Nel 2020, Mohsen Fakhrizadeh, uno dei principali artefici del programma nucleare iraniano venne ucciso in Iran da agenti del Mossad. Sempre nel 2020 due sicari in moto uccisero a Teheran il numero due di Al Qaeda Ahmed Abdullah Abdullah.
Due anni prima il Mossad fu in grado di trafugare l’intero archivio segreto iraniano relativo ai documenti sulla ricerca nucleare, che si trovava custodito in un magazzino. Ieri, un razzo ha centrato in pieno Ismail Hanyiah, uno dei più noti maggiorenti di Hamas mentre si trovava nella sua stanza in un edificio di Teheran dove era giunto in visita per rendere omaggio al neo presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Solo poche ore prima di essere ucciso, Hanyiah era stato ricevuto con tutti gli onori da Ali Khamenei, suo interlocutore abituale.
Sono tutti episodi che mostrano con evidenza quanto sia presente l’intelligence israeliana in Iran e vasta la sua capacità di raccogliere informazioni precise per poi poterle utilizzarle al momento più opportuno. Sono episodi che rivelano altresì la vulnerabilità dell’Iran, la sua permeabilità.
L’uccisione di Hanyiah , avvenuta in un momento di celebrazione pubblica, mentre era ospite nel paese, rappresenta per l’Iran un’ulteriore umiliazione e la conferma che in Iran nessuno può dirsi realmente al sicuro, nemmeno Khamenei. L’Iran minaccia prevedibili ritorsioni ma sa che, se ci saranno, la risposta non si farà attendere. Il nemico “sionista” non si trova solo all’esterno ma dentro nel paese, dove può godere di appoggi informativi che nessuno è in grado di sapere quanto siano estesi e fino a quali livelli.
Dormiva forse Hanyiah mentre il razzo lo ha centrato. Per i terroristi non è più tempo di dormire.