Sulla scorta dell’intervento del rabbino David Sciunnach, del nostro specifico e attento monitoraggio, del comunicato ufficiale della Comunità Ebraica di Milano circa l’affaire Ferrari, nonché delle molte urgenti riflessioni che sappiamo essersi avviate in seno all’UCEI, sottolineiamo quelli che, a nostro avviso, sono i punti imprescindibili per “accomodare” le cose:
- come richiesto dal rabbino Sciunnach (ma non solo), le istituzioni ebraiche, con ogni evidenza, a fronte del pezzo di Antonio Ferrari, dovrebbero esigerne l’immediato allontanamento e rimozione dal suo attuale ruolo di ambasciatore di Gariwo (che supponiamo crei, peraltro, non pochi imbarazzi e disappunto a molti altri ambasciatori, persone più che rispettabili e degne);
- il prof. Vittorio Emanuele Parsi, che figura nel Comitato Scientifico di Gariwo, ha sostenuto quanto segue in alcuni suoi pubblici post su Facebook: 1. “la decisione del Premier israeliano di fare di Israele uno Stato solo per ebrei è allucinante… Resta solo da capire se il suo modello è il Sud Africa prima di Mandela o la Serbia ai tempi di Milosevic (24.11.2014); 2. “oggi è il 60° anniversario della Nakba, la cacciata dei palestinesi dalle loro terre… Per non dimenticare che da sessantasette anni un popolo errante ha preso il posto di un altro (maggio 2015); 3. in relazione alla campagna vaccinale israeliana, “…ma non lo si può dire che Israele è come un regime razzista del Sud Africa dell’Apartheid” (9.1.2021). Ovviamente il prof. Parsi può sostenere le idee che ritiene, vere o false che siano, con toni accettabili o meno per la nostra sensibilità. Stupisce però che chi si occupa di lotta all’antisemitismo e al razzismo, come pure della memoria dei genocidi, come Gariwo si propone di fare, possa ospitare proprio nel suo C.S. personalità che sostengano posizioni del genere. Ma, ancor più, è intollerabile -e, nel caso, come lo giustificano ai loro iscritti?- che le Comunità Ebraiche Italiane possano avere una partnership siffatta. Vale quindi per il Prof. Parsi il palese problema di incompatibilità -se c’è partnership UCEI/CEM/CDEC- del dott. Ferrari, con la stessa inevitabile necessità di scelta;
- Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, si è ripetutamente schierato a favore del movimento BDS e, anch’egli, figura nel Comitato Scientifico di Gariwo. Come il sito mosaico-cem.it ha anche recentemente documentato, il movimento BDS è in partnership con l’Iran e Hamas, ossia con realtà tirannico-islamiste (a detrimento in primo luogo della popolazione iraniana) o islamico-terroristiche (con violenze inaudite alla stessa popolazione palestinese musulmana), che alimentano e diffondono verso gli ebrei sentimenti persecutori feroci ovunque nel mondo, finanziano attentati terroristici ovunque nel globo e, nei riguardi di Israele e della suo popolazione, nutrono e finanziano intenti genocidari. Stupisce, anche in questo caso, che personalità legate al BDS possano essere cooptate in seno a un’organizzazione con i propositi di Gariwo. Ma, ancora una volta, lascia allibiti che, a fronte di ciò, le Istutizioni Ebraiche Italiane non abbiano ritenuto o di imporre un veto o di dissociarsi prontamente;
- le Istituzione ebraiche italiane (UCEI, la Comunità Ebraica di Milano, il CDEC) hanno una partnership con Gariwo. Sconcerta che, per tutto questo tempo, i loro delegati non si siano accorti di questi “cortocircuiti” o li abbiano sottostimati, né abbiano fatto avviare tempestivamente un sereno e costruttivo dibattito, né abbiano preso le distanze, né -eventualmente- siano riusciti a farsi valere fattivamente. In ragione di tutto ciò, occorrerebbero urgenti sostituzioni per avviare un nuovo e migliore corso, a fronte di manifesta incapacità.
Quelli appena esposti sono i primi, minimi e necessari passi da compiere per evitare una frattura insanabile; per scongiurare -cosa ben più grave- un uso ambiguo e insidioso della Memoria (e non solo di quella ebraica); per evitare il caos più totale a qualsiasi persona in buona coscienza che voglia fare memoria, senza essere a sua insaputa strumentalizzata da movimenti o ammiccamenti poco chiari e sdrucciolevoli; per, infine, garantire dignità agli ebrei italiani (e non solo) -in Italia, nel mondo e, in ampia misura, in Israele-, discendenti dei perseguitati dal nazi-fascismo e oggi potenziali vittime del terrorismo islamista.