Antisemitismo, Antisionismo e Debunking

Israele, il nostro specchio

“L’impasse mediorientale è la questione definente del nostro tempo. Non è esagerato affermare che la posizione che un individuo assume sul conflitto tra Israele e gli arabi è quasi un orientamento infallibile alla sua visione del mondo”

Melanie Philips, “Il mondo capovolto”.

L’odio nei confronti degli ebrei. Senza vittimismo, senza enfasi, semplicemente guardando in faccia la realtà. Un odio antico che nella figura archetipa di Amalek denuncia un origine, un prius abietto, una voragine da cui, come dal vaso di Pandora, esce il caos assumendo molte forme. Il caos ha questo che lo contraddistingue, è mimetico, metamorfico. Non ha un volto, ma mille.
Tutto questo viene da lontano, da molto lontano, si è sedimentato nella Storia, è il flusso perenne dei detriti, delle scorie, la marea infetta che sempre scorre anche nei momenti in cui, apparentemente, sembra essersi arrestata.

Israele è il simbolo, con il nome che si è scelto e nella bandiera che si è dato, il Magen David insieme ai colori del Talit, in cui al di fuori della diaspora si afferma concentrata, riconoscibile per tutti, una realtà, un’identità. Ed è per questo che è un bersaglio, per la sua riconoscibilità, per l’ovvietà insuperabile, incontestabile del suo esistere, per la volontà di questo esistere, la volontà determinata e irriducibile dopo i disastri dei secoli alle spalle, culminati nella Shoah.

Tutto questo è insopportabile per molti. E’ un ammonimento che non possono, non vogliono accettare, li interpella troppo là, dove abita, nella zona dell’Ombra, ciò che spesso è inconfessato, il risentimento per questa impresa, per questo successo imperdonabile. Perché Israele, con la sua esistenza afferma, “Noi ci siamo. Ci siamo nel radicamento, nell’autocoscienza, nella protezione che ci siamo dati, che ci siamo guadagnati”. E’ insopportabile per molti riconoscere tutto ciò. Questa realtà, questa forza, questa determinazione a rimanere, a non essere più pedine di decisioni terze.

Perché c’è un solo modo per i nemici di Israele, di risolvere la questione, che Israele cessi di esistere. Per “gli amici degli ebrei” ebrei si può esserlo, se proprio si deve esserlo, solo nella diaspora, nel galut. Testimoniali, antiquariali, o ancora meglio, sì, ancora meglio, felicemente assimilati al punto di dissolversi, magari. Un modo anche questo, non violento, di sparire.

Dunque, sappiamo che contro Israele l’odio è quintessenziato, ed è un odio così intenso che non avendo trovato il modo di distruggere materialmente lo Stato ebraico, può solo incessantemente infangarlo trasformarlo in un mostro. Nel mostro.

La tecnica è sempre quella, la demonizzazione. Cristiana nel medioevo, poi islamica, poi zarista, nazista, fascista, stalinista, poi di nuovo islamista, con rigurgiti putrescenti assimilati dalle “tradizioni” precedenti, dal loro deposito di spazzature per formare un’unica grande mistura. Il calderone delle streghe.

La più grande macchina del fango mai creata dal dopoguerra a oggi. E’ solo un onore, cercare ognuno, con i propri mezzi, di contrastarla.

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