Per la prima volta ospite de L’Informale, Davide Riccardo Romano, attento osservatore dello scenario internazionale, è direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano e autore presso La Repubblica. È stato Assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Milano e ha pubblicato, per la collana Fuori dal coro, Le reti dei nuovi antisemiti, (2017) scritto a quattro mani con Alberto Giannoni. Ha accettato di rispondere ad alcune domande sul conflitto in Ucraina, il ruolo d’Israele e la difesa delle democrazie.
Non è raro, per chi frequenta i social media, imbattersi in utenti che si dichiarano «filoisraeliani e ammiratori di Putin». Israele e la Russia possono essere apparentati in qualche modo?
Sono due Stati che hanno diversi legami. Da parte di Israele, il 15% della popolazione parla russo e dunque la cultura russa è parte integrante dello Stato ebraico. Dal lato russo invece, si sa che Putin ha una certa simpatia personale per il mondo ebraico; probabilmente grazie al fatto che da ragazzo crebbe in un quartiere dove la presenza ebraica era viva, e fu molto accogliente anche verso di lui. Ciò premesso, parliamo di due Paesi istituzionalmente assai diversi. Israele è un Paese incredibilmente democratico, nonostante sia sotto assedio da quando è nato. La Russia di Putin invece, è sempre più simile all’Iran. Una dittatura basata sui proventi di petrolio e gas, dove un’eroica società civile viene costantemente umiliata dai guardiani della rivoluzione putiniana: un apparato poliziesco pervasivo che occupa perfino l’economia, uccidendola. Tornando ai sostenitori di Putin e di Israele, è doveroso rilevare che c’è un’incoerenza a destra tra chi appoggia uno Stato democratico come Israele e allo stesso tempo una dittatura come quella putiniana. Ma c’è anche da rilevare un’incoerenza a sinistra: ovvero coloro che appoggiano la democrazia ucraina e allo stesso tempo sostengono la satrapia palestinese.
Si è discusso tanto e male in merito alla presenza di milizie «neonaziste» inquadrate nell’esercito ucraino. Esiste un «pericolo antisemitismo» in Ucraina? In Russia invece?
L’antisemitismo c’è in entrambi i Paesi. Ma si combatte con la democrazia e la società aperta, l’autoritarismo non rende le persone migliori. Basta vedere la differenza tra i tedeschi dell’Est e dell’Ovest. I più antisemiti sono quelli che hanno vissuto sotto il comunismo. Gli ucraini in tema di antisemitismo – per chi conosce la storia – hanno fatto passi da giganti: tanto da avere addirittura eletto direttamente un presidente ebreo come Zelensky, dandogli ben il 73% dei voti solo tre anni fa. Unico Paese al mondo ad avere un premier ebreo, a parte Israele. E se questo lo sanno quasi tutti, pochi sanno che un altro ebreo, Volodymyr Borysovych Groysman, è stato primo ministro dell’Ucraina dal 206 al 2019. Qualcosa di incredibile, e che rende le accuse di nazismo contro gli ucraini ancora più ridicole. Non solo: il partito filo nazista Svoboda, in Ucraina, è passato dall’exploit di un inquietante 10,4% del 2012 al 2,15% del 2019. Da 38 seggi a uno, in parlamento. A conferma che la migliore medicina contro l’estremismo è la democrazia. In Russia invece, la tutela degli ebrei da parte di Putin è assai precaria: potrebbe scomparire da un momento all’altro, se il dittatore cambiasse idea o se salisse al potere un’altra persona. La società russa infatti, non essendo aperta, non ha potuto sviluppare gli anticorpi contro l’antisemitismo come quella ucraina. Ma poi se vogliamo avere una controprova, guardiamo a come gli ebrei votano con i piedi, cioè dove vanno: se da dopo 24 febbraio ad oggi il numero di ebrei russi che sono andati a vivere in Israele è simile a quello degli ebrei ucraini, qualcosa non va. Gli ebrei ucraini fuggono da un Paese in guerra, gli ebrei russi temono il regime putiniano. In entrambi i casi, sia gli ebrei ucraini che quelli russi fuggono da Putin e dal suo sistema oppressivo
Il «putinismo» attira nella sua orbita estremisti di destra e di sinistra. Perché affascina così tanto?
Il modello occidentale sta mostrando i suoi limiti, soprattutto in Italia dove l’economia va sempre peggio e la gente è sempre più povera. In periodi di crisi la gente cerca un “uomo forte” che risolva i problemi, e in tanti lo hanno individuato in Putin. Dimenticando che se c’è una cosa in cui Putin ha fallito, è proprio lo sviluppo economico. La Russia infatti, nonostante gli stratosferici incassi dei proventi da petrolio e gas, ha un prodotto interno lordo pari a quello della Spagna. Se consideriamo che il Paese iberico ha un terzo degli abitanti della Russia, i numeri sono imbarazzanti per Putin, che peraltro governa da un ventennio. Ed è anche per questo che fa sempre guerre in giro, per distrarre il popolo ed evitare che inizi a parlare dei suoi fallimenti in patria. Un trucco vecchio come il mondo. Poi c’è la saldatura tra rosso-bruni, ovvero tra le culture fasciste e comuniste che sono ancora forti in Italia e – come ai tempi del patto Molotov-Ribbentrop – trovano il modo di allearsi contro il nemico americano e la NATO. Infine non dimentichiamo che questo consenso è aiutato anche dalla propaganda di Mosca, che come durante il comunismo continua a investire molti soldi per manipolare le informazioni e creare divisioni in Occidente.
Invece di affrontare la brutalità di Putin contro l’Ucraina, in tanti lo hanno giustificato, scusato, difeso. Ci siamo colpevolizzati, proprio come davanti al terrorismo islamico o a quello palestinese. Noi occidentali siamo ancora in grado di difenderci?
Il nostro punto debole è il fatto che siamo umani. Loro – i fondamentalisti di destra e di sinistra, islamisti compresi – lo sanno bene. Come diceva Kafka: «Il male conosce il bene, ma il bene non conosce il male.» Loro sono spietati, uccidono e torturano senza alcun problema: da Hamas a Putin, passando per Xi Jinping e Khamenei. E proprio loro, ci accusano di razzismo, imperialismo, nazismo, ecc. Sanno che nelle nostre società sono argomenti importanti, e ci giocano. Lo fanno anche perché noi non siamo coscienti che chi ci attacca è un assassino spietato. Inoltre, come diceva Jung, nelle accuse agli altri spesso si è autobiografici. Ci accusano di imperialismo, proprio loro! Hamas, che vorrebbe fare di tutta Israele una Palestina islamica, Putin che invade l’Ucraina e manda i suoi mercenari della Wagner in mezzo mondo. Xi Jinping che opprime il Tibet e ha invaso Hong Kong e promette di fare lo stesso con Taiwan. Khamenei, che tramite le proprie milizie filo-iraniane influenza Libano, Iraq, Gaza, ecc. Eppure proprio questi criminali internazionali ci vengono a fare la morale? L’Occidente deve recuperare l’orgoglio di se stesso. Non siamo perfetti, ci mancherebbe. Ma ingigantire i nostri difetti e diminuire, o dimenticare, i loro ha regalato ai propagandisti armi importanti per creare equivalenze tra democrazie e dittature che non dovrebbero nemmeno essere pensate. La verità è che parliamo tanto di antifascismo, ma quando ci troviamo davanti delle nuove forme di fascismo come quello islamico, putiniano o cinese, non lo sappiamo riconoscere. A partire dal linguaggio: chiamiamo “presidente” sia Macron che Putin. Come se essere eletti democraticamente o guadagnare il potere uccidendo i rivali fosse la stessa cosa. Non lo è, e forse dovremmo iniziare a ricordare sempre più spesso chi è un dittatore e chi no. Uno non vale uno.
Ridurre le forniture di gas russo significa aumentare quelle provenienti dai Paesi musulmani e turcofoni. In futuro, Baku, Doha e Algeri come sfrutteranno la nostra accresciuta dipendenza dalle loro risorse energetiche?
Purtroppo, possiamo affrontare un nemico alla volta. I compromessi che stiamo facendo con Erdogan mi disgustano, avremmo dovuto intervenire con sanzioni già anni fa, quando non c’erano le emergenze di oggi. Ahimè la nostra politica vive giorno per giorno, senza guardare al lungo termine. Per questo rivendico il mio essere da sempre ecologista e per lo sviluppo delle energie rinnovabili: l’unico sistema per liberarci dalla dipendenza dalle dittature petrolifere e da compromessi inquietanti. Poi, pragmaticamente, mi domando come sia possibile che i nostri governi non abbiano concluso prima gli accordi con Israele sul gas che erano pronti da anni. Così come mi pare demenziale rinunciare al gas nell’Adriatico in nome dell’ambientalismo più stupido, che permette così alla Croazia di trivellare e portarselo a casa a condizioni sicuramente più inquinanti di quello che avremmo fatto noi.
Sembra che la Russia intenda proporre una risoluzione alle Nazioni Unite per condannare le operazioni militari israeliane in Siria. Israele può fidarsi della Russia di Putin e Lavrov?
Cerchiamo di essere chiari e onesti fino in fondo. Putin ha permesso a Israele in questi anni di bombardare le basi militari iraniane in Siria, evitando così che Gerusalemme fosse attaccabile anche da est, oltre che da sud (Gaza) e nord (Hezbollah). Una cosa importantissima, per cui comprendo la prudenza di Israele sull’invasione russa in Ucraina. Ma non mitizziamo troppo la Russia: alle Nazioni Unite chi difende Israele sono sempre gli USA. Cina e Russia sono sempre dall’altra parte. Non dimentichiamo neppure che Mosca, quando Israele rispondeva agli attacchi di Hamas, accusava Gerusalemme di “reazioni sproporzionate”. Questa espressione, dopo l’invasione militare dell’Ucraina, appare ancora più grottesca di quanto non fosse prima. Inoltre non dimentichiamo che ancora l’anno scorso, la Russia ha svolto esercitazioni militari congiunte con Teheran. Non è proprio il caso di fidarsi della Russia, dunque. Dirò di più: la cosa migliore è potersi difendere senza l’aiuto di nessuno. Una lezione che gli ebrei hanno bene in testa, e che alla luce di quanto succede oggi in Ucraina, resta attualissima.