Israele e Iran

Quando?

Quando? È questa la domanda base in merito al futuro attacco di Israele sull’Iran a seguito di quello con duecento missili avvenuto il primo ottobre scorso da parte di Teheran.

Ieri, un drone proveniente dal Libano è stato lanciato sull’abitazione estiva di Benjamin Netanyahu a Cesarea, senza provocare conseguenze gravi, danneggiando solo alcuni vetri. Netanyahu era altrove, e altrove, in un luogo che si dice sicuro, si troverebbe la Guida Suprema dell’Iran, Alì Khamenei, ma è davvero sicuro il luogo in cui si trova?. Israele ha ampiamente dimostrato la porosità dell’Iran, quanto esso sia infiltrato dalla propria intelligence. Ismail Haniyah è stato ucciso a luglio dopo una meticolosa preparzione. Avere preso di mira l’abitazione di Netayahu è stato un azzardo, o peggio, un errore che verrà pagato caro, così ha dichiarato lo stesso Netanyahu.

Quando?

L’Amministrazione Biden ormai in dirittura finale non vuole che Israele colpisca i siti nucleari iraniani e i pozzi petroliferi, un attacco di questo tipo  potrebbe seriamente mettere in mora il regime terrorista che l’Amministrazione Obama ha meticolosamente coccolato e che dopo la brusca interruzione delle coccole da parte dell’Amministrazione Trump, Joe Biden, con la sua amministrazione stipata da ex funzionari di Obama, soprattutto relativamente all’agenda iraniana, ha ripreso a coccolare.

Ieri, ancora, alcuni documenti segreti relativi al previsto attacco israeliano sull’Iran hanno visto la luce sui canali Telegram legati alle Guardie della Rivoluzione iraniania. Secondo fonti americane, il leak sarebbbe statto orchestrato da un funzionario dell’apparato militare americano. Al momento è in corso una indagine da parte del Dipartimento di Stato e dell’FBI. C’è un precedente, quando l’Amministrazioe Obama-Biden nel 2012 fece uscire un leak riguardo al piano israeliano di colpire i siti nucleari iraniani, di fatto facendo abortire l’attacco.

Una ulteriore domanda occorre farsela. I piani di Israele di cui gli americani sono attualmente al corrente sono quelli che esso conta di attuare, o sono in realtà una copertura, un depistamento, mentre l’attacco che avverrà realmente, già deciso, sarà diverso?

Netanyahu non può certo fidarsi di questa amministrazione, sa benissimo quale è il suo orientamento, conosce i precedenti, così come sa che in questo momento l’Iran si trova ad attraversare una fase di fragilità notevole dopo la decapitazione dei vertici di Hamas e di Hezboallh, culminata con la morte dei suoi leader carismatici, Yahya Sinwar e Hassan Nasrallah, con Hamas ridotto a brandelli nella Striscia e Hezbollah fortemente depotenziato a seguito dell’offensiva israeliana. È il momento favorevole, il migliore, per colpirlo, per fare ciò che già doveva essere fatto nel 2012 e che non fu possibile fare, è il momento di andare fino in fondo, sì, ma di nuovo, quando?

Tra meno di tre settimane si saprà chi guiderà gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni, non è molto tempo, si può ancora attendere. Israele colpirà lo stesso l’Iran, indipendentemente da chi vincerà le elezioni il 5 novembre, ma una eventuale vittoria di Donald Trump darebbe a Netanyahu la lena necessaria per colpire in profondità il proprio nemico principale e forse, in questo modo. modificare struturalmente lo scenario mediorientale per molti anni a venire.

 

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