento in tutto il Libano e della capacità di assemblare droni in modo autonomo sul suolo libanese, Hezbollah sia riuscito a mantenere la efficacia operativa, come dimostrato dal continuo aumento dell’uso di UAV da gennaio 2024 fino al cessate il fuoco. Come si è visto in questo mese di novembre, ci sono stati 103 attacchi UAV, il numero più alto dall’inizio della guerra (ogni incidente di solito coinvolgeva diversi UAV).
L’IDF ha distrutto l’arsenale di missili anticarro di Hezbollah, che includeva migliaia di vari tipi di missili destinati all’invasione della Galilea. La manovra di terra si è fermata a una linea a 5-6 chilometri dal confine con Israele, ma l’esercito israeliano ha “ripulito” queste aree e rimosso armi ed equipaggiamento militare su larga scala, distruggendo e bloccando molte infrastrutture sotterranee.
Inoltre, l’IDF ha inflitto danni all’infrastruttura civile di Hezbollah che ha facilitato le attività terroristiche militari. L’esercito israeliano ha preso di mira il sistema finanziario indipendente di Hezbollah, tra cui la banca di Hezbollah, Al-Kard al-Hassan Bank, e gli uffici di cambio valuta che operano sotto il controllo del movimento sciita, causando danni ai siti affiliati all’Executive Council, responsabile della costruzione, dell’energia e dell’intero sistema che supporta e abilita la macchina da combattimento del movimento sciita.
Oltretutto, l’IDF ha concentrato i suoi continui sforzi offensivi sull’infrastruttura di contrabbando di armi di Hezbollah dalla Siria al Libano, con un’enfasi sul danneggiamento dell’infrastruttura di stoccaggio dell’unità di armamenti di Hezbollah nell’area della città di Al-Qusayr, vicino al confine con il Libano, a ovest della città di Homs, in Siria, e sul danneggiamento dell’infrastruttura logistica dell’Unità 4400, che è responsabile del traffico di armi. Tra le altre cose, l’esercito israeliano ha attaccato i valichi di frontiera ufficiali e non, eliminato i comandanti dell’Unità 4400 e attaccato un tunnel strategico per il traffico di armi. Il corridoio iraniano e l’infrastruttura di traffico di armi saranno una componente critica nella futura ricostruzione e nel rafforzamento militare di Hezbollah.
I principali risultati dell’IDF durante questa offensiva, descritti sopra, hanno dimostrato una capacità di intelligence e operativa assai impressionante. Questa capacità è in netto contrasto con il trauma e il fallimento di intelligence e operativo del 7 ottobre 2023, nella Striscia di Gaza.
Considerando tutto ciò, molti israeliani si chiedono ora: “È sufficiente?”
I dettagli dell’accordo tra Israele e Libano sono stati rivelati dai media di tutto il mondo. Non è chiaro chi abbia firmato l’accordo con chi, ma una cosa è chiara: Hezbollah e gli iraniani sono parti dell’accordo. È stato firmato con la loro approvazione e il loro consenso. Il governo libanese è stato delegato ad apporre la firma. Purtroppo, molti dettagli non sono noti. I dettagli dell’accordo stesso non sono stati pubblicati, ma 13 dei suoi punti principali sì, così come i punti principali della lettera di garanzie americana.
È chiaro a tutti che l’accordo porterà effettivamente a un cessate il fuoco, come le parti hanno promesso. La domanda importante è: “Per quanto tempo?”
Tutte le parti volevano questo cessate il fuoco. Era importante per Israele chiudere il fronte libanese per fare tornare nelle loro case gli abitanti del nord, ripristinare le comunità e rinnovare l’esercito ossia permettergli di riposarsi e accumulare armamenti e munizioni, in modo da essere meglio preparati per le prossime fasi di combattimento, apparentemente contro l’Iran, che continua la sua avanzata verso lo sviluppo di armi nucleari (e forse anche contro le milizie sciite in Iraq e gli Houthi nello Yemen, a seconda della loro futura condotta). Il primo ministro Netanyahu lo ha chiarito nel suo discorso del 26 novembre.
Era importante per Hezbollah e l’Iran raggiungere un cessate il fuoco per fermare la distruzione da parte di Israele dell’infrastruttura e della leadership di Hezbollah (il principale proxy iraniano) e consentire a Hezbollah di risollevarsi. E qui sta il divario: se Hezbollah può riorganizzarsi e ritemprarsi, può di nuovo minacciare i cittadini di Israele con un altro massacro. Questo è ciò che Israele vuole impedire.
Gli abitanti del nord si sono svegliati questa mattina all’inizio del cessate il fuoco con sentimenti contrastanti. Da un lato, c’è la speranza di tornare a casa a una vita normale. Dall’altro, c’è grande preoccupazione che Hezbollah ricostruisca la sua infrastruttura militare sulle colline libanesi che dominano le comunità israeliane lungo la linea di demarcazione, in un modo che gli consentirà di lanciare missili anticarro sulle abitazioni e di compiere un altro eccidio come quello perpetrato da Hamas il 7 ottobre.
La sera del 7 ottobre 2023, Hezbollah era già pienamente in grado di compiere un’invasione della Galilea e un eccidio. Eravamo a conoscenza di questa preparazione per tutto il 2023 e abbiamo lanciato avvertimenti al riguardo. Hezbollah è rimasto sorpreso e ha preferito non unirsi a Hamas, che lo ha preceduto e “l’ha oscurato”, in parte a causa della riluttanza del movimento sciita di diventarne la “spalla”.
Nel corso dell’ultimo anno, l’Alma Center ha discusso ampiamente i contenuti dell’accordo per la tregua. Ci siamo concentrati su tre componenti: il disarmo, un efficace meccanismo di supervisione e una deadline che lasciasse a Israele libertà d’azione. A prima vista, sembra che le tre componenti siano presenti nell’accordo. Tuttavia, esaminando i 13 punti pubblicati, emergono numerose incertezze che mettono in dubbio la possibilità di raggiungere una soluzione autentica e di scongiurare la possibilità che Hezbollah torni a minacciare Israele.
Il primo elemento problematico è il riferimento alla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che ha posto fine alla guerra precedente nel 2006, la Risoluzione 1701, in base al quale si asserisce che le parti “riconoscono l’importanza della risoluzione”. Cosa significa l’asserzione “riconoscono l’importanza”, visto che non c’è un impegno reciproco ad attuare la Risoluzione 1701 e, di fatto, un impegno a disarmare Hezbollah in tutte le aree a sud del Litani, fino a 25 chilometri dal confine israeliano?
La seconda clausola problematica riguarda la produzione e il traffico di armi, secondo cui “qualsiasi vendita, fornitura e produzione di armi o materiali correlati alle armi in Libano sarà sotto la supervisione e il controllo del governo libanese”. Tuttavia, Hezbollah è ufficialmente un membro del governo libanese. Oggi, il ministro responsabile per gli ingressi e le uscite dal Libano, compresi i valichi di frontiera in Siria e l’aeroporto internazionale Hariri, è un membro di Hezbollah.
Secondo quanto riportato, l’accordo afferma esplicitamente che “tutte le strutture non autorizzate legate alla produzione di armi e materiali correlati saranno smantellate” e che “tutte le infrastrutture e le posizioni militari non conformi saranno smantellate e tutte le armi non autorizzate saranno confiscate” (…)
Tuttavia, la domanda cruciale è chi supervisionerà l’attuazione dell’accordo? Tutti possono vedere chiaramente che UNIFIL e l’esercito libanese non sono riusciti a portare a termine la missione che era stata loro assegnata 18 anni fa, sia per incapacità che per mancanza di volontà. Pertanto, secondo l’accordo attuale, si parla di un Comitato franco-americano che supervisionerà l’applicazione del suddetto accordo. Secondo l’accordo, “Israele e Libano segnaleranno al Comitato e alla Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) eventuali violazioni di questi impegni”. E poi cosa accadrà? Le informazioni pubblicate non chiariscono i poteri di attuazione del Comitato. Inoltre, sulla base delle informazioni di cui sopra, Israele sarà tenuto a divulgare informazioni riservate e sensibili a UNIFIL, che potrebbero potenzialmente arrivare nelle mani di altre forze in Libano? Cosa accadrà una volta che Israele sosterrà il costo della condivisione di tali informazioni? Non è chiaro dall’accordo che cosa alla fine si intende per una situazione in cui l’esercito israeliano sarà obbligato a riferire, chi agirà contro l’infrastruttura di Hezbollah in quel momento o chi si opporrà ai miliziani di Hezbollah. Nello scrivere queste righe, le nostre emozioni sono difficili da spiegare (…)
Ci siamo già passati (…)
Secondo quanto riportato, l’esercito libanese sarà responsabile dell’applicazione delle misure. L’esercito libanese schiererà migliaia di truppe nel sud del Libano. Sebbene gli articoli pubblicati dell’accordo parlino di “schierare forze ai confini”, non affermano esplicitamente che l’obiettivo di questo dispiegamento sia impedire il trasferimento di armi.
Inoltre, la Risoluzione 1701 incaricava esplicitamente l’esercito libanese di agire, con l’assistenza dell’UNIFIL, per stabilire una zona priva di armi che non siano quelle dell’esercito libanese, a sud del Litani, ma ciò non è accaduto. L’accordo attuale non specifica cosa spingerebbe l’esercito libanese a comportarsi diversamente e a interrompere la sua attuale cooperazione con Hezbollah. Molti soldati e ufficiali dell’esercito libanese collaborano con Hezbollah e lo assistono nell’intelligence, nell’accesso e nell’uso delle infrastrutture militari e simili. A questo, dovremmo aggiungere che circa il 45 per cento dei soldati e degli ufficiali dell’esercito libanese, che conta circa 65 mila effettivi, è sciita. Il comune denominatore etnico porta naturalmente a un comune denominatore ideologico…
La conclusione è che il contenuto dell’accordo non fornisce una risposta chiara all’espressione “meccanismo di attuazione efficace”, il che crea ulteriore ambiguità.
Per quanto riguarda la questione della scadenza, secondo quanto riportato, il ritiro dell’IDF dal Libano sarà completato entro 60 giorni. L’accordo non dice cosa accadrà se il Libano non disarmerà Hezbollah a sud del Litani durante questi 60 giorni, e cosa accadrà se Israele dimostrerà la presenza di Hezbollah a sud del Litani, anche in aree che l’esercito israeliano non ha raggiunto durante questo periodo.
Allo stesso tempo, durante i 60 giorni, i residenti libanesi potranno tornare a vivere sulle colline che dominano le comunità israeliane lungo la linea di demarcazione. L’accordo ha ignorato l’evidente necessità operativa israeliana di creare una zona cuscinetto e, al momento in cui scrivo (il pomeriggio del 27 novembre), ci sono già parecchie segnalazioni di una popolazione che sta tornando alla linea di demarcazione vicino al confine con Israele, compresi i miliziani di Hezbollah. Come è diventato chiaro negli ultimi mesi, i residenti libanesi hanno consentito a Hezbollah di nascondere all’interno delle proprie case lanciarazzi, aperture di tunnel e attrezzature per l’invasione. Chi può garantire che ciò non accadrà di nuovo, dato che Hezbollah continua a funzionare come movimento sociale e partito politico in Libano?
E questo è un punto cruciale: lo Stato libanese non ha cambiato le sue relazioni con lo Stato di Hezbollah. Hezbollah continua a essere un membro del governo libanese e a mantenere i suoi sistemi civili, che gli consentono di creare dipendenza degli sciiti presenti in Libano dall’organizzazione, e quindi continuare a stabilire la tattica degli scudi umani. Finché lo Stato libanese non dichiarerà Hezbollah un’organizzazione terroristica, come hanno fatto molti Paesi in tutto il mondo, nulla cambierà. Inoltre, l’Iran ha già promesso che finanzierà la ricostruzione di Hezbollah e quella del Libano: il Dahieh a Beirut, la valle della Bekaa e i villaggi nel sud. Così accadde nel 2006, quando, sotto gli auspici iraniani, la Construction Jihad di Hezbollah ricostruì le case distrutte e nel processo interrò l’infrastruttura militare dell’organizzazione, con un’enfasi sull’infrastruttura sotterranea e sulla “terra dei tunnel”. L’accordo attuale non affronta affatto queste questioni, ma si tratta di questioni fondamentali. Finché non verranno affrontati questi problemi, non ci sarà un futuro migliore per i libanesi e gli israeliani su entrambi i lati del confine.
Oltre ai dettagli dell’accordo pubblicati sopra, i punti principali della lettera di garanzie americana sono stati pubblicati anche sui media israeliani (sul canale Telegram di Moriah Asraf e Doron Kadosh). Anche qui sorgono molte domande:
Da un lato, si afferma che “Israele e gli Stati Uniti intendono condividere informazioni sensibili in merito alle violazioni, tra cui qualsiasi infiltrazione di Hezbollah nell’esercito libanese”. Allo stesso tempo, tuttavia, è stato riferito che “gli Stati Uniti potrebbero condividere informazioni fornite da Israele con terze parti concordate (il governo libanese e/o il Comitato) al fine di consentire loro di far fronte alle violazioni”. Ancora una volta, si pone la questione in merito alla protezione delle fonti di intelligence e alla capacità di condividere informazioni partendo dal presupposto che raggiungeranno aspetti discutibili.
Sia il presidente degli Stati Uniti Biden che il primo ministro israeliano Netanyahu hanno parlato della libertà d’azione di Israele per difendersi, con la garanzia americana e persino la cooperazione contro “l’attività destabilizzante dell’Iran in Libano”. Di primo acchito, questa è una buona notizia, ma la questione principale qui è capire come agire contro questa attività e cosa si intende per “destabilizzante”.
La realtà emersa in Libano dopo la guerra del 2006, come crediamo possa essere ora, è che Hezbollah non spara a Israele e presumibilmente “sta tranquillo”. Tuttavia, i suoi operativi ricostruiranno l’infrastruttura militare sotto copertura civile e sotto le mentite spoglie di scudi umani. Tale attività rientra nella categoria delle “minacce provenienti dal territorio libanese”? Ogni camion di armi che attraversa il confine siriano con il Libano rientra in questa categoria?
A queste domande si risponde apparentemente nella lettera di garanzie, che afferma che “Israele si riserva il diritto di agire in qualsiasi momento contro le violazioni nell’area del Libano meridionale e che al di fuori del sud del Libano, Israele si riserva il diritto di agire contro lo sviluppo di minacce dirette contro di esso, se il Libano non è in grado o non è disposto a contrastare queste minacce, incluso l’ingresso di armi illegali in Libano attraverso confini e valichi”.
Tuttavia, secondo quanto riportato, Israele dovrà avvisare in anticipo gli Stati Uniti se vorrà adottare queste misure. Quindi, un eventuale attacco a un camion di armi al confine tra Siria e Libano obbligherà Israele a ottenere il via libera dagli Stati Uniti? Israele avrà bisogno dell’autorizzazione della Casa Bianca per qualsiasi risposta alla comparsa di un miliziano di Hezbollah vicino al confine? Come funziona questo meccanismo, date le esigenze operative, come ad esempio una risposta rapida a una minaccia?
Alla fine della giornata, la conclusione di tutto ciò è che il Medio Oriente si misura in base alle azioni. I testi sono redatti in maniera essenzialmente politica, il che consente a ciascuna parte di interpretarli nel modo più conveniente per loro (incluso il mediatore/supervisore internazionale). Alla fine, la decisione è nelle mani del governo israeliano: a che punto le forze dell’IDF riceveranno un ordine dal governo israeliano di agire contro le violazioni di Hezbollah, che è chiaro a tutti che arriveranno.
Per noi è assolutamente chiaro che Hezbollah è qui per restare, che gli iraniani cercheranno di sostenerlo fino in fondo e che non ci sarà una sicurezza assoluta. Dopo tutto, come notato sopra, al momento della stesura di questo documento, ci sono già state segnalazioni di operativi di Hezbollah nei pressi della barriera di confine, nell’area di Metula, allontanati dai colpi di avvertimento sparati in aria dalle forze dell’IDF.
L’ultima volta ci sono voluti 18 anni, e gli abitanti del nord si sentono miracolosamente salvati da un massacro. Questa volta, non si deve permettere al mostro di crescere. Gli Stati Uniti dovranno dare a Israele il sostegno promesso e non scendere a compromessi con il Libano sulle mosse ingannevoli di Hezbollah e Iran.
Il test del comportamento israeliano il giorno dopo è cruciale. Israele dovrà affrontare con decisione ogni camion carico di armi che attraversa il confine siriano (la linea di rifornimento militare e la ricostruzione e il riarmo militare), ogni operativo che torna nel Libano meridionale e ogni infrastruttura militare che viene riabilitata (una potenziale futura invasione). C’è il rischio che Hezbollah risponda e che la vita nel nord venga nuovamente interrotta e non si torni alla normalità. Ma questo è un rischio calcolato che deve essere corso, soprattutto ora che Hezbollah è debole.
Fino a che punto ci si può fidare dell’UNIFIL e dell’esercito libanese? Purtroppo, la risposta è semplice: non è possibile farlo.
Israele dovrà ultimare una fascia di sicurezza difensiva nel nord dispiegando un complesso sistema di difesa fisica che sarà integrato con un sistema di difesa civile nelle comunità. Inoltre, Israele dovrà dichiarare un progetto nazionale per l’attuazione immediata, mirato a proteggere le comunità nel nord (abitazioni ed edifici pubblici).
Nel suo discorso del 26 novembre, il presidente Biden ha parlato dell’accordo come di un passo verso la pace in Medio Oriente. Ma non ci sarà pace in Medio Oriente finché una parte (l’Iran e i suoi proxy) opererà su una base ideologica e religiosa estremista per distruggere l’altra parte, Israele. La pace arriverà tra due parti che interagiranno CON BUONE INTENZIONI. Non è così. Pertanto, all’Iran non deve essere consentito di essere coinvolto in alcun modo nella ricostruzione di Hezbollah. Devono essere stabiliti meccanismi efficaci per ostacolare il trasferimento di fondi a Hezbollah. La cosa più importante è che la comunità internazionale esiga che il Libano metta fuorilegge il movimento sciita, minacciando al contempo sanzioni. Se ciò non accadrà, non ci sarà futuro, né per il Libano né per il nord di Israele.
Per chiarire la questione, concluderemo con una dichiarazione scritta il 20 novembre 2024 da Ibrahim al-Amin, direttore del quotidiano Al–Akhbar (il principale portavoce di Hezbollah): “L’attuale conflitto è solo un round di guerra contro Israele, che deve essere distrutto. A tal fine, Hezbollah lavorerà per riabilitare le sue capacità e riacquistare la propria forza…”.
Traduzione di Angelita La Spada