Israele e Medio Oriente

Senza una meta in vista

Apprendiamo senza particolare sconcerto che a marzo, Adam Boehler, inviato da Donald Trump come negoziatore per la liberazione degli ostaggi, aveva incontrato faccia a faccia tre membri dell’ufficio politico di Hamas.

Lo sconcerto invece Boehler lo aveva suscitato in Israele dopo le sue dichiarazioni a seguito dell’incontro in cui aveva affermato che i membri di Hamas sono esseri umani come noi e che è dalla loro umanità che bisogna partire.

L’incontro faccia a faccia, mai avvenuto prima tra un funzionario del governo americano e l’organizzazione jihadista, era finalizzato alla liberazione dell’ostaggio americano Edan Alexander. Trump desiderava che venisse liberato prima del suo discorso sullo Stato dell’Unione in modo da intestarsene il merito, ma diversamente da Netanyahu, che lo scorso gennaio aveva acconsentito per la medesima ragione, alla perentoria richiesta di Steve Witkoff di fare un accordo con Hamas prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, Hamas aveva rifiutato.

Le parole di Boehler su Hamas e la loro componente umana, così chiaramente manifestata il 7 ottobre del 2023, hanno poi trovato appoggio nelle parole di Witkoff durante la sua intervista con Tucker Carlson,  nella quale ha detto che alla fine, i jihadisti non sono così radicalizzati e che con loro si può dialogare.

Come ha ricordato su queste pagine Daniel Pipes, non è certo una prerogativa dell’Amministrazione Trump quella di scegliere dei dilettanti di politica completamente inesperti di Medio Oriente, nel ruolo di inviati speciali nella regione, https://www.linformale.eu/il-qatar-abile-nemico-intervista-a-daniel-pipes/ciò non toglie che la piena legittimazione da parte americana di Hamas come interlocutore, inaugurata dall’Amministrazione Biden e proseguita da quella Trump, ha solo incrementato il suo potere contrattuale.

La guerra a Gaza prosegue da un anno e mezzo senza che se ne veda il termine, e 34 ostaggi vivi sono ancora detenuti.

Nell’incontro tra Trump e Netanyahu avvenuto l’8 aprile a Washington, su Gaza non è stata spesa alcuna parola rilevante, Trump si è limitato a dire che essa rappresenta un notevole asset edilizio, in compenso si è deciso di mandare Witkoff in Oman sabato per negoziare con l’Iran.

L’Iran dovrebbe impegnarsi a smantellare il suo programma nucleare, se non lo farà, Trump non ha escluso l’opzione militare. A questo proposito la presenza militare americana in Medio Oriente è stata incrementataa tramite l’invio di un secondo gruppo di portaerei.

In attesa di vedere quale sarà l’esito dell’incontro si può solo constatare che a Gaza Hamas controlla ancora circa il sessanta per cento del territorio, detiene gli ostaggi come assicurazione sulla sua sopravvivenza e non esiste alcun piano concreto, cioè programmaticamente attuabile, né americano né israeliano per un futuro post Hamas, sempre che un futuro di Gaza senza Hamas sia praticabile.

 

Torna Su