Non è soltanto la domenica dei ballottaggi per i sindaci. Trentamila elettori – ma di solito la partecipazione reale si aggira attorno a un terzo degli aventi diritto – il 19 giugno votano anche per il rinnovo del Consiglio dell’Ucei, l’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Dal Consiglio poi uscirà il presidente, destinato a succedere a Renzo Gattegna che dopo dieci anni lascia l’incarico.
Alle urne sono chiamati tutti i maggiorenni degli oltre 30.000 ebrei che compongono la comunità in Italia: il Consiglio Ucei, che resta in carica per 4 anni, è composto da 52 membri eletti a suffragio universale fra i candidati delle varie liste: 20 vengono eletti dalla comunità ebraica di Roma, 10 da quella di Milano, 19 dalle altre comunità italiane ma non più di un membro per ciascuna di esse, 3 dall’Assemblea Rabbinica che a loro volta vanno a costituire la Consulta Rabbinica all’interno del Consiglio dell’Ucei.
Soltanto le comunità di Roma e Milano si troveranno a votare solo liste: se ne presentano quattro nella Capitale e tre nella città lombarda. A Firenze, Livorno e Trieste invece – che esprimono un consigliere a testa – si sceglieranno singoli candidati all’interno di una rosa. In altre città ancora sono i Consigli comunitari a scegliere i rappresentanti da mandare all’Ucei.
Sono elezioni senza favoriti, ma qualche nome emerge: Giorgio Sacerdoti – professore universitario, tra gli esperti che hanno contribuito alla legge sul negazionismo – per esempio è candidato a Milano. Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana, è
un’altra con chance di buoni numeri. Ha scelto invece di non candidarsi Riccardo Pacifici, storico predecessore di Dureghello. Eppure ci aveva pensato a lungo. I risultati sono attesi per martedì, poi inizieranno le trattative per scegliere il nuovo presidente.