In The Secret Apparatus: The Muslim Brotherhood’s Industry of Death (New York: Bombardier Books, 2022), Cynthia Farahat sostiene che i Fratelli Musulmani (FM), un’organizzazione fondata quasi un secolo fa, rappresenta una minaccia di gran lunga maggiore di quella normalmente percepita, essendo nientemeno che “l’incubatore mondiale del terrorismo islamico moderno” e “il culto militante più pericoloso al mondo”. L’autrice ripercorre la storia dei principali gruppi egiziani come al-Takfir wa’l-Hijra, al-Jamaʻa al-Islamiya e il Jihad Islamico egiziano fino ai Fratelli Musulmani, e di quelli non egiziani come Ansar al-Shari’a in Libia, Jamaʻat al- Tawhid wa’l-Jihad in Giordania, Talaiʻ al-Fateh presenti in diversi Paesi, Hamas, i talebani, al-Qaeda e l’ISIS. Con una tale serie di organizzazioni, la Farahat afferma che i FM rappresentano “una minaccia esistenziale” per gli Stati Uniti. Insomma, l’autrice vuole che coloro che non sono allarmati da questa organizzazione, lo siano immediatamente.
Cynthia Farahat è un’egiziana immigrata dieci anni fa negli Stati Uniti, dove ha scritto sul jihad per delle pubblicazioni americane, tiene una rubrica per un quotidiano egiziano, ha testimoniato davanti al Congresso ed è stata consulente per le forze dell’ordine statunitensi su islamismo e jihad. In precedenza, in Egitto, ha co-fondato il Partito liberale egiziano, il cui programma appoggiava il capitalismo, la separazione fra Stato e moschea e la pace con Israele. Ha studiato giurisprudenza e storia islamica ed è coautrice di un libro (in arabo) intitolato Desacration of a Heavenly Religion, pubblicato nel 2008. Per l’impegno dimostrato, l’Università di al-Azhar ha vietato quel libro e lei stessa è stata bandita dal Libano, finendo anche nella lista nera di un gruppo affiliato ad al-Qaeda.
Il presente libro The Secret Apparatus, l’apparato segreto, contiene una serie di nomi, date, avvenimenti e di altri fatti circostanziati, tutti necessari per corroborare la tesi dell’autrice. Di conseguenza, non è un libro da sfogliare, ma da studiare e da rileggere. Gran parte delle informazioni sono di prima mano, la Farahat ha approfittato degli archivi aperti dopo la rivoluzione del 2013 in Egitto o ha fatto affidamento su nuove fonti, come la prodigiosa memoria di Tharwat al-Kherbawy. Per aiutare il lettore ad accostarsi alle pagine che seguono e ad apprezzarle, propongo, pertanto, di tratteggiarne le linee principali in questa prefazione, aggiungendo alcune mie riflessioni.
Il libro consta di cinque parti principali: le influenze contestuali, il fondatore dei Fratelli Musulmani, i raggiri, l’impatto e la politica degli Stati Uniti.
Le influenze contestuali
La Farahat sostiene che i Fratelli Musulmani, fondati il 22 marzo 1928, crearono l’islamismo moderno e che il loro apparato segreto è “la prima organizzazione terroristica islamica della storia moderna”. L’autrice fa risalire le origini dei FM a due fonti principali:
1) L’Iran e il ramo sciita dell’Islam: gli Assassini medievali esercitarono “la più grande influenza sulla formazione dei Fratelli Musulmani”, qualcosa che fu reso possibile dal taqrib, il tentativo di ridurre le differenze teologiche fra l’Islam sciita e quello sunnita, con l’obiettivo finale di ricreare il Califfato e condurre congiuntamente il jihad contro i loro nemici comuni. L’iraniano Jamal ad-Din al-Afghani, fondatore del progetto del jihad moderno, potrebbe essere stato “la figura più importante della rinascita dell’islamismo” perché ha coniugato le società segrete occidentali e il proselitismo clandestino islamico. Il fondatore dei Fratelli Musulmani, Hassan al-Banna ha attinto fortemente da questa eredità per creare “un equivalente del XX secolo dell’ordine degli Assassini”.
La Farahat riporta la sorprendente notizia di una visita che l’Ayatollah Khomeini fece ad al-Banna, al Cairo, nel 1938. L’autrice ipotizza che “al-Banna ha influenzato Khomeini, un’influenza che divenne manifesta anni dopo”. A metà degli anni Sessanta, Ali Khamenei approfittò del tempo trascorso in una prigione iraniana per tradurre in persiano due dei libri chiave dei Fratelli Musulmani, scritti da Sayyid Qutb. Durante la Rivoluzione iraniana del 1978-1979, un ramo del movimento egiziano fu istituito formalmente in Iran. Inoltre, all’epoca, Khomeini avrebbe suggerito la formulazione dello slogan chiave dei FM: “l’Islam è la soluzione”. Al tempo della guerra fra Iran e Iraq, i Fratelli Musulmani utilizzarono la loro influenza per aiutare Teheran, in cambio, quest’ultima finanziò generosamente Hamas. Quando Khamenei divenne la Guida Suprema dell’Iran nel 1989, incluse quei due libri di Qutb nel programma delle scuole del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, in cambio, i leader dei FM inclusero Khomeini fra i suoi insegnanti più importanti insieme ad al-Banna, a Qutb e ad Abul A’la Maududi. Le due parti hanno stretto nuove legami in seguito al rovesciamento di Hosni Mubarak nel 2011, quando i Fratelli Musulmani sostennero con fervore il programma nucleare iraniano.
Questo susseguirsi di eventi ha indotto la Farahat ad arguire che “la cooperazione tra i Fratelli Musulmani e l’Iran è una delle relazioni più pericolose e complesse nel mondo della politica internazionale, del jihadismo e del terrorismo transnazionale”.
(2) Le idee e le istituzioni occidentali moderne. Queste numerose ed eclettiche influenze includevano i massoni (in particolare, l’idea di un’organizzazione clandestina) e una serie di dittatori del XX secolo: il Kaiser, “Hajji” Guglielmo II e la sua propaganda della Prima guerra mondiale (soprattutto l’opera sovversiva di Max von Oppenheim), i nazisti (in particolare, la brutalità della Sturmabteilung o S.A.) e i sovietici (soprattutto le idee di Lenin, il duplice modello del Comintern costituito dal partito ufficiale e dall’apparato segreto e l’NKVD di Stalin). In effetti, “al-Banna modellò la sua organizzazione sugli apparati governativi di Stalin, una struttura ancora utilizzata ai nostri giorni dai Fratelli Musulmani”. Questo modello è di una brutalità che va oltre ogni immaginazione.
Hassan al-Banna
A queste influenze si aggiunge il carattere del fondatore dei Fratelli Musulmani, Hassan al-Banna, che continua a essere dominante anche dopo la sua morte: la sua “visione paranoica, ossessiva e criminale sopravvive attraverso l’entità camaleontica che ha creato”. Ad esempio, lo statuto dell’organizzazione esigeva che i membri “dessero priorità all’interesse del gruppo rispetto all’interesse dell’individuo” e il gruppo considerava i figli dei membri al servizio delle sue ambizioni. In sostanza, ogni membro deve obbedienza totale al leader, noto come Guida Generale. I funzionari inferiori del movimento, i cosiddetti emiri, intervengono in ogni aspetto della vita di un membro, fra cui i matrimoni, le malattie e le avversità, con l’obiettivo di esercitare pressioni sui membri, ricattarli o corromperli. Ad esempio, gli operativi dei FM devono sposarsi in seno all’organizzazione e con una persona appartenente a una famiglia con uno status simile al loro.
Al di là di tali questioni interne, al-Banna ha sottolineato in particolare due temi: il Califfato e la morte. “La ragion d’essere dei Fratelli Musulmani è stabilire un califfato islamico” che applichi la legge islamica, la Shari’a. e questo perché per tale organizzazione, come per molti altri islamisti, “la risposta a ogni questione, dai problemi con i suoceri, a quelli di salute, alle preoccupazioni di ordine pubblico, è il ritorno del Califfato”. A tal fine, i FM utilizzano tutti i metodi, leciti o criminali.
La celebre definizione di al-Banna dei principi dei Fratelli Musulmani fa allusione alla sua particolare preoccupazione della morte: “Dio è il nostro obiettivo, il Profeta è il nostro modello, il Corano è la nostra legge, il jihad è la nostra via e il martirio è la nostra aspirazione”. La menzione di una “Industria della Morte” (sinaʻat al-mawt ) nel titolo di questo libro si riferisce a un articolo memorabilmente perverso di al-Banna in cui quest’ultimo parla della gloria di morire per l’Islam:
La morte è un’arte, a volte un’arte meravigliosa nonostante la sua asprezza, potrebbe anche essere la più bella delle arti se è creata dalle mani di un abile artista. Il Corano l’ha presentata onorabilmente ai suoi credenti e li ha costretti ad amarla più di quanto altri amino la vita. (…) I musulmani non saranno salvati dalla loro realtà a meno che non adottino la filosofia coranica della morte e non la abbraccino come un’arte, un’arte davvero meravigliosa.
Al-Banna ha esaltato la morte su tutto il resto. Egli “credeva che amare la vita fosse un peccato mortale che impediva ai musulmani di entrare in Paradiso. Riteneva che i musulmani potessero andare in Paradiso solo se ‘versavano il loro sangue come imposta per amare la vita’”. Il suo principale discepolo, Qutb, ha in seguito “perseguito il principio dottrinale di al-Banna, secondo cui tutti i musulmani che non sono membri di gruppi jihadisti sono infedeli e meritano di essere uccisi”. E c’è di peggio:
Sebbene sia ampiamente risaputo che i Fratelli Musulmani credono nello sterminio di tutti i non musulmani, non tutti sanno che essi considerano anche tutte le nazioni islamiche case di guerra e la stragrande maggioranza dei musulmani come infedeli, i quali, a loro dire, dovrebbero essere uccisi.
In breve, la Fratellanza è una macchina di morte perfezionata.
Combinate insieme, le influenze esercitate dagli Assassini, da Stalin e da al-Banna hanno creato un’organizzazione il cui obiettivo si sintetizza nell’affermazione di al-Banna che “le leggi e gli insegnamenti dell’Islam sono un sistema totale a sé stante che agisce come arbitro supremo della vita in questo mondo e nell’aldilà”.
Tre raggiri
Per spiegare il successo dei Fratelli Musulmani, la Farahat propone tre idee chiave sui metodi dell’organizzazione, tutte basate sull’inganno.
La prima idea riguarda un inganno basato su una dualità, vale a dire, l’esistenza di un volto pubblico alquanto benevolo, l’Apparato Generale, e una milizia segreta diabolica, l’Apparato Segreto. Dal 1951, l’organizzazione adopera un linguaggio ambiguo nei due apparati, con uno che declama in modo opportunista valori democratici liberali e l’altro che esprime una “retorica estremista e a favore del terrorismo”. Al contempo, è chiaro che il capo dell’Apparato Segreto, noto come Guida Segreta, è il leader supremo della Fratellanza dal 1971. Da cinquant’anni, la Guida Generale si limita ad “agire come una figura che si occupa delle relazioni pubbliche”. Fra queste funzioni di relazioni pubbliche c’era quella di perpetuare in modo persuasivo “il mito che l’Apparato Segreto non è più operativo” quando in realtà lo è. Entrambe le divisioni, quella pubblica e quella clandestina, operano secondo il principio del jihad permanente di al-Banna, consentendo così ogni tipo di impresa criminale e illegale.
Parte di questo raggiro include la finzione di aver abbandonato l’uso della forza a favore di una politica legittima: “ogni volta che i Fratelli Musulmani hanno rinunciato pubblicamente alla violenza, si sono impegnati in attività jihadiste clandestine sotto una bandiera differente”. In effetti, i FM non possono rinunciare in nessun caso all’uso della forza: “Se i Fratelli Musulmani rinunciassero al jihad violento, significherebbe che i leader smantellano l’organizzazione, perché la Fratellanza perderebbe la sua legittimità e la sua unica ragione d’essere”.
Il secondo raggiro riguarda la pratica dei Fratelli Musulmani di ordinare formalmente ai membri di troncare i legami con l’organizzazione e di creare ramificazioni apparentemente non correlate. Gli Ufficiali Liberi “perpetrarono il colpo di Stato del 1952” che pose fine alla monarchia in Egitto. Le varie organizzazioni salafite egiziane fanno sembrare moderati i FM. Hamas ha pervaso di violenza il conflitto israelo-palestinese con un tale successo che è diventato un “modello” per altri membri affiliati della Fratellanza. Una volta Anwar al-Sadat disse che al-Jamaʻa al-Islamiya e i Fratelli Musulmani “sono la stessa cosa”. Rif’at Qumsan, un generale egiziano, include più gruppi, quando afferma che
Non dovremmo lasciarci ingannare da nomi come Daesh [ISIS], Nusrat al-Haq, Nusrat al-Islam, Hamas etc. Queste organizzazioni sono tutte una cosa sola. Possiamo dire che la Fratellanza è la cornice di tutte queste organizzazioni, sia di quelle cosiddette pacifiche, come Jamʻat al-Tabligh wa’l-Daʻwa, sia di quelle più violente, come al-Qaeda, Tanzim al-Jihad e Daesh.
Questo tipo di “franchising del modello terrorista della Fratellanza” rende i FM una minaccia molto più grande di quella che sarebbe se essi agissero come un’organizzazione solitaria, soprattutto perché ogni ramo utilizza il proprio Apparato Segreto.
Il terzo raggiro riguarda l’infiltrazione. L’unità dell’Apparato Segreto che si occupa di intelligence sistematicamente “si infiltra e sovverte internamente partiti politici, forze armate, agenzie di intelligence, media, sistemi d’istruzione, organizzazioni governative e non governative e altri gruppi influenti”. Il governo egiziano è stato l’obiettivo principale di questa campagna; altre istituzioni includono organizzazioni di beneficenza, il Partito Comunista egiziano e l’Università di al-Azhar.
In effetti, l’Università di al-Azhar ha un ruolo singolare nella diffusione del messaggio dei Fratelli Musulmani a cominciare dalla “legittimità teologica di infliggere dolore agli infedeli”: ad esempio, al “musulmano è consentito uccidere un apostata e mangiarlo [così come] uccidere un guerriero [infedele], anche se è un bambino o una donna. Gli è consentito ucciderli perché non godono di alcuna protezione”. Se viene loro impartita una simile istruzione non sorprende apprendere che i jihadisti a volte “dissimulano i loro programmi sul terrorismo sotto forma di master e di tesi di dottorato” ad al-Azhar. Di conseguenza, “alcuni dei jihadisti più brutali del mondo hanno ricevuto la loro formazione religiosa ufficiale” in una delle tante moschee, scuole, centri di apprendimento e università affiliate ad al-Azhar in tutto il mondo. Burhanuddin Rabbani, che ha avuto un ruolo importante nella diffusione dell’islamismo in Afghanistan, ne offre un esempio.
La Farahat esamina in dettaglio il caso di Omar Abdel-Rahman, noto come lo Sceicco cieco. Ricordato in Occidente per aver trascorso decenni in prigione in seguito alla sua istigazione al jihad contro i monumenti di New York City, secondo la Farahat, Abdel-Rahman ha avuto un ruolo molto più ampio, al punto che l’autrice lo ha definito “il teologo più influente degli ultimi cinquant’anni per i gruppi militanti sunniti” e “il padrino del jihad islamico”. In particolare, è stato “il fondatore ideologico” di al-Jamaʻa al-Islamiya e di al-Qaeda, entrambe menzionate nella sua tesi di dottorato. La Farahat afferma inoltre che Abdel-Rahman ha ricevuto un “sostegno istituzionale diretto e una legittimazione teologica” dall’Università di al-Azhar per queste attività e che lui “non avrebbe potuto creare questa massiccia ondata di terrorismo transnazionale senza al-Azhar”. Infine, l’autrice ipotizza che al-Azhar fosse “direttamente coinvolta” nella fondazione di al-Qaeda.
L’infiltrazione ha generato grandi dividendi. “Decenni di infiltrazione hanno consentito ai membri attivi dei Fratelli Musulmani di controllare il Qatar, la Turchia, il Sudan e l’Egitto di allora. Fra le nazioni occidentali profondamente colpite dalle tattiche destabilizzanti della Fratellanza ci sono gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Germania”. In breve, finanziata dai contribuenti egiziani, al-Azhar “militarizza i suoi studenti e li trasforma in jihadisti”. La Farahat conclude che non soltanto gli infedeli devono temere gli insegnamenti di al-Azhar, ma che “anche tutti i musulmani sono in pericolo” a causa di tali insegnamenti.
L’impatto
Tra i notevoli atti di violenza jihadista perpetrati dai Fratelli Musulmani spiccano l’assassinio del primo ministro egiziano Ahmad Maher Pasha nel 1945, dell’ex primo ministro Mahmoud Fahmi al-Nuqrashi nel 1948 e del presidente Sadat nel 1981. Inoltre, la Fratellanza tentò senza successo di uccidere Gamal Abdel Nasser nel 1954 e alcuni suoi membri parteciparono attivamente all’incendio di gran parte del centro del Cairo nel 1952.
Ma la Farahat sostiene che l’Operazione del Jihad civilizzazionale della Fratellanza, che ricorre a mezzi leciti per estendere la propria influenza, è persino “più dannosa” della violenza. L’Egitto, patria dei Fratelli Musulmani, è il modello per il Jihad civilizzazionale. Dalla fine degli anni Cinquanta, la Fratellanza “esercita un controllo quasi totale dell’Università di al-Azhar”, questa istituzione con sede al Cairo che gode di prestigio mondiale fra i musulmani sunniti. All’interno dello stesso Egitto, il personale di al-Azhar controllava efficacemente il ramo legislativo del governo in virtù della sua capacità di redigere o esaminare le leggi prima di essere portate in Parlamento.
Il primo e il secondo presidente dell’Egitto, Mohamed Naguib e Gamal Abdel Nasser, erano membri segreti dei FM (Nasser si era unito a loro nel 1942). Nasser potrebbe essere stato “un dilettante totalitario che ha adottato ideologie di estrema Sinistra”, ma ha rilasciato dalla prigione tutti i jihadisti della Fratellanza e ha impiegato i nazisti tedeschi per “smantellare il sistema educativo egiziano e sovvertire ideologicamente il Paese”. Nel 1954, Nasser visitò la tomba di al-Banna insieme al suo successore Sadat. È là che entrambi giurarono fedeltà al fondatore dei Fratelli Musulmani. Nasser giurò: “Poiché Dio è mio testimone, sosterrò i valori [di al-Banna] e condurrò una jihad per loro conto”.
Sadat fu a lungo membro dei FM, così come il suo successore Mubarak (che si unì a loro nel 1944). La Farahat descrive quest’ultimo come qualcuno “armato dell’audacia di una profonda ignoranza, del rigore dei contadini e di una brama di potere”. Sotto Mubarak, l’infiltrazione dell’esercito da parte della Fratellanza era tale che Abbas Mukheimar, il generale da lui nominato per supervisionare l’epurazione degli ufficiali membri della Fratellanza o di altre affiliazioni islamiste, era lui stesso un membro dei FM. Inoltre, durante il governo di Mubarak, “il reclutamento terrorista dei Fratelli Musulmani fu patrocinato dallo Stato e trasmesso 24 ore su 24 sul satellite per le comunicazioni dell’Unione radiotelevisiva del governo egiziano, Nilesat”.
Muhammad Hussein Tantawi, che fu autore di un colpo di Stato nel 2011 per conto della Fratellanza, probabilmente era un membro e il consiglio militare da lui guidato era apertamente islamista, al punto di finanziare i FM e i suoi partiti politici salafiti affiliati. Naturalmente, Mohamed Morsi, il quale governò l’Egitto nel 2012-2013, era pubblicamente un membro e, infatti, era stato apertamente scelto dalla Fratellanza per candidarsi alla presidenza. Morsi in seguito conferì l’incarico chiave di ministro della Difesa ad Abdel Fattah al-Sisi, facendo affidamento sul fatto che al-Sisi proveniva dall’élite dei FM, essendo un discendente del co-fondatore dell’organizzazione Abbas al-Sisi.
Sotto Morsi, le cose sono radicalmente cambiate, con i Fratelli Musulmani che sono diventati “apertamente jihadisti. Il gruppo ha installato tende o campi di tortura in tutto l’Egitto, dove sono stati rapiti, torturati e uccisi manifestanti e talvolta civili scelti a caso”. Peggio ancora, l’organizzazione aveva elaborato piani per lo sterminio di massa di egiziani, di cristiani e di musulmani, in linea con la dottrina escatologica di al-Banna di annientare la popolazione musulmana come sacrificio di sangue, quella che lui chiamava un’imposta del sangue (daribat ad-damm).
Ma così facendo, i Fratelli Musulmani si sono spinti troppo oltre: “Torture e omicidi diffusi e indiscriminati perpetrati dalla Fratellanza hanno provocato un’ampia opposizione” dando luogo il 30 giugno 2013 al più grande raduno politico di tutta la storia, cui fece immediatamente seguito una rivoluzione guidata da al-Sisi, il quale salì al potere cavalcando un’enorme ondata di popolarità. Poi, contro quasi tutte le aspettative, al-Sisi si rivoltò contro i FM e divenne il primo presidente anti-Fratellanza dell’Egitto. Quando i Fratelli Musulmani si rifiutarono di accettare questa realtà, generando un’ondata di violenza contro il nuovo regime, nel dicembre 2013, al-Sisi reagì a questo stato di cose, designando la Fratellanza come organizzazione terroristica.
Nel complesso, “dal 1952 al 2012, ciascuna delle transizioni di potere dell’Egitto è il risultato di un colpo di Stato da parte di ufficiali [militari] appartenenti ai Fratelli Musulmani”. Inoltre, per gran parte di quest’epoca, la Fratellanza “era il potere dietro il processo decisionale” e, in effetti, essa “dominava il Paese”. In quegli anni, l’influenza dei FM in Egitto significava che la maggior parte delle istituzioni governative non erano che “strutture decorative [destinate] a dare al Paese un aspetto superficialmente moderno”, anche se di fatto erano i Fratelli Musulmani a governare. Inoltre, l’organizzazione ha solo finto di combattere il governo durante quel periodo di sessant’anni, mentre in realtà fungeva da “falsa opposizione appoggiata dal governo”, che è arrivato al punto di sovvenzionarla tramite le sue imprese commerciali.
I Fratelli Musulmani esercitano anche un ampio potere al di fuori dell’Egitto. Amin al-Husseini, il mufti di Gerusalemme, aiutò l’organizzazione a stabilirsi nella Palestina mandataria e in Transgiordania. In Afghanistan, i FM hanno “svolto un ruolo fondamentale” nella guerra russo-afghana” aiutando i jihadisti del Medio Oriente a raggiungere l’Afghanistan. Nel 1985, nel bel mezzo di quella guerra, tre leader dei FM (Abdullah Azzam, Osama bin Laden, Ayman al-Zawahiri) fondarono un’organizzazione che in seguito si trasformò in al-Qaeda. Altre figure della Fratellanza ebbero un ruolo chiave nella fondazione dei talebani. In Sudan, Omar al-Bashir prese il potere nel 1989, divenendo così “il primo membro dei Fratelli Musulmani a governare pubblicamente e ufficialmente un Paese”. In Tunisia, un colpo di Stato orchestrato nel 2011 dall’organizzazione destituì il presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali, dando inizio alla Primavera araba. Più sorprendentemente, la Farahat trova numerosi indicatori che fanno pensare che l’uomo forte turco, Recep Tayyip Erdoğan è al contempo il generale e la guida segreta dei Fratelli Musulmani così come il capo del suo apparato internazionale. Sotto la sua leadership, “la Turchia è diventata il centro di comando e di controllo del terrorismo islamico”, mentre Istanbul è diventata “un rifugio per il reclutamento di terroristi, per il traffico di jihadisti dentro e fuori la Turchia e per la preparazione di attacchi terroristici internazionali”.
Con l’aumento dell’immigrazione musulmana in Occidente, si sono intensificate altresì le attività dei FM, che si fondano come d’abitudine sulla doppia struttura di un’organizzazione aperta dall’apparenza benevola, che gestisce scuole, moschee e altre istituzioni, e di una segreta che istituisce, finanzia, e utilizza parzialmente o in toto gruppi jihadisti violenti. Lo Sceicco cieco, Omar Abdel-Rahman, è forse l’esemplare più famoso dei Fratelli Musulmani di quest’ultimo tipo.
La politica statunitense
Per ciò che concerne la politica americana, la Farahat è costernata dal fatto che i raggiri dei Fratelli Musulmani abbiano avuto successo: “la terminologia celata è stata un fattore che ha contribuito all’infiltrazione del governo degli Stati Uniti e ha portato a politiche di sostegno ai Fratelli Musulmani”. Per aiutare a risolvere questo problema, l’autrice offre una guida all’uso del linguaggio della Fratellanza. Verità significa “applicazione della Shari’a”; libertà “assenza di trasgressioni della Shari’a”; tirannia “opposizione alla Shari’a”; giustizia “la Shari’a governa ogni aspetto della vita”; pace “accettazione del dominio musulmano”; rinascita islamica “sottomissione ad Allah di tutte le persone della Terra”. La Farahat afferma che questa terminologia islamista in codice, che va di pari passo con l’infiltrazione, “ha consentito al gruppo jihadista più violento al mondo di prendere il potere in America”.
Inoltre, l’autrice rileva che Washington ha abbandonato il suo vecchio approccio alla pace attraverso la forza di una “strategia di tipo tedesco-ottomana del XIX secolo consistente nell’impiegare mercenari jihadisti per attuare delle politiche fallimentari”. Ciò ha avuto conseguenze devastanti: una sconsiderata politica occidentale nei confronti dei Fratelli Musulmani
ha contribuito a causare centinaia di migliaia di morti e allo sfollamento di 2,7 milioni di persone da parte del regime dei Fratelli Musulmani, nel solo Sudan. Inoltre, le rivolte e le proteste scoppiate in tutto il Medio Oriente nel 2011 sono state il risultato diretto di una politica americana indulgente nei confronti dei Fratelli Musulmani.
La Farahat afferma che soltanto negli ultimi dieci anni le politiche americane errate “hanno provocato la perdita di centinaia di migliaia di vite umane e lo sfollamento di milioni di persone in Medio Oriente”.
L’autrice sostiene che per poter mantenere la sua “sicurezza e la libertà di prosperare a livello internazionale” Washington “deve criminalizzare i Fratelli Musulmani” designandola come organizzazione terroristica. Ciò permetterà non solo di chiarire l’identità del nemico, ma anche di contribuire a fare una distinzione fondamentale fra musulmani e islamisti: i Fratelli Musulmani “hanno profanato la loro stessa religione trasformando in un’arma la terminologia teologica e contaminandola con definizioni violente e terroristiche che sono estranee alla stragrande maggioranza dei musulmani”. The Secret Apparatus termina con queste parole che fanno riflettere: “O sei con la stragrande maggioranza dei musulmani e con ogni individuo pacifico sulla Terra, o sei con i Fratelli Musulmani”.
Oltre due decenni di ricerche sui Fratelli Musulmani hanno portato Cynthia Farahat a vagliare con raccapriccio le loro azioni affermando che l’organizzazione è “una delle imprese criminali più complesse del mondo”. Il libro che ha scritto sostiene in modo convincente che la Fratellanza non venga vista come una delle tante organizzazioni islamiste in competizione, ma come un precursore storico e come fonte di sofferenze indicibili.
https://www.danielpipes.org/21165/a-century-of-the-muslim-brotherhood
Traduzione di Angelita La Spada