Una forte presa di posizione contro Erdogan e il lassismo europeo arriva da Sumaya Abdel Qader, neoeletta consigliere comunale di Milano in quota Pd. Più volte accusata di simpatizzare per l’Islam radicale, di essere vicina ai Fratelli Musulmani e di posizioni troppo oltranziste assunte dai parenti, marito in primis, Sumaya Abdel Qader invece stupisce tutti con parole che avremmo voluto fossero pronunciate dai leader europei.
Innanzitutto perché prende le distanze dal fondatore dell’Ucoii, Hamza Roberto Piccardo, e dal figlio Davide, portavoce del Coordinamento della Associazioni Islamiche di Milano. E poi perché con le sue parole sembra volersi contrapporre nettamente all’islamismo radicale e dissociarsi dall’auspicio di una Turchia intesa come “grande nazione islamica”, espresso su facebook da Hamza Piccardo.
“Le sue parole non rispecchiano il mio pensiero. E non capisco perché i giornali mi abbiano coinvolta in questa polemica addirittura con la dicitura ‘musulmana radicale’: sono molto religiosa, ma non sono estremista” ha detto Sumaya all’Huffington Post Italia, riferendosi ad Hamza Piccardo.
Una presa di distanza molto dura e convinta, che potrebbe costarle rimbrotti dal parte non solo dell’Ucoii ma anche del Caim, di cui faceva parte fino a qualche mese fa. La neoconsigliera milanese prende anche infatti le distanze da Davide Piccardo, che si è schierato convintamente dalla parte di Erdogan. “Il Caim al suo interno ha molte posizioni. Davide Piccardo è il rappresentante e dovrebbe porre maggiore attenzione nella modalità delle sue esternazioni”. Secondo Sumaya “ovviamente i golpisti sono stati arrestati perché questo succederebbe in qualsiasi paese del mondo, quello che non condivido è la sospensione degli insegnanti, dei docenti universitari e dei dipendenti pubblici che vengono allontanati senza un giusto processo. Ma al momento è difficile capire cosa sta succedendo in Turchia”.
Per l’esponente del Pd non ci sono dubbi: “Non è accettabile il comportamento di Erdogan e sono molto preoccupata”. E l’Europa avrebbe dovuto e potuto fare di più: “L’Unione europea potrebbe minacciare Erdogan di interrompere le trattative per l’adesione della Turchia oppure rompere accordi commerciali ma non lo sta facendo perché prevalgono interessi di altro tipo”. E ancora: “Non ha senso chiedersi perché l’Unione delle comunità islamiche non abbia ancora rilasciato una dichiarazione sulle purghe in Turchia, quando nemmeno il resto del mondo sta attivamente facendo qualcosa per fermare Erdogan”.
Parole condivisibili in toto, che sottolineano la mancanza di decisione anche da parte dell’Italia nel condannare il dispotismo di Erdogan e la pericolosa deriva islamista della Turchia.
Nessun leader europeo le ha pronunciate, soltanto una donna musulmana per giunta accusata in campagna elettorale di essere “troppo radicale”. Forse un giudizio sbagliato, o forse Sumaya si è ravveduta studiando meglio la situazione turca e presto prenderà le distanze anche dalle posizioni anti-israeliane del marito.
Quel che è sicuro è che si sia attirata l’antipatia di tanti islamisti oltranzisti, che per molto meno sono disposti ad accusare di apostasia. Nel caso, chi la difenderà?