Stefano Parisi, candidato sindaco a Milano per il centro-destra, dovrà vedersela al ballottaggio con Giuseppe Sala. Saranno quindici giorni di campagna elettorale serratissima, nonostante questo non si sottrae a interviste su temi delicati come il Medio Oriente e l’antisionismo-antisemitismo in Italia e in Europa.
Parisi non ha dubbi: il pensiero antisemita si manifesta oggi in attacchi contro Israele, un Paese che invece rappresenta la speranza di libertà per tutto il mondo.
Lo ringraziamo per la disponibilità a concedere questa intervista in esclusiva per L’Informale, in un momento particolare.
Stefano Parisi, come valuta l’attuale atteggiamento dell’UE nei confronti di Israele?
Quando vedo iniziative come quella della UE sui prodotti israeliani, iniziative di vero e proprio boicottaggio, mi preoccupo. Invece sono gli scambi tra popoli a creare la pace.
Ritiene che ci sia, in Europa e in Italia, un ritorno dell’antisemitismo mascherato da antisionismo?
Credo che si tratti di un pericolo reale. In passato gli attacchi si concentravano sugli ebrei in quanto individui, oggi invece il pensiero antisemita si manifesta principalmente negli attacchi contro lo Stato di Israele.
Lei è candidato sindaco a Milano, dove pochi mesi fa è stato accoltellato Nathan Graf. Un’aggressione di matrice antisemita. Teme che possa ripetersi?
A Milano c’è purtroppo una grande percezione di insicurezza. Certamente si è trattato di un’aggressione antisemita, ma spero e confido che si sia trattato di un episodio isolato.
Parlando di Israele e di ebrei, non si può non fare un collegamento con l’Islam. Com’è la situazione moschee a Milano? E cosa farà Lei da sindaco, se dovesse essere eletto?
Noi siamo fieri e felici di essere nati in questa parte di mondo, anche perché garantisce la libertà religiosa, la libertà di culto a tutti. E’ importante che quella libertà sia garantita a tutti, anche ai cittadini di fede islamica.
Ma proprio perché la loro libertà non è diversa dalla nostra, è necessario che i luoghi di culto siano controllabili e non siano a rischio di infiltrazioni estremistiche o peggio terroristiche. Devono essere rispettate alcune regole: i sermoni dovrebbero essere in Italiano, per esempio. E come ho sempre detto, serve una legge nazionale, il sindaco di una città deve avere gli strumenti per valutare da dove provengono i finanziamenti dei gruppi promotori delle moschee.
Libertà e legalità devono andare assieme, altrimenti non esisterebbero né l’una né l’altra.
Tornando ad Israele: come valuta il ruolo dello Stato ebraico nel mondo?
Si ricorda che Reagan, Kennedy prima di lui, e chissà quanti altri, definivano gli Stati Uniti “una città luccicante sulla collina”, un Paese che rappresentava una speranza di libertà per tutto il mondo? Ecco, nel mondo di oggi per me quella città luccicante sulla collina è proprio Israele.