Editoriali

Il vento ha cambiato direzione

L’uccisione di Yayha Sinwar oggi a Gaza durante una operazione dell’IDF, rappresenta un colpo durissimo per Hamas. Non si tratta solamente dell’eliminazione del neocapo dell’organizzazione jihadista, il responsabile dell’eccidio del 7 ottobre, ma dell’uscita di scena di una figura di grande peso e carisma per l’intero movimento che, a questo punto, sembra avere solo in Khaled Mashal, altro morto che cammina, il suo prossimo capo pro tempore.

Si tratta anche di una indubbia vittoria per Benjamin Netanyahu dopo lo smacco bruciante del 7 ottobre che lo rafforza politicamente. Il premier in carica aveva dichiarato che i responsabili dell’eccidio sarebbero stati eliminati tutti e, finora, ha mantenuto la promessa.

A un anno e dieci giorni di distanza dalla guerra provocata da Hamas, quest’ultimo si trova orfano dei suoi maggiorenti: Ismail Hanijah, Mohammed Deif, Yayha Sinwar, più molti altri funzionari di primo piano, mentre a Gaza le operazioni miltari proseguono e l’organizzazione è di fatto smembrata in accorpamenti sparpagliati, essendo stata completmente distrutta la sua struttura politica e militare.

La morte di Sinwar arriva dopo quella di Hassan Nasrallah, e la decapitazione progressiva del vertice di Hezbollah, alleato di Hamas.

A seguito del 7 ottobre, Israele si trovava con le spalle al muro, sotto shock dopo l’onda d’urto del più grave attacco terroristico della propria storia, oggi lo scenario è completamente cambiato, alla faccia di tutti coloro, molti sedicenti esperti, che profetavano e si auguravano che Gaza sarebbe stata il Vietnam israeliano.

La guerra non è ancora conclusa, a Gaza sono prigionieri 107 ostaggi, di cui non si sa quanti di loro ancora vivi, mentre le operazioni militari in Libano stanno procedendo e Israele sta preparando l’attacco all’Iran in risposta a quello subito.

Una cosa però è certa, il vento ha cambiato direzione.

 

 

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