In occasione della ricorrenza della Notte dei Cristalli, il 9 Novembre 2016, la Shoah Film Collection (SFC) della VideoARTKoeln sotto la nuova edizione di “Darkness into light – ArtFilm in a Memorial Process” presenterà per la prima volta l’ultimo film documentario di Dova Cahan “La mia visita a Ferramonti di Tarsia”, che sarà visibile nella tv tedesca. Nella stessa occasione, l’anno scorso la SFC ha presentato il secondo corto film documentario della stessa autrice “Mia zia Mina e suo figlio non tornarono mai più da Auschwitz”. Questo film fu poi proiettato in India ed al Torrance Art Museum di Los Angeles ed entrambi sono stati presentati dall’autrice a Bucarest ed a Ferrara nel giugno 2016.
La data del 9 novembre si riferisce alla Germania del 1938 quando si verificò la cosiddetta Notte dei Cristalli o Kristallnacht.
Questa lugubre notte entra nella storia con tale definizione in seguito alle migliaia di vetrine di negozi, abitazioni, attività e sinagoghe degli ebrei distrutte completamente dalle SS del regime nazista. Questo momento drammatico viene considerato uno dei più tristi eventi storici che gli ebrei subirono come vittime di violenze ed ingiustizie da parte dei tedeschi e che determinò l’inizio delle deportazioni degli ebrei ai campi di concentramento ed in seguito la soluzione finale nei campi di sterminio.
I dettagli di questo tragico evento che resta nelle pagine della storia del nazismo sconvolse tutti gli ebrei d’Europa e di tutto il mondo. Un evento che non bisogna dimenticare ma evidenziare ogni anno come il Giorno della Memoria, sempre come un atto di ammonimento per tutte le generazioni future con lo scopo di evitare ulteriori disastri nella nostra vulnerabile società.
Il Parlamento Tedesco ogni anno commemora ufficialmente la famigerata Kristallnacht, dramma che avvenne in quella notte a Berlino e che segnò l’inizio dei primi casi di una sistematica persecuzione antisemita condotta in Germania dai nazisti, che hanno anche dato fuoco ai libri ebraici, bruciato quasi tutte le sinagoghe e distrutto circa 7500 negozi degli ebrei fino ad eseguire il piano definitivo della soluzione finale per il popolo ebraico.
Ufficialmente l’atto fu giustificato come rappresaglia contro l’omicidio a Parigi del diplomatico tedesco Ernst vom Rath per mano di un giovane ebreo, Herschel Grünspan. L’attentato fu un pretesto, la notte dei cristalli fu solo uno dei primi atti di ciò che poi prenderà il nome di Soluzione Finale.
Lo stesso nome attribuito all’evento e messo in circolazione dai nazisti dell’epoca, Notte dei Cristalli o anche dei vetri infranti, aveva un carattere di sarcasmo ed un significato ironico. All’argomento sono stati dedicati numerosi documentari e film. La storia deve insegnare a ricordare e soprattutto a far sì che eventi come questo non si ripetano né ora né mai.
In questi ultimi anni Dova Cahan si è dedicata, oltre alle presentazioni del suo libro “Un Askenazita tra Romania ed Eritrea” (GDS Edizioni), anche a produrre cortometraggi che prendono spunto da alcune pagine del suo libro che trattano l’argomento della Shoah in Romania, cosa che fu rinnegata fino al 2009. Inoltre, grazie ai suoi continui viaggi, include anche testimonianze dei luoghi dove il nazismo ed il fascismo hanno lasciato le loro tragiche ed incancellabili impronte.
Il filmato “Mia zia Mina…” è la storia della sorella maggiore della madre di Dova Cahan, Mina Segal in Hagher, e di suo figlio Shmuel, che vissero ad Oradea, nella Transilvania che durante la seconda guerra mondiale faceva parte dell’Ungheria. I genitori di Mina provenivano da una piccola città della Moldavia, nel nord della Romania. Anche se la SS della Germania nazista non erano presenti nel paese, erano alleate con il generale rumeno Ion Antonescu che con i suoi soldati attuò numerosi stermini antisemiti sulla popolazione ebrea locale.
Negli anni 1935-1936, zia Mina incontrò un ragazzo ebreo di Oradea che venne a studiare ortodontia. Da sposati si trasferirono a vivere nella sua città. La giovane coppia ha avuto un unico figlio, Shmuel, che aveva solo cinque anni quando insieme alla madre fu deportato ad Auschwitz. E da lì non tornarono mai più.
Nel 1944 Adolf Eichmann assunse il potere e iniziò ad organizzare il trasporto degli ebrei ai campi di sterminio anche in Ungheria. Oradea divenne “Judenfrei”, che significa “Senza Ebrei”. Alla fine della guerra, quando il marito di zia Mina tornò a casa, la trovò vuota e chiusa: la vicina gli disse che moglie e figlio furono catturati dai nazisti tedeschi. Oggi le uniche attestazioni in loro memoria sono le due pagine di testimonianze che la madre di Dova Cahan ha compilato a Yad Vashem a Gerusalemme, che è la casa permanente di tutte le vittime dell’Olocausto.
Il Campo di Internamento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria nella provincia di Cosenza, è invece il primo tra i numerosi campi d’internamento del periodo fascista in Italia. Fu un luogo d’internamento per ebrei, apolidi, stranieri, nemici e slavi tra il giugno ed il settembre 1940, data che segnò l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Nel settembre 1943 gli inglesi liberarono il campo, ma molti ex-internati rimasero a Ferramonti anche negli anni successivi. L’11 dicembre 1945, finita la guerra, fu ufficialmente chiuso. Il campo di Ferramonti fu il primo ad essere liberato nel 1943 e l’ultimo ad essere formalmente chiuso.
Quando nel mese di ottobre 2015 Dova Cahan è stata per la prima volta in Calabria per la presentazione del suo libro, con l’occasione ha voluto anche visitare Ferramonti. Ciò che determinò la sua visita fu l’incontro in sinagoga pochi giorni prima della sua partenza con un vecchio amico di famiglia, che, dopo una breve conversazione, con grande insistenza ha voluto farle visitare il campo.
Il film è basato sulla descrizione del campo della responsabile del museo, la dottoressa Simona Celiberti, poi segue la visita alle tre baracche. La prima baracca è il Museo della Memoria che mette in rilievo fotografie dei giorni di prigionia degli internati ed anche dei tanti bambini che allora si trovavano lì (molti vi sono nati) e che oggi rappresentano la testimonianza anche dei loro genitori. La seconda baracca è quella dei dormitori degli internati che appena arrivati al campo e registrati ricevevano due cavalletti di legno, tre assi ed un materasso. Nel giardino c’è anche un cedro in memoria della Brigata Ebraica che contribuì alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo, donazione del dottor Roque Pugliese.
La terza baracca ancora in costruzione riporta una miniatura di ciò che fu allora il campo, con tutte le baracche e parte degli utensili. Seguono due interviste: una a Cosenza a Pina Brenner, figlia di un internato di Ferramonti con l’intervento di Federica Cordasco, l’altra a Tel Aviv a Haim Farkas, l’amico di famiglia che si trovava sul naviglio “Pentcho” naufragato a Rodi e poi portato con altri 500 ebrei al Campo di Internamento a Ferramonti.
Bisogna ricordare che anche in Italia nello stesso periodo, dal settembre al novembre 1938, furono emanate le leggi razziali. Ciò avvenne con una violenta campagna antisemita da parte del regime fascista. Queste leggi mettevano in evidenza la distinzione tra gli “ariani” e gli ebrei cui era negata l’identità italiana. Il regime fascista, come d’altronde quello nazista, decretò una serie di atti e di leggi sulla limitazione dei diritti e della dignità della minoranza etnica ebraica, prima con la detenzione e poi con la deportazione ad Auschwitz.
Come la Germania non dimentica la Notte dei Cristalli, altrettanto noi tutti dobbiamo ricordarla e tramandarla come l’inizio di quella atroce violenza contro gli ebrei di cui la fine è ormai a tutti ben nota. Questa orrenda notte del 9 Novembre 1938 apre quel lugubre capitolo che si chiude solamente il 27 Gennaio 1945 con la liberazione di Auschwitz da parte dell’armata russa e che viene commemorata in tutta l’Europa come il Giorno della Memoria.