Mario Jacchia, patriota e partigiano di religione ebraica, è stato Alpino volontario nella Prima Guerra Mondiale e Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ucciso dai nazifascisti nel 1944.
Jacchia è nato a Bologna il 2 gennaio 1896 da genitori di origine triestina, espulsi anni prima dal governo austriaco per la loro attività irredentista. Con l’entrata in guerra dell’Italia nel maggio 1915, ha lasciato gli studi universitari – era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza – per arruolarsi volontario.
Inviato al corso ufficiali nella Scuola Militare di Modena, al termine del corso, con la nomina di aspirante ufficiale, è stato assegnato su sua domanda al VI Reggimento Alpini battaglione “Monte Berico”.
Già nel giugno 1916 gli sono state conferite una croce di guerra ed una medaglia d’argento al valore militare. Promosso Tenente nell’aprile 1917, Jacchia meriterà in agosto la medaglia di bronzo ed in ottobre un’altra medaglia d’argento. Sul finire dell’anno 1917 è stato ferito durante una campagna militare in Val Grande, in Piemonte, e dopo alcuni mesi di ospedale è rientrato in servizio come aiutante Maggiore del battaglione fino alla conclusione della guerra.
Tornato a Bologna, ha concluso gli studi diventando ben presto un affermato avvocato. Ha condiviso lo studio con il padre in Via D’Azeglio 58, dove era nato e risiedeva.
Nell’estate 1921 è stato fra i promotori del comitato per la costituzione di una Sezione alpini dell’ANA (Associazione Nazionale Alpini) a Bologna. Ovviamente presente la sera del 18 novembre 1922 all’assemblea costitutiva, sarà lui a redigere il verbale, venendo poi eletto consigliere effettivo.
La sua presenza nel consiglio si concluderà quando, da amante della libertà in nome della quale a 18 anni era partito volontario, entrerà in contrasto con la nuova ideologia imposta dal Regime.
E’ a quel punto che, pur mantenendo i contatti con i vecchi amici, la partecipazione attiva di Jacchia alla vita associativa si è diradata.
Promosso Capitano nel 1930, in seguito alle sopravvenute leggi razziali gli sarà negato il richiamo per l’avanzamento di grado, oltre ad essergli vietato di indossare l’uniforme e ad essere esonerato dal servizio militare in quanto ritenuto di “razza ebrea”. Sarà poi riabilitato.
Sempre più vicino ai movimenti antifascisti, in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 è entrato nel Comitato di Liberazione Nazionale. Con il nome di battaglia “Rossini” è stato ispettore, quindi comandante delle formazioni militari del Nord Emilia.
Il 2 agosto 1944, mentre stava presiedendo una riunione a Parma, al sopraggiungere della polizia è riuscito a far fuggire i suoi collaboratori ma si è attardato per distruggere il materiale compromettente, venendo così catturato. Consegnato ai tedeschi, ha subito per tanti giorni torture e sevizie, affrontate con fierezza e coraggio fino a quando dal 20 agosto non si hanno più avute sue notizie.
Alla sua memoria è stata decretata la medaglia d’oro al valore militare. Gli sono intitolate la piazza all’interno dei Giardini Margherita a Bologna ed una via nella frazione Croce di Casalecchio di Reno. Sono state inoltre affisse lapidi in suo ricordo a Bologna nella casa natale, presso la Corte d’Appello del Tribunale e nella chiesa di Santo Stefano.
Nel 1961, su iniziativa della figlia Adriana, anche lei impegnata nella lotta partigiana pur all’epoca giovanissima, nasce l’idea del Rifugio Bivacco intitolato a Mario Jacchia, anche grazie alla grande passione per la montagna trasmessagli dal padre. Acquistato tutto l’occorrente ed individuata la località sulla cima Aeguille de l’Aveque, del Gruppo Gran Jorasse in Val d’Aosta, tutta la famiglia nel mese di agosto si è trasferita lassù. Presi contatti con la Scuola Militare Alpina di Aosta, il comandante ha offerto piena collaborazione mettendo a disposizione gli alpini necessari per il trasporto del materiale alla quota di 3.264 metri e lasciando alcuni uomini per diversi giorni con il compito di aiutare la famiglia nell’opera di montaggio della struttura.
La suggestiva cerimonia di inaugurazione è avvenuta il 20 agosto dello stesso anno. Sull’esterno del bivacco sono stati fissati sul ghiaccio gli emblemi degli Alpini; una piccozza ed i ramponi. C’è anche un libro che raccoglie a ricordo le firme dei presenti ed una targa sulla quale è incisa la dedica “in memoria di Mario Jacchia, uomo libero, morto per la libertà“.
Si ringrazia Daniel Galliani per la raccolta delle informazioni