Martedì della settimana scorsa la polizia israeliana fa una incursione nella Moschea di Al Aqsa, sul Monte del Tempio/Spianata delle Moschee, dopo che un gruppo di giovani arabi mascherati e muniti di fuochi di artificio, mazze e pietre si è barricato al suo interno rifiutandosi di uscire pacificamente. Il timore delle forze dell’ordine è che essi abbiano intenzione di assalire gli ebrei che visiteranno il luogo in occasione della vigilia della Pasqua ebraica.
Si tratta di un copione consolidato che si ripete con minime varianti da anni. Arabi facinorosi barricati all’interno della moschea, la polizia che interviene, gli scontri, l’escalation. Si accende la miccia e si aspetta che l’ordigno innescato esploda. Quest’anno la variante è stata costituita dal lancio di 34 razzi dal Libano. Non sembrano esserci dubbi che si tratti di una azione di una cellula di Hamas presente nel paese e che essa abbia agito con il concorso necessario di Hezbollah.
Due anni fa ci fu una guerriglia durata undici giorni tra Israele e Hamas che portò a episodi di violenza urbana in alcune città israeliane, poi tutto si acquietò.
Come contorno, nella giornata di ieru si sono intensificati gli atti di terrorismo, con l’uccisione in Cisgiordania di due sorelle e il grave ferimento della loro madre a cui a poi fatto seguito un attacco terroristico sul lungomare di Tel Aviv, dove ha perso la vita un giovane avvocato romano in vacanza e sono rimaste ferite altre sei persone, dopo che un terrorista arabo-israeliano residente a Kafr Qassem, si è lanciato alla guida della sua macchina sui pedoni. L’azione è stata poi rivendicata dalla Jihad islamica, la cellula del terrore finanziata dall’Iran che a Gaza concorre con Hamas per imporre il proprio sigillo sulla “lotta contro l’occupante”.
A tutto ciò si aggiunge la protesta contro il governo e l’annunciata riforma della giustizia che oggi avrà luogo a Tel Aviv, in continuità con le proteste che si sono succedute nelle ultime dodici settimane.
E’ da segnalare la dichiarazione di quel gruppo di riservisti, tra cui piloti e ufficiali delle forze speciali, i quali continueranno a protestare contro la “dittatura come se non ci fosse una guerra contro il terrore e ottempereremo al nostro impegno di riservisti sostenendo l’IDF e le forze di sicurezza come se non ci fosse una guerra contro la dittatura”.
Due guerre parallele. Una contro il terrorismo islamico e l’altra contro la dittatura che da quando si è insediato il governo Netanyahu si sarebbe instaurata nel paese. In questo modo lo Stato è protetto sui due fronti.