Editoriali

Neanche filo-palestinesi sono

Vessilli, slogan, manifestazioni, aggressioni con pervasiva retorica filo-palestinese e odio mortale antiebraico, in effetti non sono filo-palestinesi nel significato autentico del termine. 

“Filo”, primo termine di parole composte, dal greco philos = amico, ha il significato di amore, disposizione, simpatia, che mostra affinità per persone o cose. Invece, gli odiatori antisemiti anti-occidentali che sventolano con agitazione furibonda le bandiere palestinesi esprimono con veemenza un sostegno ad Hamas, Hezbollah, Jihad, Iran, organizzazioni e stati terroristi, genocidi, totalitari; e mostrano un rapporto meramente strumentale con il cosiddetto popolo palestinese.

Cioè accettano e condividono lo stato di schiavitù, e le relazioni e prassi da scudi umani e ostaggi degli arabi palestinesi nelle mani delle centrali del terrore. Cioè sono, sul piano ideologico politico e militare filo-Hamas e non “filo-palestinesi”, al limite sono anti-palestinesi. In fondo, si può definire “filo-palestinese” chi si esprime per la liberazione araba da Hamas.  

In termini storici, obbiettivi, scientifici, la parola Palestina venne creata nell’età antica dall’Impero Romano, nella fase della massima repressione antiebraica, quando vollero cancellare dalla carta geografica il termine stesso di Giudea, e per questo adottarono il nome di un popolo estinto, di origine greca: i Filistei. Per millenni, in senso meramente geografico, il termine “palestinesi” designa gli Ebrei rimasti nella Terra Promessa, prima dell’indipendenza dello Stato di Israele. 

Nell’età contemporanea, arabi siriani, iracheni, egiziani immigrati in Palestina cominceranno a chiamarsi “palestinesi” in quanto membri di organizzazioni politiche terroriste istituite dall’Unione Sovietica per l’eliminazione dello Stato e del Popolo di Israele, a partire dall’OLP di Arafat, nei primi anni Sessanta.  

Nella lunga durata storica non sono mai esistiti un popolo e uno stato palestinese. Inoltre, nelle prevalenti concezioni e ideologie arabe come il panarabismo e la Umma islamica (comunità indistinta di stato e religione), i palestinesi semplicemente non esistono. Infatti, il palestinismo ideologico odierno è una mera strumentalità dell’imperialismo terrorista arabo-islamico, con il suo fondamentalismo anti-occidentale, antiebraico, e la repressione sanguinaria del dissenso arabo e della larga, eroica opposizione delle donne e dei giovani dell’Iran. Palestinismo come strumento dell’oppressione tirannica anti-popolare, anti-democratica di tanti stati arabi, al limite della guerra civile permanente contro i propri popoli (come la Siria di Assad).

L’odio è accecante, oscurantista su ogni realtà, costruttore di guerra, invasione, eccidi e genocidi. Certo, esiste una massa di ingenui ignoranti, illusi di essere veramente filo-palestinesi, ma gli organizzatori, strumentalizzatori, fomentatori sanno bene quello che fanno.   

Dichiararsi ancora filo-palestinesi dopo le aperte, esplicite dichiarazioni di Yahya Sinwar, capo politico e militare di Hamas, sull’obbligo degli abitanti di Gaza di essere “shahid”, di farsi uccidere per la causa del terrore islamico, costituisce l’apice della falsità e della cecità. 

In un video, Federico Rampini ha osservato: “Yahya Sinwar ha detto che la strage di civili palestinesi non è una tragedia evitabile e da evitare: no, ha detto che è un sacrificio necessario che dà onore e gloria alla sua causa, al suo obbiettivo politico, che è la distruzione finale dello Stato di Israele. Parole da soppesare da tutti i filo-palestinesi (…) Ha gettato la maschera, ha detto che lo desidera, lo vuole, lo ha pianificato per i suoi obbiettivi politici.” 

Qui salta ogni finzione, e appare intera la realtà: abitanti di Gaza schiavi e ostaggi di Hamas, e i pro-palestinesi più ciechi falsi e bugiardi di prima. 

Che quasi nessuno tra loro protesti si può comprendere per l’elevato grado di complicità con il regime del terrore, pari a quello del popolo tedesco con il sistema hitleriano (i volenterosi carnefici), se qualcuno volesse dire qualcosa resta terrorizzato. Molto peggio di quei siciliani di certe zone dominate dalla mafia, tenendo conto che la mafia, con tutti i suoi crimini e orrori, sembra un gruppo di gentiluomini rispetto alla realtà di Hamas e Hezbollah.  

Può considerarsi filo-palestinese, nel senso autentico e veritativo del termine, colui che agirebbe per la libertà e la democrazia araba, eroicamente contro il terrore e la tirannia islamica. Sull’esemplarità dell’opposizione iraniana al totalitarismo della repubblica islamica, da loro denunciata come “la nostra Isis”. 

Le esaltazioni, giustificazioni, connivenze, assoluzioni dei sistemi terroristi islamici, in una visione lungimirante, aperta, umanistica, civile, libertaria, non sono filo-arabe ma anti-arabe. Sono atti di guerra, distruttori di pace. 

La politica internazionale della viltà, e dell’autodistruzione di ciò che resta delle democrazie liberali, respinge la necessaria fermezza e deterrenza contro il totalitarismo e realizza invece il suo contrario con pressioni, ostacoli, minacce contro Israele, assediata e bombardata da sette lati, oggetto di un piano di sterminio eliminazionista. 

La dignità, l’onore, la libertà del mondo stanno nelle mani intrepide delle Resistenze ucraina e israeliana, per la loro e la nostra libertà, e anche per il futuro dei russi e degli arabi.

Mentre l’Italia, sia maggioranza che opposizione, realizza il tradimento di entrambe. Sia l’Italia ufficiale che quella conformista abitudinaria, in tal modo, tradiscono se stesse.  

Torna Su