E’ una brutta legge quella che è passata lunedì alla Knesset, il Regulation Law che consente allo Stato di Israele di regolarizzare 4000 unità abitative considerate illegali in Cisgiordania. E’ una brutta legge per due motivi, uno perché si configura come una sanatoria fondata su un esproprio compensatorio (i terreni sui quali sorgono le 4000 abitazioni sono considerati “terra privata palestinese” e la loro confisca verrebbe risarcita ai proprietari con una compensazione pari al 125% del suo valore relativo al periodo in cui è stata detenuta da altri), e due perché il suo respiro è assai corto. Con ogni probabilità verrà bocciata dall’Alta Corte israeliana per palese incostituzionalità.
Nata su iniziativa di Casa Ebraica, il partito guidato da Naftali Bennett, per bloccare l’evacuazione dell’insediamento di Amona, in seguito evacuato, la legge ha un solo punto a suo favore, quello di mettere sul tavolo in modo perentorio la questione degli insediamenti israeliani nell’Area C della West Bank con i 450,000 settlers che li popolano. Per Naftali Bennett lo status giuridico di questi cittadini che non possono godere dei vantaggi dell’amministrazione civile dello Stato ebraico vanno sanati una volta per tutte. Il merito della legge è dunque squisitamente ideologico, quello di sottolineare come i 450,000 settlers siano a tutti gli effetti cittadini israeliani alla pari di coloro i quali vivono all’interno dei confini dello Stato di Israele.
Si tratta dunque di una legge il cui significato politico è quello di proporsi come caparra per una eventuale annessione della Area C, e solo in tale senso è effettivamente funzionale. Isolata da questa prospettiva non si vede come possa essere considerata valida una legge che estende la sovranità di Israele su una porzione di territorio considerato internazionalmente “occupato” e da Israele “disputato” senza che di fatto questo territorio venga annesso da Israele.
Il Regulation Law, approvato dalla Knesset sarà uno degli argomenti che verranno affrontati tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu nel loro primo incontro ufficiale che avrà luogo il 15 febbraio a Washington.