Niente da fare, Paolo Mieli continua imperterrito con i suoi strafalcioni. Qualcuno lo aiuti se può, lui che tra i giornalisti italiani (oltretutto l’unico con una buona formazione storica), è tra i meno avversi allo Stato ebraico.
Anche oggi, sul Corriere della Sera, nel suo editoriale Dietro le accuse a Israele, a proposito dell’accusa di genocidio da parte dal Sudafrica, scrive riferendosi alla nascita dello Stato ebraico:
“In quei giorni di «settantasei anni fa» (secondo le disposizioni Onu del novembre 1947) sarebbe dovuto nascere — assieme a quello israeliano — uno Stato palestinese. Ma i Paesi arabi circostanti aggredirono lo Stato di Ben Gurion dando origine a una guerra che durò un anno. Al termine della quale, Israele tenne per sé una porzione delle terre da cui era partito l’attacco”.
La Risoluzione 181 del 23 novembre 1947 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite propose un piano di spartizione dei territori che il Mandato per la Palestina del 1923 aveva assegnato a Israele, ovvero i territori a occidente del Giordano, dunque la cosiddetta Cisgiordania e Gaza. Una proposta che era dunque in palese conflitto legale con il dispositivo stesso del Mandato, l’unico documento vincolante per il diritto internazionale, ma questo, Paolo Mieli non lo sa, come non sa che l’ONU non ha nelle sue prerogative la facoltà di fare nascere gli Stati.
Ma ciò che scrive contiene anche un palese anacronismo. Non poteva nascere alcuno Stato “palestinese” nel 1947, per il semplice motivo che all’epoca, gli arabi presenti sul territorio erano “palestinesi” esattamente quanto lo erano gli ebrei, avendo il termine unicamente un significato toponomastico che perse a metà anni Sessanta, quando, per mere ragioni ideologiche, venne creato il “popolo palestinese”.
Al termine della guerra Israele tenne per sé ciò che gli spettava di diritto secondo il dispositivo del Mandato, ma venne espropriato, a causa dell’aggressione che subì, di ciò che secondo il dispositivo era nelle sue prerogative, ovvero la Cisgiordania e Gaza, rispettivamente occupate illegalmente da Giordania ed Egitto fino al 1967 quando, a seguito di una ennesima guerra di aggressione, Israele vinse e li recuperò.
A parziale discolpa di Mieli si deve dire che relativamente a questi errori grossolani gode di una vasta compagnia, ma questo non lo esime da continuare a reiterarli.