Lo scorso 27 giugno, nel decimo anniversario del Consiglio dell’ONU per i diritti umani, quasi tutte le democrazie occidentali hanno disertato il dibattito. Si è trattato di una protesta senza precedenti contro la tradizione in base alla quale il Consiglio stesso, avendo inserito in agenda lo specifico punto 7, in base al quale si dispone che durante ogni sessione del Consiglio stesso si discuta delle violazioni dei diritti umani commesse da Israele, segnala sempre e solo (o quasi) lo stato d’Israele come massimo violatore dei diritti umani.Ogni altra violazione di tali diritti da parte di altre nazioni del mondo viene discussa sotto il punto 4 dell’agenda. Difatti, gli stati arabi ed islamici non si sono fatti scrupoli di far includere questo punto all’ordine del giorno e ad animare il dibattito sulle malefatte d’Israele.
In occasione di un altro anniversario, il ventesimo della Dichiarazione universale dei diritti umani, il grande giurista francese René Cassin, premio Nobel per la Pace e Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani, coautore della Dichiarazione stessa, nel 1968 abbandonò la riunione celebrativa per protestare – già allora – contro l’usanza di dedicare ampio spazio di critiche e condanne al solo Israele.
Vediamo alcune delle dichiarazioni fatte il 27 giugno 2016:
Il delegato siriano ha accusato Israele di sfruttare il terrorismo per occupare terre arabe e di fornire assistenza medica nei propri ospedali a terroristi (ossia ai combattenti siriani avversari del presidente Assad); il delegato del Qatar a nome delle 22 nazioni arabe ha accusato Israele di compiere o favorire atti di terrorismo in tutto il mondo; l’Arabia Saudita ha accusato Israele di assoggettare i palestinesi “alla peggiore forma di terrorismo, oppressione ed intimidazione”; il Kuwait ha condannato “gli odiosi crimini di Israele” mentre il delegato libanese ha censurato Israele come autentico nemico della pace e della sicurezza.
Il direttore della ONG “UN Watch”, che ha il compito di monitorare i comportamenti dell’ONU e delle sue agenzie, comitati e commissioni, ha per contro affermato che Israele, contrariamente alle accuse mosse, è l’unico stato della regione i cui ospedali forniscono uguali prestazioni e cure indifferentemente ad ebrei, musulmani e cristiani, ad israeliani e palestinesi; è l’unico paese della regione che assicuri uguali diritti alle donne ed alle minoranze. Israele, è vero, deve rispondere al Consiglio dei diritti umani delle violazioni dei diritti come ogni altro stato, ma nessun altro stato ha in questo Consiglio un’intera agenda, la nr.7, dedicata solo a lui, neppure la Siria o la Corea del Nord. Nell’ambito dell’ONU, ha concluso, la maggioranza ha il potere di decidere quel che vuole e nessuna minoranza gode del diritto di appello.