Durante una intervista a Radio Radicale, Gad Lerner ci spiega che è perfettamente legittimo per chi sventola le bandiere palestinesi al corteo del 25 aprile poterlo fare. Alla domanda della sua intervistatrice su cosa c’entrino le associazioni filopalestinesi alle commemorazioni per la Liberazione, l’indimenticabile ex direttore del TG1 risponde “E cosa c’entrano le associazioni filoisraeliane, filofrancesi e filoamericane e filosovietiche?”.
Forse Lerner concederà che gli americani hanno dato un piccolo contributo alla Resistenza che, raccontata attraverso l’ingrandimento iperbolico della lente del solo contributo rosso e filocomunista, sembrerebbe un epos tutto italiano. Magari qualche bandiera americana, nonostante la ben nota e chomskiana terribilità statunitense, alle manifestazioni del 25 aprile non sarebbero fuori luogo. Mentre sono completamente fuori luogo quelle palestinesi. Eh sì Lerner, comprendiamo che la testa insieme ai pensieri in essa contenuti è sempre rimasta incastrata nelle rotative del Manifesto, e che dunque il filopalestinismo e il filoislamismo siano una conseguenza inesorabile di tutto un portato ideologico ben denso e ingombrante, ma un minimo di decenza, giusto uno scampolo, si potrebbe cercare di mostrare. E invece no.
La funzione delle associazioni palestinesi che si sono inserite nelle manifestazioni del 25 aprile è unicamente quella di dare addosso alla Brigata Ebraica a motivo del fatto che essa ha come effige la stella di Davide. Tutto ciò è di una evidenza solare, ma non per Lerner. Quest’anno, in aggiunta, c’è anche il BDS, notoriamente connesso con la Resistenza. Ma tutto questo sfugge al Nostro, è irrilevante. Invece, con pelosa precisazione, egli si prodiga a contestualizzare l’apporto della Brigata Ebraica alle gloriose pagine della Resistenza vinta, come è noto, dai soli Pajetta, Pertini e compagnia. Evidentemente il contributo dato ai soldati della Brigata Ebraica (sbarcata a Taranto nel novembre 1944, non nella primavera del 1945 a “giochi fatti” come detto da Lerner) non fu essenziale alla sconfitta del nazifascismo, ma sicuramente la Brigata Ebraica c’era mentre non si dà memoria di combattenti palestinesi (sarebbero sorti compatti dopo la Guerra dei Sei Giorni). Allora si chiamavano solo arabi ed erano in altre faccende affaccendati. Erano infatti schierati con il Mufti di Gerusalemme, Amin al Husseini, volonterosa mano d’opera per Hilter in Medioriente.
Ma Lerner lamenta la “dolorosa” decisione di Ruth Dureghello di dissociare la comunità ebraica di Roma dalle manifestazioni del 25 aprile. Non avrebbe dovuto farlo, ci dice rammaricato. Tutti insieme uniti per il Lerner ecumenico, chi è erede di quanti hanno combattuto il nazifascismo con chi è invece in linea di continuità ideologica con coloro i quali in Palestina ne era alleati, chi oggi strumentalizza ignobilmente le manifestazioni per accusare Israele di nazismo e genocidio con i discendenti di chi del genocidio nazista è stato vittima.
D’altronde non c’è da stupirsi delle dichiarazioni di un attempato ideologo da salotto che annovera tra le sue scintillanti amicizie il mellifluo Tariq Ramadan, nipote di Hassan al Banna (da lui mai disconosciuto), fondatore di quei Fratelli Musulmani che vedevano nello sterminio degli ebrei in Palestina un obbiettivo imprescindibile.