Liliana Segre, in un articolo da lei firmato e insufflato da voci altrui, apparso oggi su Il Corriere della Sera https://www.corriere.it/esteri/24_novembre_29/liliana-segre-genocidio-gaza-a52af58d-7bd9-4de2-9cf6-a31a26315xlk.shtml?refresh_ce ci informa che a Gaza non è in corso un genocidio.
Lo sospettavamo.
La colpa collettiva da imputare a Israele e agli israeliani non è questa, tuttavia, bisogna riconoscere che Israele ha commesso crimini di guerra e contro l’umanità.
“Nella drammatica situazione di Gaza non ricorre nessuno dei due caratteri tipici dei principali genocidi generalmente riconosciuti come tali — il Medz Yeghern degli armeni, l’Holodomor dei kulaki ucraini, la Shoah degli ebrei, il Porrajmos dei rom e sinti, la strage della borghesia cambogiana, lo sterminio dei tutsi in Ruanda — mentre sono piuttosto evidenti crimini di guerra e crimini contro l’umanità, commessi sia da Hamas e dalla Jihad, sia dall’esercito israeliano”.
Curioso l’uso dell’avverbio “piuttosto”. Dunque, sussisterebbe un’ombra, forse solo un’ombra di incertezza, tale da rendere l’evidenza meno luminosa? Può essere. Henry James e Walter de la Mere avrebbero apprezzato questa ambiguità. Sarebbe dunque il caso di soffermarsi sull’avverbio, allungare la sua ombra? Temiamo sarebbe una forzatura.
Certo, la senatrice Segre, o chi per lei, non ha potuto accertare nulla, non ha studiato il caso, e allora ecco che l’evidenza diventa non più così flagrante. Non sarebbe dunque stato meglio evitare di fare riferimento ai “crimini di guerra” e a quelli “contro l’umanità”? Sì, lo sarebbe stato, ma troppo forte è la tentazione di colpire Netanyahu e il suo governo, al punto che si può rubricare nei confronti di Israele l’accusa di omicidio premeditato, ma non quella di omicidio preterintenzionale.
Nella condanna si riconoscano a Israele le attenuanti in modo da rendere lo stigma un po’ più lieve.