Riceviamo da Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sinoistico Piemontese e volentieri pubblichiamo.
Gent. Direttore,
Faccio seguito alla mia lettera precedente da voi gentilmente pubblicata, sperando di non abusare della sua disponibilità. E’ diventato impellente farlo a seguito del vostro editoriale, La necessità della chiarezza: Gariwo e il caso Arrigoni, apparso ieri su L’Informale.
A conclusione dell’editoriale è scritto:
“Ed è ulteriormente grave che l’UCEI, a cui Gariwo è associata, non abbia sentito il bisogno, attraverso la sua presidente, Noemi Di Segni, di prendere ufficialmente una posizione su questi episodi. In entrambi i casi sarebbe necessario dichiarare senza esitazione “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” in modo da dissipare ogni ambiguità o ipotizzabile connivenza”.
In realtà, la Presidente Di Segni, a seguito di una email inviatole da un signore che chiedeva lumi sulla decisione presa a Trevi di nominare Vittorio Arrigoni Giusto, aveva già risposto nel 2019. Queste sono le parole della Presidente UCEI:
“Non ho conosciuto Arrigoni che era una persona con le sue opinioni e che non è più tra i vivi e nonostante le sue opinioni su Israele non mi pongo da Giudice altrui, avendo magari svolto altre attività meritevoli sulle quali si è incentrata l’attenzione di chi ha proposto la sua nomina.
Spero questo chiarimento sia riportato a tutti i soggetti con i quali ha condiviso la Sua critica e perplessità”.
Per la presidente UCEI colui il quale considerava gli israeliani “macellai” e il sionismo “un movimento abominevole”, che auspicava che Israele venisse “rimpiazzato” con “uno Stato democratico”, in quanto, a suo giudizio, fondato sulla discriminazione e sul razzismo, aveva le “sue opinioni”. Opinioni condivise da tutti coloro i quali diffamano Israele dalla sua nascita, riversando su di esso odio e menzogne a non finire.
Sono numerose le persone “non più tra i vivi” che avevano le loro opinioni, e molti erano sicuramente antisemiti e tra di loro c’erano anche coloro le cui opinioni sono state agite concretamente contro lo Stato ebraico.
Quali fossero le attività “meritevoli” svolte da Arrigoni a Gaza, dove, nel 2011, è stato ucciso da un gruppo di estremisti salafiti, Noemi Di Segni non se lo è chiesto, anche se avrebbe dovuto sapere che Arrigoni, dopo la sua barbara uccisione, è diventato un’icona del propalestinismo, un simbolo della “resistenza” all’ “entità sionista”. Ma forse tutto ciò è di scarso rilievo per chi non vuole erigersi a giudice altrui.